E il M5S vietò lo streaming in Municipio

di Luca Conforti

Pubblicato il 2016-09-30

«Gentile consigliera, con la presente la diffido formalmente ad utilizzare la ripresa audio-video della seduta della commissione da lei effettuata senza alcuna autorizzazione. La invito inoltre ad osservare in futuro le disposizioni vigenti in materia»: questa è la lettera che ha ricevuto la consigliera del Partito Democratico in III Municipio da parte della presidente della …

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«Gentile consigliera, con la presente la diffido formalmente ad utilizzare la ripresa audio-video della seduta della commissione da lei effettuata senza alcuna autorizzazione. La invito inoltre ad osservare in futuro le disposizioni vigenti in materia»: questa è la lettera che ha ricevuto la consigliera del Partito Democratico in III Municipio da parte della presidente della commissione politiche sociali dell’ente Daniela Michelangeli. O tempora O mores! Sembrava ieri quando i 5 Stelle ottenevano lo streaming da Pieluigi Bersani, il quale, ingenuo com’è glielo accordava pure per allisciare loro il pelo. Ma ora che la trasparenza tocca a loro non c’è streaming che tenga:

Strano invito – ufficialmente una diffida – perché la lettera è firmata dalla consigliera Cinque Stelle e presidente della commissione Politiche sociali del III Municipio, Daniela Michelangeli, come gli altri suoi colleghi grillini solitamente «ultras» degli streaming, e poi perché la destinataria è la consigliera Pd Federica Rampini, l’ex assessore alla Trasparenza che nella precedente giunta Pd si era intestata proprio l’ultima modifica al regolamento municipale in tema di riprese, lo stesso al quale appunto oggi si appellano i Cinque Stelle. Le dirette interessate, e anche chi era presente durante la discussione, premettono che «la storia non nasce lunedì», ovvero il giorno della commissione Politiche sociali. Per la Michelangeli «il problema ovviamente non è da ricondursi allo streaming ma alla reiterata arroganza, prepotenza e maleducazione dimostrata nei miei confronti».

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Al contrario la Rampini nega, insistendo nel merito della vicenda: «L’ordine del giorno, testualmente, recitava ‘votazione’ della nostra mozione e quindi loro hanno aperto la seduta e volevano chiuderla senza dibattito, senza un minimo di presentazione o discussione, votando e basta». Interpretazione letterale che alla fine ha acceso tutt’altro dibattito con la Rampini che, «sconcertata, se questo è il loro concetto di democrazia c’è da preoccuparsi», ha pigiato il pulsante Rec del telefonino davanti alla Michelangeli, che alla fine ha preso provvedimenti. (Erika Dellacasa, Corriere della Sera Roma)

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