Marchini annuncia querela a L'Espresso

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-06-01

La tragedia di Alfio Marchini candidato sindaco rischia di ammantarsi di comico. L’ingegnere infatti ha appena annunciato di avere intenzione di querelare l’Espresso per l’articolo di Alessandro Gilioli in cui si racconta dell’intervista proposta dal settimanale, accettata da Marchini e poi “schivata” a suon di rinvii anche dopo essersi fatto inviare le domande. Marchini infatti …

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La tragedia di Alfio Marchini candidato sindaco rischia di ammantarsi di comico. L’ingegnere infatti ha appena annunciato di avere intenzione di querelare l’Espresso per l’articolo di Alessandro Gilioli in cui si racconta dell’intervista proposta dal settimanale, accettata da Marchini e poi “schivata” a suon di rinvii anche dopo essersi fatto inviare le domande. Marchini infatti detta una nota stampa in cui annuncia che con il settimanale “ci vedremo in tribunale”. “Ho detto chiaramente che tutte le società che hanno un potenziale conflitto di interesse le ho cedute, perché non essendo un santo e’ meglio non avere interessi. Se qualcuno mi chiede delle cose che ho in giro per il mondo, rispondo che se ho una casa a Parigi o a Londra non vedo cosa c’entri con Roma”. Lo ha detto il candidato sindaco di Roma, Alfio Marchini, in merito all’inchiesta del settimanale L’Espresso su alcune società che l’imprenditore avrebbe ceduto per evitare conflitti di interesse. “È una intervista pretestuosa e, quando insultano anche la mia famiglia e mi attribuiscono figli che non ho con donne che non ho, evidentemente vogliono fare un editto. Buona fortuna, ci vedremo nei tribunali”, ha concluso Marchini.
marchini espresso
Ecco alcune delle domande dell’intervista de l’Espresso:

Da consigliere comunale nel periodo 2013-2016 lei ha un record: quello di maggiore assenteista. Nel 2015, aprile: 2 presenze su 15 sedute; maggio sempre 2 presenze su 15 sedute; giugno: zero presenze su 8 sedute. Luglio: sempre 2 presenze su 15 sedute. In particolare lei in consiglio era noto perché, dato che dopo 10 assenze si viene dichiarati “decaduti”, partecipava sempre alla decima seduta per non decadere, poi stava a casa altre nove. Le sembra un modo serio e rispettoso dei suoi elettori di interpretare la rappresentanza?
 
