Maria Elena Boschi, la riforma delle Popolari e le sue azioni della Banca dell'Etruria

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-26

Tutta la storia dell’indagine per insider trading e le evidenze sull’andamento del titolo. Che dicono: nessuna anomalia per l’istituto. Ma la Consob si è mossa per altro. Ovvero per la vendita arrivata da Londra

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Dopo la riforma delle banche popolari voluta con decreto d’urgenza dal governo di Matteo Renzi il Corriere della Sera ha puntato il dito sulla speculazione sui titoli degli istituti di credito in Borsa. Contemporaneamente, il Fatto Quotidiano e i grillini in Parlamento hanno rimarcato la circostanza del possesso, da parte di Maria Elena Boschi, di azioni della Banca Popolare dell’Etruria, una delle dieci banche che saranno trasformate in SPA a seguito del decreto del governo, e di cui il padre Pier Luigi Boschi è vicepresidente. Ma se si parla di insider trading, la Boschi a prima vista sembra l’obiettivo sbagliato.
 
MARIA ELENA BOSCHI E LE AZIONI DELLA BANCA POPOLARE DELL’ETRURIA
Come ha sottolineato il Fatto, la Boschi aveva un palese conflitto d’interesse che avrebbe dovuto consigliarle di astenersi dal partecipare al Consiglio dei Ministri: nella documentazione patrimoniale che il ministro ha depositato in Parlamento risulta infatti che è proprietaria di un pacchetto di azioni della stessa banca amministrata dal padre:

Nella documentazione patrimoniale depositata il 4 giugno 2013 presso la Camera dei deputati e relativa agli introiti del 2012, «sul mio onore», insieme a un reddito complessivo lordo di 90 mila 031 euro e una «Mercedes classe B di 180 cv» immatricolata nel 2011, la Boschi dichiara di avere 10 azioni «Bcc Valdarn» e 10 azioni «Banca Etruria», la banca del padre. Questo per il 2012. Nella denuncia di variazione datata 13 luglio 2014, quando per il 2013 dichiara 107 mila 734 euro lordi, si scopre che il numero delle azioni detenute dal ministro hanno fatto un balzo notevole: la Boschi, sempre sul suo onore, dichiara che «alla data odierna sono titolare di numero 1.557 azioni di Banca Etruria soc coop, per un valore complessivo pari a circa 1.100 euro».

maria elena boschi banca popolare etruria
Da Il Fatto Quotidiano

Ora però c’è un problema piuttosto grosso per sostenere l’accusa di insider trading, e tutto sta nella replica data dalla stessa Boschi al quotidiano:

Ilfattoquotidiano.it ha provato a raggiungere telefonicamente il ministro per chiederle un commento e per sapere se nel frattempo, dalla dichiarazione depositata alla Camera nel luglio 2014 e il famoso Consiglio dei ministri del 20 gennaio scorso, il suo pacchetto di azioni della “Banca Etruria” ha subito variazioni. Non è stato possibile. Ha risposto invece il suo staff: «Le azioni quelle erano e quelle sono rimaste. Come si può appunto vedere online ,si tratta di 1.500 azioni da 0,74 per azione».

Ecco quindi che la risposta dello staff della Boschi al Fatto, di per sé, dovrebbe chiudere il circolo. Perché, come appunto ha sottolineato il ministro, lei non ha comprato o venduto e le azioni sono rimaste in suo possesso. Certo, però, così è troppo facile: si potrebbe sospettare che la Boschi, il cui padre è vicepresidente della Banca dell’etruria, avrebbe potuto avvertire qualcuno.

Maria Elena Boschi (foto da: flickr)
Maria Elena Boschi (foto da: flickr)

INSIDER TRADING?

Qui però ci viene in aiuto Phastidio, che proprio oggi sul suo blog spiega l’andamento di prezzi e volumi delle azioni nei giorni caldi:

Veniamo alla Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, che è finita sotto i riflettori per l’ampiezza del rialzo ma soprattutto perché legata alla famiglia del ministro delle Riforme (che della banca è anche azionista). Se si analizza l’andamento di prezzi e volumi di questa azione, si può agevolmente constatare che nulla di anomalo accade sino al giorno precedente il consiglio dei ministri che ha poi deciso la misura per le banche popolari di maggiori dimensioni. Tra pochissimo parleremo di quel famoso lunedì 19 gennaio. Il vero strappo di prezzi e volumi accade il 21 gennaio, giorno successivo a quel consiglio dei ministri. E a quel punto, per definizione, non c’è proprio anomalia. Riguardo l’entità dell’apprezzamento successivo dell’azione, si può agevolmente ipotizzare che c’entri il suo ridottissimo flottante e la presenza di ricoperture da panico. Comunque sia, e sino a prova del contrario, non ci pare di vedere alcun indizio di attività anomala.

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L’andamento del titolo nei giorni “caldi” (da Phastidio.net)

Insomma, caso chiuso? No, nemmeno questo è vero. Perché nell’articolo di Mario Gerevini sul Corriere della Sera si citava incidentalmente la Boschi, mentre si concentrava l’attenzione su un’altra informazione a disposizione della Consob, ovvero dell’istituzione che vigila sugli scambi nella Borsa italiana. Secondo l’articolo un numero importante di azioni era stata comprata prima e venduta poi da un broker con sede a Londra. Posto che l’informazione è ancora tutta da verificare, se l’ordine è stato eseguito a Londra questo non vuol dire che ci sia una particolare connessione “geografica”. Ma in caso di verifica positiva da parte della Consob, allora sì che, a parte la Boschi, qualcuno dovrà spiegare qualcosa.

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