Luigi Addisi: chi è il consigliere Pd arrestato per mafia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-28

A parlare di lui e delle sue parentele per la prima volta il centro sociale La Fornace. Poi le dimissioni dopo l’inchiesta che ha fatto saltare il consiglio a Lecco. Oggi l’indagine per associazione mafiosa

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A parlare per primi di lui e delle sue curiose parentele erano stati i ragazzi del centro sociale di Rho «La Fornace» nel corso di un incontro sul tema «Noir Expo»: Luigi Calogero Addisi è sposato con Annunziata Corsaro, nipote del boss Pantaleone Mancuso, condannato a 14 anni per estorsione aggravata. E il presunto boss della ‘ndrangheta Eugenio Costantino chiedeva di lui in una conversazione telefonica con il faccendiere Marco Scalambro. Due circostanze che lui aveva comunque difeso all’epoca: «L’unica persona che ho scelto è mia moglie, sposata 30 anni fa. Non sapevo chi fossero i suoi parenti e comunqe rispondo per me, sono una persona onesta. In consiglio comunale non ho parlato della parentela acquisita con Pantaleo Mancuso perchè non c’era motivo per farlo. Non riesco a capire perchè qualcuno ha voluto tirare fuori oggi la mia parentela, credo per screditare politicamente la mia persona. Ma sono tranquillo perché non ho nulla da nascondere». Poi Addisi si era dimesso dal consiglio comunale di Rho, nell’aprile 2014. Ora tra gli arrestati nell’operazione del Ros dei carabinieri sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia figura c’è anche lui: Luigi Calogero Addisi. L’accusa per lui è di riciclaggio e abuso d’ufficio con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa. Avrebbe riciclato denaro per l’acquisto di un terreno nella zona di Rho per poi votare a favore in Consiglio comunale della destinazione d’uso che ne avrebbe aumentato il valore.
 
LUIGI ADDISI: IL CONSIGLIERE PD ARRESTATO PER ‘NDRANGHETA
Luigi Calogero Addisi, eletto con il PD alle amministrative nel 2011 e anche parente della famiglia Mancuso, si era dimesso dopo che il suo nome era emerso per la prima volta nell’inchiesta della primavera scorsa sulla presenza della ‘ndrangheta a Lecco e nella zona del lago di Como. Dalle carte di quell’indagine era saltato fuori che il consigliere comunale di Lecco, Ernesto Palermo, finito in carcere lo scorso 2 aprile, si sarebbe offerto di mettere a “disposizione” di Mariolina Moioli, ex assessore del Comune di Milano, il proprio bacino elettorale e quello di altri politici in collegamento con famiglie calabresi come Antonio Oliverio, ex assessore provinciale di Milano e Luigi Calogero Addisi. Secondo l’accusa, Addisi – che è stato anche in Forza Italia e alle politiche del 2006 candidato nella lista dell’Udeur – avrebbe riciclato parte del denaro della cosca Galati per l’acquisto di un terreno a Lucernate di Rho per poi votare a favore in Consiglio comunale della destinazione d’uso che ne avrebbe aumentato il valore. Su di lui l’attenzione degli investigatori del Ros si e’ incentrata quando, in un controllo nell’abitazione di Pantaleone Mancuso, sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Limbadi (Vibo Valentia), erano stati trovati proprio Addisi e due fratelli della moglie di Addisi, nipoti di Pantaleone Mancuso, ai vertici della cosca ‘ndranghetista.
 
L’INCONTRO CON LE FAMIGLIE MAFIOSE NEL 2012
Addisi, 55 anni, originario di San Calogero (Vv), secondo quanto ricostruito dall’ordinanza del gip distrettuale di Milano,il 12 agosto del 2012 fu sorpreso a Limbadi (Vv) a casa del boss Pantaleone Mancuso, 67 anni, detto ”Vetrinetta”. Il boss è uno zio acquisito del politico ed all’epoca sottoposto alla sorveglianza speciale. Addisi ha sposato una Corsaro di Limbadi, figlia di Antonia Mancuso, sorella del più noto boss Pantaleone Mancuso. All’incontro avrebbero partecipato anche Antonino e Pantaleone Corsaro di Limbadi, fratelli della moglie del politico. Al centro dell’incontro la restituzione di 300.000 euro che il presunto boss Antonio Galati di Mileto (Vv), trasferitosi nel Milanese, avrebbe dato in contanti su specifica richiesta del politico Addisi ad un altro personaggio per reinvestirli nell’acquisto, poi non avvenuto, di un terreno a Rho (Mi). Secondo il gip, l’incontro a Limbadi fra il boss Mancuso ed Addisi sarebbe stato richiesto dal presunto boss Antonio Galati per sanare il debito di 300.000 euro. Galati, nonostante la parentela del politico con Mancuso, in mancanza della restituzione dei soldi, sarebbe stato pronto ad un’azione violenta nei confronti di Addisi, pur consapevole di dover poi dare spiegazioni a Mancuso.
Foto copertina StudioNord su Il Giorno

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