Quello che Luigi Di Maio non ha capito sulle firme false di Palermo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-11-21

Luigi Di Maio nel corso del forum dell’ANSA di oggi, parlando delle firme false di Palermo ha detto: “È una vicenda che riguarda il 2012, le firme sono state raccolte per una lista che non ha mai eletto nessuno e in questi giorni si sta facendo sembrare che siano firme che riguardino l’elezione dei parlamentari …

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Luigi Di Maio nel corso del forum dell’ANSA di oggi, parlando delle firme false di Palermo ha detto: “È una vicenda che riguarda il 2012, le firme sono state raccolte per una lista che non ha mai eletto nessuno e in questi giorni si sta facendo sembrare che siano firme che riguardino l’elezione dei parlamentari del M5S, cosa non vera”. È vero che la lista non ha eletto nessuno, ma le cose stanno in maniera leggermente più complessa di come “sintetizzato” dal vicepresidente della Camera e conviene spiegarlo chiaramente.

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Luigi Di Maio al forum dell’ANSA

È infatti indubitabilmente vero che la lista capeggiata da Riccardo Nuti detto Grillo non sfondò alle elezioni di Palermo nel 2012, avendo fatto ottenere al candidato sindaco 10910 voti e il 4,91% delle preferenze, facendogli così sfiorare l’entrata in consiglio comunale.
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I risultati del primo turno alle elezioni di Palermo nel 2012

Ma quello che Di Maio sembra non aver capito (o che forse per necessità di sintesi politica omette di segnalare) è che secondo le regole molto democraticamente emanate dal MoVimento 5 Stelle in occasione delle elezioni del 2013 i candidati al Senato e alla Camera per il M5s potevano essere tutti coloro che si erano presentati alle elezioni comunali o regionali già certificati con il logo del M5S. Questo spiega quindi il senso dell’affermazione sulle elezioni politiche del 2013 e sull’indubbio vantaggio che quella lista ha prodotto (non certo perché ci sia qualcosa di penale dietro) dal punto di vista pratico a chi si è presentato sapendo che quelle firme erano state falsificate o avendo addirittura partecipato alla falsificazione. Gli indagati nel M5S sono Riccardo Nuti, Claudia Mannino, Claudia La Rocca, Giorgio Ciaccio, Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso, Samanta Busalacchi. È però probabile che a sapere cosa era accaduto in occasione della candidatura di Nuti fossero molti di più. Tra l’altro non si conosce ancora l’identità dell’«anonimo» che ha inviato in Procura e alle Iene gli originali delle firme che sarebbero state falsificate nella sede del M5S di Palermo nell’aprile 2012.
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Dal blog di Beppe Grillo

In più bisognerebbe anche ricordare che alcuni ex attivisti (tra cui Fabio D’Anna e Giuseppe Marchesehanno accusato: “All’epoca delle comunarie c’era un cerchio magico, un gruppo di soggetti che fa riferimento a Nuti, che hanno progressivamente emarginato ed eleminato le voci dissonanti all’interno del movimento. La decisione della falsificazione è stata presa da alcuni e non e’ stata prima condivisa. Queste persone erano le uniche ad avere contatti con la Casaleggio Associati e avevano in mente un percorso che doveva portarli in Parlamento”. Secondo i due ex attivisti, la partecipazione a quella competizione elettorale – le comunali del 2012 – non era fine a se stessa, ma serviva per candidarsi alle prossime elezioni. “In quel periodo -proseguono- ancora non si conosceva il nuovo regolamento che, per partecipare alle elezioni in Parlamento, prevedeva una precedente candidatura a una competizione elettorale comunale. Sospettiamo che questa regola fosse già conosciuta all’epoca, altrimenti non si spiega questa fretta nel presentare le liste. Dopo il servizio delle Iene, si sta dipanando un filo logico molto chiaro: gli attivisti storici mai avrebbero avallato questo comportamento, l’hanno studiata per avvantaggiarsi personalmente, estromettendo quelli che potevano dare fastidio e hanno reso il M5s a Palermo terreno sterile”. Non c’è però alcuna prova che chi si candidava nel 2012 conoscesse le regole che Grillo e Casaleggio avrebbero emanato per le candidature alle elezioni politiche 2013.

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