L'intervista di Alexis Tsipras al Corriere della Sera

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-09

«Non taglierò pensioni e sussidi per fare un accordo», dice il premier greco al quotidiano. «Se l’Europa non riesce a gestire noi che siamo così piccoli, come si farà con Spagna e Italia? Abbiamo sofferto più di tutti»

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Alexis Tsipras rilascia oggi un’intervista ad Andrea Nicastro del Corriere della Sera. Nel colloquio il premier greco fa il punto sulla trattiva con l’Europa e dice che un accordo è possibile, ma anche che non ha intenzione di tagliare pensioni e sussidi. Il trio Hollande, Merkel, Juncker rivedrà Tsipras a Bruxelles mercoledì, a margine del vertice Ue-America Latina. Secondo il Wall Street Journal, alla Grecia la scorsa settimana sarebbe stato offerto, in cambio del pacchetto di riforme sul quale tuttavia non c’è accordo, di allungare i termini del pacchetto attuale sbloccando 10,9 miliardi accantonati per il salvataggio delle banche.
 
L’INTERVISTA DI ALEXIS TSIPRAS AL CORRIERE DELLA SERA

“Significherebbe che la Grecia è pienamente finanziata fino a marzo 2016”, riferisce una fonte al quotidiano Usa. Secondo il ministro greco dell’economia, George Stathakis, un accordo si può trovare “abbastanza presto”. Ma Atene non tiene il punto solo su Iva e pensioni. Vuole una ristrutturazione del debito e non firmerà nessun accordo che non comprenda anche una soluzione su questo, ha ribadito Varoufakis. Nell’intervista Tsipras tocca tutti i punti di contrasto ancora esistenti con le istituzioni: «Dopo 5 anni di austerità è inconcepibile che ci venga richiesto di abolire le pensioni più basse e i sussidi che riguardano i cittadini più poveri. O di aumentare del 10% il costo dell’energia elettrica per le famiglie, in un Paese nel quale migliaia di persone non hanno accesso all’elettricità. Di abolire il sussidio per il riscaldamento mentre si muore dal freddo. Sono delle proposte che non possiamo accettare non solo perché si pongono al di fuori del mandato popolare che abbiamo ricevuto, ma perché se le accettassimo assesteremmo un colpo durissimo all’Europa della democrazia e della solidarietà sociale», dice. Ma la risposta più importante che dà è a penultima.

