L’omosessualità non è una malattia da curare

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-11-13

Lo ribadisce l’Ordine degli psicologi del Piemonte in un comunicato stampa

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Ovvero, ribadire l’ovvio, ma è sempre utile farlo. L’Ordine degli psicologi del Piemonte lo fa in un comunicato stampa di due giorni fa (Comunicato stampa: L’Ordine Psicologi Piemonte prende posizione sui fatti di Moncalieri e Rivarolo Canavese: l’omosessualità non è malattia da curare, ma naturale orientamento sessuale e affettivo).

Dopo le ultime vicende accadute all’Istituto Superiore Pininfarina di Moncalieri e le polemiche per l’articolo omofobo di una professoressa sul bollettino parrocchiale di Rivarolo Canavese, è necessario ribadire in modo chiaro la posizione dell’Ordine degli Psicologi e degli studi scientifici accreditati in tema di omosessualità.
Considerazioni meramente ideologiche e di stampo eteronormativo possono aver portato due insegnanti ad affermare che l’omosessualità può essere curata o che l’orientamento omosessuale si debba modificare, contraddicendo chiaramente quanto, invece, da anni sostengono le ricerche scientifiche nazionali e internazionali.
Da tempo, infatti, la comunità degli psicologi, la letteratura scientifica e numerose associazioni internazionali sostengono che l’orientamento omosessuale non è una scelta né una malattia, ma uno dei possibili orientamenti sessuali. Eterosessualità, bisessualità e omosessualità sono modi di essere nel mondo e di vivere la propria vita affettivo-sessuale conformemente a ciò che ogni persona sente in ogni età della vita.
È poi ancora più grave considerare che nel contesto scolastico si possano trasmettere informazioni scientificamente prive di fondamento e portatrici anzi di un pericoloso sostegno al pregiudizio sociale (ancora così diffuso nella nostra società) che favorisce fenomeni di discriminazione e bullismo omotransfobico a scuola.
È chiaro invece che la questione attuale sia l’ignoranza e l’omo-bi-transfobia sociale e interiorizzata che le persone gay, lesbiche, bisessuali e trans (GLBT) devono quotidianamente affrontare.
Occorre dunque, a maggior ragione nella scuola, un costante lavoro e impegno di tutti per una corretta informazione e formazione inclusiva e senza pregiudizi, per aiutare le persone GLBT a vivere pienamente e serenamente la propria vita, sotto tutti i punti di vista, incluso quello sessuale e affettivo.
Quanto accaduto all’Istituto Pininfarina di Moncalieri è ovviamente grave, ma gli studenti e le studentesse hanno saputo dare, in maniera adulta e responsabile, una lezione di uguaglianza e inclusività. Tuttavia questo non accade spesso e ci sono ancora molti insegnanti nelle scuole di tutta Italia che trasmettono messaggi non in linea con la ricerca scientifica.
Questo fenomeno desta una grande preoccupazione se pensiamo al ruolo che gli/le insegnanti svolgono in classe e al peso che le loro parole hanno sugli studenti, proprio in virtù del loro ruolo. In adolescenza, un’età di passaggio così importante per la costruzione della propria identità personale e sociale, alcuni hanno ancora il “coraggio” di trasmettere messaggi che possono mettere a rischio l’incolumità fisica e psicologica dell’individuo.
Per tutte queste ragioni, l’Ordine degli Psicologi del Piemonte si augura che queste vicende diventino anche un’opportunità di crescita e approfondimento per tutti i professionisti della salute psicologica sui temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.

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