Ma davvero il M5S a Quarto si è mosso prima della magistratura?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-01-07

Molti esponenti del MoVimento 5 Stelle dopo lo scoppio del caso di Quarto stanno cercando di dire, tra vari giri di parole, che il partito di Grillo ha espulso il consigliere prima dell’intervento della magistratura. Lo ha fatto oggi Matteo Dell’Osso in un’intervista su Sky Tg 24, lo ha fatto Gianluca Castaldi in uno status pubblicato …

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Molti esponenti del MoVimento 5 Stelle dopo lo scoppio del caso di Quarto stanno cercando di dire, tra vari giri di parole, che il partito di Grillo ha espulso il consigliere prima dell’intervento della magistratura. Lo ha fatto oggi Matteo Dell’Osso in un’intervista su Sky Tg 24, lo ha fatto Gianluca Castaldi in uno status pubblicato su Facebook, infine anche Roberto Fico nell’intervista di oggi al Fatto Quotidiano: «Noi come M5s e come amministrazione siamo parte lesa, lo afferma anche la magistratura. L’unica persona indagata è stata cacciata dal Movimento lo scorso 14 dicembre, perché non rispettava il nostro programma, e anzi agiva in modo ostativo rispetto ad esso».
gianluca castaldi quarto 1
In realtà non è vero che il MoVimento 5 Stelle si è mosso prima della magistratura. È invece vero che il MoVimento 5 Stelle ha espulso Giovanni De Robbio DOPO che la sindaca di Quarto Rosa Capuozzo è stata sentita in procura dai magistrati sul caso. La notizia era già circolata nei giorni scorsi ed è stata confermata dalla stessa Capuozzo all’agenzia di stampa ANSA ieri:

“Sì sono stata ascoltata prima del 14 dicembre in Procura, non ricordo però di preciso la data”. Lo dice il sindaco di QUARTO (Napoli), Rosa Capuozzo, interpellata dall’Ansa. Il 14 dicembre è la data in cui il M5S ha espulso ufficialmente dal movimento il consigliere Giovanni De Robbio, indagato dalla Dda di Napoli per tentata estorsione e voto di scambio. ”Con De Robbio – dice – il rapporto tra noi si era deteriorato proprio per la questione dello stadio. Io sentivo la pressione politica, non le minacce. Mi chiedeva di programmare una gestione affidata a privati. Non ero d’accordo. Era anche contro il nostro programma amministrativo. Per questo motivo non appoggiai la sua candidatura a presidente del consiglio comunale. Si era creata una situazione, come dire, non simpatica. L’espulsione dal movimento – conclude il sindaco – è avvenuta perché si era allontanato dal piano operativo predisposto per amministrare e rilanciare la città e dalle linee guida del movimento”.

In più le parole degli esponenti grillini non sono state adeguatamente soppesate proprio in relazione al caso di De Robbio. La sindaca Capuozzo infatti in un primo interrogatorio davanti al pm Woodcock, il 21 dicembre, non avrebbe parlato delle minacce a lei giunto, poi nel secondo, il 22, le ha ammesse. Infine ha negato nella conferenza stampa successiva: “Non ho denunciato De Robbio perché non ritengo di aver subito minacce da parte sua”. Come mai questo comportamento ondivago? La sindaca sa benissimo che se ammettesse di aver ricevuto minacce dovrebbe anche ammettere di non essere andata a denunciarle. E ricordate, ad esempio, cosa è successo qualche tempo fa a De Luca e l’inchiesta che ha portato all’avviso di garanzia nei confronti del governatore, a cui la procura di Roma oggi contesta la concussione per induzione? Nonostante fosse parte lesa nella vicenda – visto che ha subito un tentativo di ricatto – De Luca si è ben guardato dal denunciare le circostanze che l’avevano portato nella sua situazione. Per questo è indagato insieme agli altri sei.  E quindi se il MoVimento 5 Stelle ha espulso De Robbio il 14 è evidente che un ruolo l’abbia avuto la convocazione in procura della sindaca. D’altro canto continuare a insistere sul fatto che il M5S si è mosso prima, da parte degli onorevoli romani, potrebbe quindi portare a far capire che la sindaca in realtà si sentisse minacciata da ben prima del colloquio con i magistrati del 22 dicembre. Anche se Fico ha detto che De Robbio è stato cacciato «perché non rispettava il programma» e in un’altra parte dell’intervista dice, correttamente, che il M5S l’ha cacciato prima che venisse ufficialmente indagato. Ma la magistratura era già in moto, come dimostra l’incontro confermato dalla Capuozzo. Nella lettera di espulsione si sosteneva che «il suo comportamento ha violato in modo grave, ripetuto e sostanziale gli obblighi assunti all’atto di accettazione della candidatura, e i principi fondamentali di comportamento degli eletti del Movimento 5 Stelle».

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