Ecco il curriculum di alcuni candidati della sua lista, mi corregga se ci sono errori: Maria Beatrice Scibetta era legatissima a Gianfranco Fini e tra i fondatori di Futuro e Libertà; Cinzia Renzi era candidata alle europee con Scelta Europea; Maria Marchionni è stata candidata nel 2013 con il Pd; Ignazio Cozzoli era consigliere comunale di Forza Italia poi è diventato coordinatore del partito di Fitto, Conservatori e riformisti; Andrea Aquilini è stato candidato nel Movimento 5 Stelle alla regione Lazio; Laura Claudicante era consigliere municipale nell’Italia dei Valori; Alessandra Consorti era consigliere municipale del Ccd, poi è passata al Pdl e poi all’Ncd; Francesca Barbato era consigliera comunale eletta nella lista Cittadini per Alemanno; Jessica De Napoli era consigliera municipale prima del Pdl poi del Nuovo Centro Destra; Stefano Erbaggi è stato consigliere municipale prima di Alleanza Nazionale poi, dopo il Pdl, è passato al Ncd di Alfano; Gianfranco Bafundi è stato vicepresidente della Provincia di Roma per Forza Italia, consigliere regionale dell’Udc, poi consigliere regionale del Pd. Scusi, ma “liberi dai partiti” o riciclati dei partiti?
Nella sua lista è candidato anche tal Marco Ferdinandi, che nel 2014 ha postato un video in cui diceva: «Marino, stacce a sentì. Famo ‘na cosa: mettiamo nel Colosseo gli zingari amici tua che così hanno casa e lavoro», frase a cui il futuro candidato aggiungeva il gesto del rubare, riferito agli zingari. E poi, insieme all’amico: «Così non escono più e non danno fastidio». Può commentare questo video del suo candidato?
Veniamo a domande più specifiche su di lei. La sua attuale ricchezza, ingegner Marchini, ha origine nella costruzione selvaggia di edifici avvenuta in ex zone agricole alla fine degli anni Sessanta. In particolare la sua famiglia costruì il quartiere della Magliana. Un’area verde dove pascolavano le pecore diventata in pochi anni un mostro di cemento con 50 mila abitanti. Le leggo cosa scriveva su “l’Espresso” Mauro Bene, nel 1976: «Tutta l’area è stata costruita senza reti fognarie e gli edifici scaricano i rifiuti in un fosso scoperto ai margini delle case. I primi due piani dei palazzi sotto stati costruiti abusivamente sotto il livello del Tevere e i lavori di reinterro promessi non sono mai stati eseguiti. I bambini giocano nelle vie fangose accanto agli scarichi, ammalandosi di epatite virale, salmonellosi e gastroenterite, malattie che nel quartiere sono endemiche. La Magliana è l’esempio più tangibile e più drammatico dei guasti provocati dalla speculazione edilizia». Come può Roma eleggere un sindaco che è miliardario grazie allo scempio e al saccheggio di Roma?
Sempre sulla Magliana, le cito uno stralcio da una ricerca pubblicata dalla “Rivista di Scienze Sociali”: «Gran parte degli alloggi erano privi di insolazione e areazione perché i palazzinari non rispettarono neppure le distanze minime tra i condomini fissate dal piano regolatore. Il quartiere della Magliana è un esempio peculiare di una malsana situazione che produsse una serie di problemi sociali: sviluppo di fenomeni criminali e del consumo di droga, precarie condizioni igienico sanitarie e sovraffollamento abitativo». Ecco Marchini, di nuovo: tutte le sue ricchezze affondano le radici in questo. Non crede che sia il caso almeno di chiedere scusa a Roma, a nome di tutta la famiglia, prima di chiedere il voto ai romani?
La costruzione della Magliana segna anche l’inizio dei rapporti strettissimi fra la sua famiglia e quella dei Caltagirone, che si spartirono l’edificazione della zona. Un sodalizio che dura ancora oggi. Lei è stato accanto a Caltagirone nel tentativo di scalare la spagnola Metrovacesa, poi è stato diversi anni e fino a pochi mesi fa nel Cda della Cementir, la principale società di Caltagirone. E Caltagirone era a sua volta socio con lei nella E-Care. Oggi “Il Messaggero” della famiglia Caltagirone è il suo principale sponsor mediatico. Insomma, lei è legato a doppio filo da rapporti di affari e di amicizia con uno dei più forti e controversi poteri di Roma. Ritiene che questo suo legame sia compatibile con il suo ruolo di sindaco?
Lei dice di aver venduto tutta la Lujan, cioè la sua storica holding di partecipazioni di aziende in Italia, alcune delle quali porterebbero a grossi conflitti d’interessi perché in affari con il comune di Roma (come E-Care) o che dal comune di Roma dipendono per permessi, destinazioni d’uso di aree urbane (come Edilnova e Barcaccia 2000). E dice di averla venduta a una fiduciaria, la Finnat, che appartiene a Giampietro Nattino, banchiere vicinissimo alle finanze Vaticane e accusato di riciclaggio, che gestiste molti affari delle più ricche famiglie romane legate al Vaticano. Questa società, la Finnat appunto, essendo una fiduciaria serve a schermare chi acquista e possiede le società. Quindi noi non sappiamo chi ha acquistato la Lujan, con dentro tutte le sue partecipazioni in Italia o lei può dircelo?
Come mai, se lei ha venduto la Lujan, la gestione della stessa Lujan risulta ancora oggi avere come amministratore unico l’avvocato Giovanni Carlodalatri, che ha incarichi nelle sue società ed è un suo collaboratore?
Il sospetto, se lei non dice chi ha acquistato Lujan, è che attraverso lo schermo della Finnat lei abbia venduto a se stesso. Quindi che lei sia ancora proprietario della Lujan e di tutte le società che fanno affari con il Comune di Roma. Anche perché lei stesso ha usato la Finnat come società schermo, quando le ha intestato il 90 per cento della Fimar, la sua società di costruzione appena liquidata. Sbaglio?
Oltre all’opacità delle sue partecipazioni italiane, le sue società in passato hanno avuto relazioni con fondi lussemburghesi. In particolare lei era o è proprietario al 16,59 per cento della banca d’affari romana Methorios Capital che ha come primo azionista una società maltese, Futura Funds Sicav, a sua volta facente capo a un fondo lussemburghese che si chiama Optimum Asset Management. Insomma lei è o è stato socio di fondi lussemburghesi. Lei è in grado di garantire che lei non ha capitali in Lussemburgo o in altri paradisi fiscali?
Quando di certo era ancora sua, la Lujan ha acquistato un pacchetto di azioni della Popolare di Vicenza che adesso valgono zero. In sostanza lei ha fatto un investimento sbagliato di 30 milioni di euro. Come può un cittadino romano affidare la sua città a un businessman che sbaglia così clamorosamente gli investimenti?
 
