Quando Di Maio diceva in un sms che Marra era un servitore dello Stato

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-02-14

Il vicepresidente della Camera ha sostenuto in tv per l’ennesima volta che il M5S ha chiesto sempre a Virginia Raggi di revocare Marra. Eppure lui stesso mandò un messaggio alla sindaca di tutt’altro tenore: «Lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla»

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Luigi di Maio, intervenendo a In 1/2 Ora domenica, ha continuato a sostenere che dopo l’incontro con Raffaele Marra “il MoVimento 5 Stelle ha continuato a chiedere di allontanarlo”. Sarà. Forse il M5S sì. Oggi però il Corriere, il Messaggero e Repubblica raccontano di un sms inviato a Virginia Raggi, che lei ha inoltrato a un suo collaboratore, in cui il vicepresidente della Camera definiva Marra “un servitore dello Stato”.

Quando Di Maio diceva che Marra era un servitore dello Stato

L’sms è stato inviato il 10 agosto scorso, mentre infuriava la polemica su Paola Muraro ed era scoppiato da poco il caso dell’abitazione di Scarpellini. Alcuni leader del M5S chiedevano la rimozione dell’assessora e anche dell’allora vicecapo di gabinetto della Giunta Raggi; Marra rassicurò la sindaca sostenendo che il colloquio del 6 luglio con Di Maio era andato molto bene. Un mese dopo, racconta Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, Marra si sente però ancora sotto assedio e scrive a Raggi:

Nel cellulare ha salvato il numero come “mio sindaco”: «Vorrei ricordarti che ho manifestato la mia disponibilità a riprendere l’aspettativa sin dal giorno in cui ho incontrato il vicepresidente Di Maio a cui manifestai la mia disponibilità a presentare l’istanza qualora non fossi stato in grado di convincerlo, carte alla mano, sulla mia assoluta correttezza morale e professionale. L’incontro come sai andò molto bene tanto che lui mi disse di farmi dare da te i suoi numeri personali cosa che per correttezza non ho mai fatto. Pensavo che quell’incontro potesse rappresentare un punto di svolta. Evidentemente mi sbagliavo».

raffaele marra virginia raggi luigi di maio

Quel 10 agosto la sindaca capisce che Marra è sotto pressione. Qualche ora dopo decide di informare Di Maio di quel che sta accadendo. Lui le manda un lungo messaggio e nell’ultima parte scrive: «Quanto alle ragioni di Marra… lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla». Ed è proprio questa rassicurazione a mostrare che quel 6 luglio non aveva avuto evidentemente alcuna intenzione di allontanarlo, né aveva chiesto alla sindaca di farlo. Infatti Raggi lo inoltra a Marra specificando: «Questa la sua risposta…».
Leggendo gli sms sembra di capire che Marra ha scoperto di essere stato controllato, forse ha saputo che i vertici del Movimento hanno avviato verifiche sul suo conto. Certo, se è così, non devono essere state molto accurate visto che Marra è stato arrestato quattro mesi dopo per corruzione dai magistrati coordinati dall’aggiunto Paolo Ielo e in quei giorni era già sotto inchiesta per aver accettato un appartamento in regalo dal costruttore Sergio Scarpellini. Marra ora è indagato anche per abuso d’ufficio in concorso con Raggi per la nomina di suo fratello Renato a responsabile Turismo del Comune di Roma.

La memoria selettiva di Luigi Di Maio

Ci sono tanti precedenti che rivelano la memoria selettiva di Luigi Di Maio. Il primo luglio, quando la 5 Stelle Roberta Lombardi critica la scelta di Marra, Di Maio dichiara: «Chi in questi anni ha dimostrato buona volontà e competenze nella macchina amministrativa ci venga a dare una mano» in un’intervista ripresa in un video. Sul Fatto Quotidiano il 10 settembre Travaglio e Pacelli rivelano la versione di Marra del colloquio tra i due: «Il 6 luglio Marra chiede di parlare con Di Maio che lo riceve nel suo ufficio: “Se non l’avrò convinta ho qui pronta la lettera di dimissioni”». Scrive Carlo Bonini su Repubblica che le conversazioni sono datate 10 agosto 2016 e custodite nella memoria dello smartphone di Raffaele Marra sequestrato al momento del suo arresto. Di entrambe, l’avvocato Francesco Scacchi, legale di Marra, conferma l’esistenza, rifiutando tuttavia garbatamente ogni commento nel merito:

Alle 8 52 minuti e 42 secondi di quel mercoledì mattina, la sindaca, il cui nickname di chat è “Mio Sindaco”, apre con un emoticon la conversazione: “:) Buongiorno”. Marra le risponde dopo un quarto d’ora. Con un riferimento alla prova dell’aula di quel giorno. “Buongiorno. In bocca al lupo per oggi”. “Grazie”, risponde lei. Marra fa passare qualche ora e, alle 13 11 minuti e 6 secondi, rientra in chat per un lunghissimo messaggio di sfogo. Che, oggi, diventa cruciale per ricostruire non solo quali fossero in quel momento i rapporti di forza tra gli «amici al bar», ma, soprattutto, per documentare quale ruolo politico di copertura avesse prestato Luigi Di Maio e quanto sia dunque posticcia la versione dei fatti offerta domenica scorsa alla Annunziata.

 
Nell’ultimo mese Di Maio ha smentito furiosamente di aver mai appoggiato Marra. A L’Aria che tira il 7 febbraio Di Maio ha dichiarato: «il MoVimento 5 Stelle le ha chiesto precedentemente e anche dopo di rimuovere quel funzionario, ma lei si fidava di quel funzionario». Successivamente Di Maio ha smentito incontri successivi a quello del 6 luglio con Marra, di cui avevano parlato Corriere e Repubblica. Di Maio ha anche parlato di fake news del Corriere della Sera a proposito degli incontri:
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Stamattina invece non ha ancora replicato alla pubblicazione del suo sms.

Leggi sull’argomento: Quando Marco Travaglio raccontava gli incontri di Di Maio con Marra

 

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