L'indagine su Salvini per le frasi contro i giudici

di dipocheparole

Pubblicato il 2016-02-15

Il Procuratore della Repubblica di Torino, Armando Spataro, ha avviato degli accertamenti sulle espressioni contro la magistratura pronunciate dal segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini in occasione del congresso piemontese del Carroccio. Il magistrato, che ha affidato l’incarico alla Digos di Milano, vuole verificare la sussistenza del reato di vilipendio dell’ordine giudiziario. Sebastiano Messina …

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Il Procuratore della Repubblica di Torino, Armando Spataro, ha avviato degli accertamenti sulle espressioni contro la magistratura pronunciate dal segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini in occasione del congresso piemontese del Carroccio. Il magistrato, che ha affidato l’incarico alla Digos di Milano, vuole verificare la sussistenza del reato di vilipendio dell’ordine giudiziario. Sebastiano Messina su Repubblica oggi ha ricordato che la frase sulla magistratura italiana che sarebbe «una schifezza» non è una novità né per la Lega né per Salvini.

«Una schifezza», accusa Salvini. E del resto l’aveva già detto, di non avere «nessuna fiducia nei magistrati, che sono strabici, vedono molto bene da una parte e sono molto distratti dall’altra». Parole di due anni fa, quando la Procura di Torino chiese il rinvio a giudizio di un altro leghista, l’allora governatore del Piemonte Roberto Cota, per una storia gemella di rimborsi pazzi, finita con un patteggiamento, la restituzione di 32 mila euro e una precisazione da antologia: «Non erano mutande verdi, quelle della nota spese, erano solo pantaloncini». Che poi ci fosse «troppa sinistra e troppa politica nella magistratura», il leader leghista l’aveva dichiarato un anno fa, e anche quella volta un pm voleva processare il suo partito, chiedendo il rinvio a giudizio di Bossi, Maroni, Calderoli, Speroni e altri 30 leghisti per la costituzione della «Guardia Nazionale Padana», accusandoli tutti di aver tentato di costituire vent’anni fa «un’associazione di carattere militare». Prima ancora che il gup decretasse il liberi tutti («Non luogo a procedere») Salvini aveva già emesso la sua sentenza: sono politicizzati.

matteo salvini
E sarebbe sbagliato dedurre che la Lega si è berlusconizzata, facendo proprio il metodo dell’ex Cavaliere di attaccare i giudici che osano indagarlo, perché semmai è vero il contrario:

Vennero poi le accuse ai giudici di essere «razzisti», perché erano «meridionali». Di rappresentare «un pericolo per la democrazia». Di essere «amici dei comunisti». E Bossi era scatenato, li metteva nel mirino a uno a uno e diceva — da ministro della Repubblica — che «quel magistrato della provincia di Varese è un gran cornuto», che il procuratore di Verona Guido Papalia doveva essere «messo al bando dalla società civile», anzi «ficcato al fresco» (mentre Borghezio andava sotto le finestre del magistrato per gridargli: «Farai la fine di Mussolini!»). Tutto questo, allora come oggi, perché un pm indagava sulla Lega. E anche quando scopriva che un cassiere del partito riciclava in Tanzania il finanziamento pubblico (appropriazione indebita, riciclaggio, false fatturazioni e truffa ai danni dello Stato, a leggere le carte) per i leghisti il colpevole numero uno rimaneva sempre lui, il magistrato di turno e insieme a lui la magistratura tutta. Memorabile la risposta di Riccardo Bossi detto «il Trota» a chi gli domandava come intendesse difendersi in aula dalle accuse di aver speso i finanziamenti pubblici al partito per pagare debiti personali, noleggi auto, le rate dell’università dell’Insubria, l’affitto di casa, l’abbonamento alla pay-tv e persino il veterinario per il cane. «È un complotto della magistratura».

Nella nota della procura si precisa che “a seguito della pubblicazione su vari quotidiani, in data odierna, di alcuni articoli contenenti riferimenti ad espressioni (quali ‘La magistratura è una schifezza’) che l’onorevole Matteo Salvini, nella giornata di ieri, avrebbe pronunciato nell’ambito di una manifestazione politica tenutasi a Collegno, il procuratore della Repubblica ha disposto accertamenti attraverso la Digos della Questura di Milano onde verificare la eventuale sussistenza di estremi del reato di vilipendio dell’ordine giudiziario”. “Se so che qualcuno, nella Lega, sbaglia sono il primo a prenderlo a calci nel c… e a sbatterlo fuori – ha detto ieri Salvini -. Ma Rixi è un fratello e lo difenderò fino all’ultimo da quella schifezza che è la magistratura italiana. Si preoccupi piuttosto della mafia e della camorra, che sono arrivate fino al Nord”. Il riferimento di Salvini è alla ‘Rimborsopoli’ ligure che vede l’assessore del Carroccio, che è anche vicesegretario federale della Lega, tra i rinviati a giudizio. Il reato per il quale la Procura di Torino ha chiesto alla Digos di Milano, dove ha sede la Lega Nord, è previsto dall’articolo 290 del codice penale. Il reato è punito con una multa che varia tra i mille e i 5mila euro.

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