Di Maio, Di Battista e l'Arte della Fuga

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-12-20

Sono due ragazzi fantastici, sempre pronti ad abbracciarti durante una manifestazione di piazza oppure a farti compagnia durante un lungo viaggio in treno. Ma quando c’è bisogno di loro per avere qualche spiegazione nel merito spariscono sempre, inabissandosi nei meandri della Rete. Ne emergono solitamente dopo qualche giorno, parlando d’altro come se nulla fosse o minacciando querele a destra e a manca. Sono i due gemelli del lol del MoVimento 5 Stelle!

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Johann Sebastian Bach l’ha scritta tre secoli fa, ma ormai il suo virtuosismo ha lasciato il posto ai professionisti. Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio si sono infatti rapidamente dati alla macchia dopo l’arresto di Raffaele Marra, il dirigente capitolino personalmente scelto dalla sindaca Virginia Raggi accusato di corruzione per funzione. I due leader del Cinque Stelle hanno infatti accuratamente di farsi vedere o di dire alcunché a proposito della vicenda che, è bene ricordarlo, non coinvolge solo la Raggi e le sue scelte ma anche i vertici del MoVimento che quelle scelte avevano avallato.
luigi di maio querele giornalisti

Luigi Di Maio: how to disappear completely

Dei due Luigi Di Maio è quello che più avrebbe da dire: perché fino a poche settimane fa, quando il Direttorio del MoVimento esisteva ancora, Di Maio era il responsabile degli enti locali del MoVimento 5 Stelle. Un incarico che gli ha consentito di girare in lungo e in largo il Paese per tastare il polso dell’elettorato ma non di assumere un ruolo di responsabilità, ovvero di rispondere in prima persona di quanto accadeva all’interno del settore di sua competenza. E sì che di cose di cui parlare il Vicepresidente della Camera ne avrebbe: il caso Quarto, il silenzio con Federico Pizzarotti a proposito di quello che succede a Parma, gli avvisi di garanzia a Livorno sui quali Di Maio ha detto di non volersi esprimere “prima di aver letto le carte” e poi non ha più detto nulla, le firme false a Palermo (e quelle in Emilia Romagna), le indagini sull’assessora all’ambiente Paola Muraro e le sue dimissioni per arrivare infine all’arresto di Marra e alla cacciata del vice sindaco Daniele Frongia e del capo della segreteria politica Salvatore Romeo. La linea seguita da Di Maio è quella di scomparire per qualche tempo quasi che queste notizie lo abbiano sorpreso (proprio lui, il responsabile degli enti locali?) e lasciato senza parole, ricordate di quando non andò alla prima puntata di Politics di Semprini? Era appena esploso il caso dell’email con cui Di Maio era stato avvertito delle indagini a carico di Muraro e Di Maio invece che rispondere in televisione preferì andare a fare “autocritica” a Nettuno, rifugiandosi nell’abbraccio collettivo dei suoi e spiegando di aver pensato che “l’iscrizione nel registro degli indagati venisse da un esposto di uno del Pd“. E quando ritorna lo fa in grande stile, ad esempio minacciando querele nei confronti dei giornalisti che gli avrebbero attribuito frasi “di pura invenzione” a proposito di Raffaele Mara. Di Maio sembra far riferimento ad un virgolettato riportato da Repubblica nei giorni scorsi
luigi di maio querela pulito-1
Di Maio ha parlato alla fine, sul Blog di Grillo, per raccontare di un incontro con Marra avvenuto il sei luglio alla presenza di Davide Casaleggio:

Durante l’incontro con Marra, di cui anche Davide Casaleggio e Beppe Grillo erano al corrente, svolto nel mio ufficio a Montecitorio con tanto di registrazione all’ingresso, gli riportai che il Movimento non aveva fiducia in lui e che quindi non era il caso che facesse parte del Gabinetto del Sindaco. Ho aggiunto anche che essendo dirigente assunto per concorso non potevamo certo licenziarlo. Lui ci tenne a spiegarmi che le cose che si dicevano sul suo conto non erano vere. Ma il suo racconto non cambiò il mio e il nostro orientamento: non aveva la fiducia del Movimento 5 Stelle, per questo non era opportuno che stesse nel gabinetto del Sindaco. Questo incontro è servito a rendere chiaro, anche se non ce n’era bisogno, come tutto il Movimento ha sempre chiesto l’allontanamento di Marra e che non ci sia mai stata sponda da parte di alcuno.