Dalle visure camerali emerge comunque che tutte le società che facevano o fanno capo a lei hanno un intreccio di partecipazioni incrociate che rendono quasi impossibile capire dove lei abbia interessi e dove no. Non ritiene che per votarla i cittadini romani debbano vedere una mappa chiara e limpida di tutte le sue partecipazioni in Italia e all’estero?
Può dirci a quanto ammonta il suo patrimonio e quali sono le sue componenti principali, in Italia e all’estero, tra quote societarie e immobili?
Nel 2013, quando la giunta Marino chiese a tutti i consiglieri la trasparenza, lei non pubblicò la sua situazione patrimoniale, tra beni immobili e quote societarie. Perché?
Fino a pochi mesi fa lei risultava tra i soci proprietari di Alerion Clean Power S.p.A, società fondata da Pippo Garofano e Gotti Tedeschi, quindi Opus Dei. Anche il presidente è il conte Gastone Colleoni, uomo dell’Opus Dei. Insomma lei era socio dell’Opus Dei, che è un altro potere forte a Roma, dove controlla cliniche, centri anziani, collegi, università e moltissime proprietà immobiliari. Essendone stato socio ed essendone amico, come può garantire che l’Opus Dei e i suoi interessi stiano fuori dal comune di Roma, con lei sindaco?
Come mai nel 1993 decise di finanziare “il Sabato”, settimanale di Comunione e Liberazione, comprandone il 55 per cento? Glielo chiese D’Alema? O chi altro?
Marco Bucarelli, un pezzo grosso di Cl a Roma che raccoglieva finanziamenti per il “Sabato”, rivelò e confermò che per mettere i soldi nel “Sabato” lei impose come condizione l’uscita di un dossier a firma di Roberto Chiodi contro Antonio Di Pietro. In altre parole, secondo Bucarelli lei voleva far uscire un dossier del suo amico Chiodi contro Di Pietro. È vero? E se sì, perché? E chi le chiese di pubblicare quel dossier contro Di Pietro?
Oltre ai rapporti con Caltagirone, un’altra sua amicizia celebre è quella con Cesare Geronzi. Fu Geronzi a volerla nel tra i soci di Capitalia e poi di Unicredit. Lei sostanzialmente lei ha operato acquisti e vendite, per decenni, all’ombra di Geronzi, cioè di quello che è stato uno dei più potenti banchieri italiani e poi è uscito di scena con condanne penali di diverso tipo, concorso in bancarotta, bancarotta fraudolenta e usura aggravata e frode fiscale. Non è un gran bel biglietto da visita per lei o sbaglio?
Può dirci quanti e quali immobili possiede lei oggi a Roma?
Quanti soldi ha speso in questa campagna elettorale?
Mario Corsi, ex neofascista dei Nar in stabili rapporti con Carminati (uno dei principali imputati di Mafia Capitale), è stato intercettato a dire: «Alfio mi ha chiesto una mano. Ci ho parlato mi ha chiesto una mano e gliela daremo, al caro Alfio». Anche questo non mi sembra un gran biglietto da visita o sbaglio?
 
 

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