L’austerità è stata applicata in molti Paesi europei. Perché la Grecia deve essere differente?
«La differenza è che in Grecia l’austerità è stata attuata con una brutalità mai vista e ha portato a conseguenza economiche e sociali rovinose. Questo appare chiaramente anche come si è ridisegnato il Paese negli ultimi anni. Disoccupazione dal 12 al 27% in tre anni, Pil sceso del 25%, sulle classi medie e su quelle più povere della società è gravato un peso fiscale enorme, con la crisi umanitaria i senzatetto e coloro che vivono ai margini della società sono aumentati ogni giorno. Basta guardare i programmi di Irlanda e Portogallo per capire che si tratta di paragoni “infelici”. Nessuno ha sofferto quanto la Grecia».
Tutta la rinegoziazione del debito greco è stata caratterizzata dallo scontro tra i sostenitori dell’austerity e chi crede negli stimoli alla crescita. Solo una questione di teoria economica o sfida politica?
«Le teorie economiche vengono costruite per sostenere specifici interessi sociali. Ed è per questo che non esiste una scuola economica unica, ma molte. Basta confrontare gli indicatori di disuguaglianza sociale della Grecia e dell’Europa prima e dopo la grande crisi del 2008. Le ricette attuate miravano alla riduzione del costo del lavoro, ma anche alla deregolamentazione del mercato del lavoro con l’obiettivo di creare incentivi per maggiori profitti, per aumentare gli investimenti. La grande promessa era che lo sviluppo si sarebbe allargato a tutta la società. Purtroppo non ha funzionato. È una ricetta che fallisce costantemente e ovunque nel corso degli ultimi 30 anni».
In caso di Grexit l’Europa scricchiolerebbe sia dal punto di vista economico che geopolitico. Per voi è un vantaggio negoziale. Ma è giusto chei contribuenti europei paghino un fallimento economico?
«Non vogliamo mettere paura o ricattare. Sappiamo che anche altri affrontano difficoltà e contemporaneamente mostrano solidarietà. D’altraparte la Grecia resta uno Stato sovrano che ha l’obbligo di fronte ai suoi cittadini e alla comunità internazionale di discutere con tutti la stabilità economica e geopolitica. Voglio essere chiaro. La Grecia riceve prestiti. Nessuno le regala dei soldi. Secondoil Parlamento tedesco, la Germania haguadagnato 360 milioni di euro dai prestiti che ciha concesso».
Il fallimento della Grecia sarebbe anche il fallimento dell’euro?
«Penso sia evidente. Sarebbe l’inizio della fine dell’eurozona. Se la leadership politica europea non può gestire un problema come quello della Grecia che rappresenta il 2% della sua economia, quale sarà la reazione del mercati per Paesi che affrontano problemi molto più grandi, come la Spagna o l’Italia che ha un debito pubblico di 2 mila miliardi? Se la Grecia fallisce i mercati andrannosubito a cercare il prossimo. Se dovesse fallire la trattativa, il costo per i contribuenti europei sarà enorme. È per questo che sono profondamente convinto che ciò non convenga a nessuno. Lo dico per far comprendere che il mio governo non tratta egoisticamente. Al contrario. Se la Grecia otterrà qualcosa di buono da questa trattativa – ad esempio minore austerità – la strada si aprirà per tutti. Per questo, specialmente i Paesi del Sud, dovrebbero appoggiare la posizione greca nel loro proprio interesse».
Per Matteo Renzi è impensabile che gli italiani paghino le baby pensioni ai greci.
«Parlerò con Matteo e gli spiegherò che su questopunto ha sbagliato. Sulle baby-pensioni ci siamoimpegnati ad abolirle. Tuttavia, i paragoni sonofuori luogo. La Grecia in 5 anni ha ridotto lepensioni fino al 44%, ridotto gli stipendi nel settoreprivato fino al 32%, distrutto il suo mercato dellavoro, demolito lo Stato sociale, salassato fiscalmentedipendenti e classe media, raggiunto 1 milionee mezzo di disoccupati su una popolazioneattiva di 6 milioni».

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Grecia, il piano di Tsipras e quello dei creditori (Corriere della Sera, 3 giugno 2015)

PERCHÉ LA RISPOSTA DI TSIPRAS SULL’EURO È IMPORTANTE
La penultima risposta, dicevamo, è la più importante. Perché Tsipras in primo luogo disegna uno scenario apocalittico in caso di fallimento che non è molto lontano dalla realtà, anche se forse esagera nelle conseguenze immediate per l’Europa della Grexit. Ma soprattutto Tsipras dice perché è importante la missione della Grecia per l’Europa: perché una vittoria di Atene nelle trattative spalancherebbe le porte a quel superamento dell’austerità che ultimamente anche il presidente del Consiglio italiano ha cominciato a chiedere a gran voce, dopo aver perso l’occasione di fare qualcosa in tal senso durante il suo semestre di presidenza Ue. Anche durante l’intervento alla direzione Pd di ieri Renzi è tornato sui suoi propositi bellicosi nei confronti della Germania: bene, dovrebbe aver presente il premier che i propositi saranno tanto più realtà quanto più non si finirà per sbattere fuori prima chi, come Tsipras, li ha già da oggi. Per questo l’Italia dovrebbe aiutare la Grecia, o quantomeno evitare di dire stronzate sulle baby pensioni altrui.

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