Marco Pannella e il rapporto incrinato con Emma Bonino

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-05-21

Rita Bernardini al Corriere racconta il leader radicale e il suo rapporto conflittuale degli ultimi tempi con il suo alter ego

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Alessandro Trocino pubblica oggi sul Corriere una splendida intervista a Rita Bernardini, che tratteggia un racconto in parte privato del suo rapporto con Marco Pannella e spiega anche cosa ha fatto incrinare il legame saldissimo del leader radicale con Emma Bonino:

Ha mai pensato all’eutanasia, Pannella?
«Che io sappia no. Ha sofferto, ma voleva vivere. Quel giorno ha aperto la porta e mi ha fatto “cucù!” con un gran sorriso. Soffriva, ma si mostrava allegro. Mi ha chiesto di accendergli il toscanello alla grappa. Si è fatto la barba, senza specchio. Come faceva? Si è cosparso di allume di rocca, un sale trasparente, antico. Poi si è asciugato con le salviette umide, di spugna. Lo ha fatto in cucina, al tavolo».
In tanti sono venuti a trovarlo, in via della Panetteria. Non è venuta Emma Bonino.
«Non è mai andata a trovarlo, negli ultimi tre mesi. Ma non si sentivano da molto. Nemmeno una telefonata. Ogni tanto glielo chiedevo: “Emma ha telefonato?”. Lui scuoteva la testa. Un giorno gli ho chiesto: “Ma tu vuoi bene a Emma?”. Lui ha risposto: “Certo, che domanda stupida”».
Eppure non si sono riconciliati.
«No. È un peccato, soprattutto per lei: penso che ci starà molto male, proverà rimorso».
Perché hanno rotto?
«In una delle riunioni, le disse: “Non hai visione politica”. Emma se la prese. Ma quante volte ci disse di peggio?»

pannella bonino

Pannella litigava spesso.
«Con tutti. Era il suo modo di dialogare. La prima volta che andai in tv, venne da me e mi insultò. Ci rimasi malissimo. Feci un buon intervento. Al ritorno mi disse: “Lo vedi che ho fatto bene a insultarti?”».
Una volta litigaste davvero.
«Sì, nel 2000. Gestì la campagna elettorale a modo suo: a pochi giorni dalla fine, fece capire di avere un accordo con D’Alema e ci fece perdere i voti del centrodestra. Andò male. All’assemblea fui durissima: “Hai voluto perdere, l’hai fatto apposta”. Lui replicò: “Menti sapendo di mentire”. Ero distrutta, decisi di andarmene. Lavorai per una rivista, per campare. Ma continuai a frequentare i radicali. Un giorno Pannella mi portò in una stanza dell’Ergife e mi inchiodò a una sedia: “Devi fare questo e questo”. Io piangevo a dirotto. Non ce la faccio, ripetevo. Io piangevo e lui rideva. Mi rideva in faccia. Alla fine sono tornata».

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