Un incontro che stranamente non è stato mandato in streaming, perché evidentemente questo genere di trasparenza, un tempo presentato come la massima summa di democrazia partecipata (nel senso che si partecipava in quanto spettatori, ovviamente) non va più di moda. Sono finiti i tempi delle webcam e dei cellulari usati per riprendere le riunioni, oggi nel MoVimento le decisioni politiche vengono prese in quelle che un tempo venivano chiamate le segrete stanze. Ma ora che il Parlamento è stato aperto come una scatola di tonno non c’è più bisogno di mostrarsi in video, anche se in realtà il Direttorio non si è mai riunito in streaming. Quello lo fanno semmai i vecchi partiti come il Partito Democratico che mette online in diretta i video delle riunioni della direzione e della segreteria.
luigi di maio raffaele marra video intervista
Impossibile non ricordare quello che però Di Maio aveva detto qualche giorno prima, l’1 luglio quando una giornalista gli chiese: «Condividete la scelta di un ex alemanniano come Marra?». La risposta di Luigi Di Maio è: «Guardi, io penso soltanto una cosa: chi ha distrutto questa città non fa parte della nostra squadra. Chi in questi anni ha mostrato buona volontà ed ha competenza e storia personale all’interno della macchina amministrativa ci venga a dare una mano».
luigi di maio raffaele marra video intervista
Ieri proprio a proposito del video contenente quella dichiarazione, pubblicato da Fanpage Di Maio è tornato ad accusare i giornalisti di manipolare i fatti perché la stessa intervista sarebbe stata usata per “far dire a Di Maio” due cose che secondo lui sono in contrasto l’una con l’altra. In realtà nel video Di Maio le dice entrambe, ovvero che chi ha distrutto la città non farà parte della giunta mentre chi ha le competenze che sa dove mettere le mani quando entra in un assessorato o che ha mostrato buona volontà allora potrà salire a bordo per dare una mano perché la squadra del MoVimento non avrebbe dovuto essere composta solo da persone legate al M5S ma “soprattutto di persone competenti che possano realizzare il programma del MoVimento 5 Stelle”. Persone come Marra, evidentemente. E infatti Di Maio evita accuratamente di postare il video dell’intervista ma solo due screenshot.

In merito alle querele nei confronti dei giornalisti, che nel caso a qualcuno fosse sfuggito sono uno dei motivi per cui l’Italia è al famigerato 77° posto della classifica della libertà di stampa segnaliamo questo intervento di Beppe Grillo per la depenalizzazione “della querela per diffamazione” datato 2009 dove il Capo Politico del MoVimento scriveva:

La querela per diffamazione è sopravvissuta a tutte le riforme sulla Giustizia, alla depenalizzazione del falso in bilancio, al lodo Alfano, alla separazione delle carriere, al bavaglio all’informazione. La querela serve al potere. La querela è un’arma da ricchi. Usata per intimidire. Per tappare la bocca. Per togliere i mezzi economici all’avversario. Spesso con la ricerca del pelo nell’uovo, come ad esempio un mancato virgolettato in una frase.

E più sotto spiegava che

Di solito si querela la verità, mai la menzogna. Di solito chi querela sono i politici e i rappresentanti delle cosiddette istituzioni, mai i cittadini. Di solito la querela viene usata in mancanza di altre argomentazioni per finire sui giornali di regime e fare la figura dell’innocente.

alessandro di battista omertà marra saviano

L’omertà di Di Battista

Diverso è il caso di Alessandro Di Battista: per tirarlo fuori dallo stato di meditazione zen nel quale si era rifugiato ci è voluto un post di Roberto Saviano nel quale lo scrittore accusava il Dibba di omertà per non aver pronunciato nemmeno una parola sull’arresto di Raffaele Marra. Nel farlo Saviano ha condiviso un video dei Radicali Italiani nel quale Di Battista urla “onestà, onestà” in faccia a Riccardo Magi.

Alessandro Di Battista dopo qualche tempo ha preso il coraggio a due mani ed è comparso online per spiegare le ragioni della sua assenza: si era ritirato a pensare. E cosa ha pensato? Ad esempio che la colpa è di Virginia Raggi, che è stata l’unica a fidarsi di Raffaele Marra. Ma per fortuna Marra, che ha fatto tanto tanto tanto male al MoVimento e alle brave persone che ne fanno parte, con il M5S non c’entra nulla. Anzi è quasi da ringraziare il MoVimento che avendo affidato un incarico importante a Marra lo ha portato alla luce consentendo agli inquirenti di smascherarlo. Chi lo conosceva prima questo Marrra, si chiede Di Battista? È stato il MoVimento ad aiutare a farlo conoscere e a far conoscere le sue malefatte insomma, e anche di questo dovremmo esserne grati.

Per Di Battista “onestà e ingenuità” vanno di pari passo, un po’ come nel Candido, e quindi questa ingenuità della Raggi è la dimostrazione della sua onestà. Per fortuna che a sdrammatizzare la situazione ci sono i soliti troll pakati che fanno meme su Di Battista che scappa dalla notizia dell’arresto di Raffaele Marra.

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Credits: Photoshop Lovers via Facebook.com

Qualcun altro invece, senza dubbio più responsabile, ha già diramato un appello per riportare a casa i nostri due portavò
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Ma probabilmente Di Battista penserà che non è lui ad essersene andato, sono i potenti ad aver comprato i giornali e le televisioni per far credere che lui su Raffaele Marra e la giunta di Roma Capitale non ha ancora detto nulla.

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