«L'Italia dica no alla Germania per salvare l'UE»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-07

Wolfgang Münchau sul Corriere della Sera firma un editoriale in cui chiede all’Italia di allearsi con la Francia e dire no alla Germania per salvare l’Unione Europea.

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Wolfgang Münchau sul Corriere della Sera firma un editoriale in cui chiede all’Italia di allearsi con la Francia e dire no alla Germania per salvare l’Unione Europea. Il ragionamento di Münchau, già esplicitato in altre occasioni dal commentatore del Financial Times, è questo:

Il meccanismo di regolamentazione dell’euro è fortemente improntato alla visione tedesca. La Germania negli anni Novanta aveva ottenuto il varo del patto di Stabilità e crescita e, sempre la Germania, ha preteso il fiscal compact. E oggi il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble pretende un’unione politica sul modello tedesco: un’unione politica ordoliberale, vincolata a regole, la cui principale funzione consiste nel restringere il raggio d’azione degli Stati membri in tema di politica di bilancio, senza creare nuovi margini di manovra a livello del governo centrale. Si può anche affermare che in realtà l’obiettivo di questa iniziativa è restringere il raggio d’azione di Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan in tema di politica di bilancio. Questa volta l’Italia dovrebbe davvero dire no, anziché acconsentire per ragioni puramente tatticistiche, per poi nuovamente infrangere le ultime regole del gioco. Altrimenti l’Europa finirà in una spirale perversa in cui vengono emanate sempre nuove regole che vengono sempre infrante, distruggendo sempre più la fiducia, finché in qualche momento da qualche parte la corda si spezzerà.

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Euromerlek: illustrazione sul Corriere della Sera (1 luglio 2015)

Secondo Wolfgang, i sostenitori dell’euro in Italia e in Francia devono sviluppare una strategia coerente per un euro sostenibile sul piano politico ed economico:

Questa tuttavia si può attuare solo se Italia e Francia fossero sostanzialmente disposte ad arrivare a una frattura con la Germania. Se si esclude questa ipotesi, la Germania riuscirà a tradurre in pratica la sua posizione ordoliberale, come è accaduto finora. Un euro tedesco a lungo andare funzionerà solo per una piccola schiera di Paesi, la Germania e magari l’Olanda, la Finlandia, l’Austria e i piccoli Stati dell’Est e Nordest. Per l’Italia e la Francia un euro tedesco sarebbe la valuta sbagliata e finirebbe per creare un’inevitabile scissione nell’eurozona. A me non interessa una coalizione antitedesca, anche se certamente è così che sarebbe interpretata la mia posizione. Un futuro stabile per l’euro è anche nell’interesse della Germania. Al momento tuttavia in Germania si è diffusa l’opinione che si possa realizzare un’unione politica secondo i principi tedeschi, perché gli altri Stati membri sono troppo deboli. Lo spettro di un’Europa tedesca si aggira di nuovo, a dispetto dell’auspicio di Thomas Mann di una Germania europea. Ritengo quindi opportuno che l’Italia e la Francia si oppongano a questa tendenza, ma per farlo occorre coraggio e la disponibilità a una rottura. Altrimenti incombe una minaccia ancora peggiore: entro i prossimi dieci anni in Italia o in Francia i partiti antieuro e antieuropeisti otterrebbero la maggioranza e la frattura dell’euro avverrebbe quindi unilateralmente per decreto. In quel momento anche l’Unione Europea sarebbe fallita. Mettere in discussione l’euro con le sue attuali aberrazioni è quindi un atto fondamentalmente pro Europa. Chi demonizza il dibattito nuoce all’Europa.

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