L'opzione recall per Virginia Raggi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-08-26

La sindaca nega che ci sia maretta tra gli attivisti nonostante il post della sorella del presidente del consiglio comunale. Intanto tra i 5 Stelle circola l’ipotesi di chiedere conto ufficialmente delle assunzioni

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Il Corriere della Sera racconta che Virginia Raggi durante la giunta di ieri ha negato che ci fossero polemiche su nomine e assunzioni nello staff:

Raggi, che ha aperto la giunta (nella quale è stata approvata la delibera per la partecipazione di Roma al bando sulle periferie varato dal ministro Delrio: per la Capitale ci sono 18 milioni in ballo) con un minuto di silenzio per le vittime del terremoto, respinge le polemiche al mittente: «Queste ricostruzioni non le abbiamo sentite e nemmeno i cittadini. Lasciateci occupare di politica e voi continuate pure con le vostre ricostruzioni».

Alla Raggi deve essere quindi sfuggito lo status di Francesca De Vito, sorella del presidente del Consiglio Comunale Marcello, a cui ha risposto il vicesindaco Frongia (che però, che peccato, non deve averla informata della polemica).

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Lo status di Francesca De Vito, sorella di Marcello De Vito, su Facebook

Ed è anche sfuggito alla sindaca l’ipotesi di convocare l’assemblea degli attivisti M5S Roma per discutere dei problemi legati alle nomine. Un’ipotesi che fa il paio con quella raccontata da Ernesto Menicucci: attivare la procedura di recall presente nel contratto firmato dai candidati a 5 Stelle.

Caso chiuso? Non ancora. Perché sulle assunzioni al Comune pendono due ricorsi (uno di Fabrizio Ghera di FdI alla Procura e alla Corte dei conti, l’altro del Codacons solo alla magistratura contabile) che potrebbero aprire un altro fronte di fibrillazione interna al Movimento. Gli attivisti, infatti, stanno già pensando — se le cose andranno avanti in questo modo — di chiamare Virginia Raggi al recall, il meccanismo all’americana di verifica sul suo operato. Procedura prevista nel famoso «contratto», cioè il «Codice di comportamento» firmato dalla sindaca al momento della sua candidatura, da applicare in caso di gravi inadempienze agli impegni assunti. Oppure se, come si legge nell’articolo 9 (Sanzioni), «il sindaco venga iscritto in seguito a fatti penalmente rilevanti nel registro degli indagati e la maggioranza degli iscritti M5S decida per le dimissioni». Ma sono solo ipotesi. Almeno per ora.

Anche perché, racconta sempre il Corriere, i consiglieri comunali pentastellati stanno pensando di scrivere una lettera aperta alla sindaca per chiedere decisioni maggiormente condivise con il gruppo: «Se le scelte fatte finora fossero in linea con i principi di M5S non ci sarebbe nulla da dire, ma non è così. Noi non vogliamo fare i passacarte o gli schiacciabottoni», fanno sapere. Secondo gli spifferi che arrivano dal Campidoglio, anche il superassessore al Bilancio Marcello Minenna, avrebbe chiesto alla sindaca di rivedere gli stipendi, soprattutto quello del caposegreteria Salvatore Romeo. Raggi, però, non molla. E, come contromossa, avrebbe messo sul piatto anche la decurtazione dello stipendio della capo di gabinetto Carla Romana Raineri, molto vicina allo stesso Minenna. Intanto la De Vito sul suo Facebook ricorda che le domande (dei 5 Stelle al governo) si possono fare “ma non si devono ricevere”.
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I riferimenti a fatti o persone saranno anche casuali, ma sono anche piuttosto chiari.

Leggi sull’argomento: La rivolta nel M5S Roma dopo il post di Francesca De Vito

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