L'indagine su Marine Le Pen per finanziamento illecito

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-04-11

Mentre lei cerca di cacciare il padre dal partito, un’inchiesta mette in discussione le spese del Front National, gonfiate ad arte insieme alle assunzioni strane di collaboratori della leader. Che accusa la magistratura come Berlusconi

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Lo psicodramma familiar-politico di Marine Le Pen contro il padre Jean Marie passa in secondo piano. Perché la leader del Front National deve fronteggiare un pericolo molto più grave: l’indagine che riguarda lei e i suoi più stretti collaboratori, accusati di finanziamento illecito e truffa per i soldi della campagna elettorale 2012. Non l’unica che coinvolge il FN, visto che c’è quella per gli eurodeputati accusati di prendere lo stipendio del Parlamento Europeo mentre lavorano per il FN. Ma di certo quella che mette più a rischio Marine e i suoi, proprio mentre sta accompagnando il padre alla porta del partito.

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La vignetta di Plantu su Jean Marie e Marine Le Pen

MARINE LE PEN E IL FINANZIAMENTO ILLECITO
Nelle carte dei giudici che indagano sulla Riwal si spiega che alla presidente del partito può essere rimproverato di aver stipendiato “in modo fittizio, con contratti a durata determinata, durante la sua campagna, due suoi consiglieri: David Rachline, consigliere per la comunicazione, e Nicolas Bay, portavoce”. Secondo i magistrati, questi stipendi “versati dalla Riwal soltanto durante le campagne per le presidenziali e le legislative 2012, appaiono come una dissimulazione di donazioni ai candidati”. Bay, diventato poi segretario del partito, sarebbe stato stipendiato come “redattore” per un totale di circa 7.000 euro, Rachline, come “responsabile di progetto”, ha percepito oltre 4.500 euro. Marine Le Pen è coinvolta anche per finanziamento illecito sempre da parte della Riwal del suo amico Chatillon, che nel 2012 e nel 2013 avrebbe elargito al Front e all’associazione ad esso vicina, “Jeanne”, beni, servizi e benefit vari a prezzi inferiori al mercato: locali messi a disposizione del partito, concessione di prestiti a interesse zero, pagamento di fatture per lavori vari. Le Monde racconta nel dettaglio che secondo i magistrati Le Pen potrebbe aver impiegato “fittiziamente con contratti a tempo determinato due suoi consiglieri, David Rachline, consigliere per le comunicazione, e Nicolas Bay, portavoce della campagna”. Gli stipendi “versati da Riwal solo durante le campagne per le presidenziali e le legislative del 2012, si possono configurare come donazioni dissimulate ai candidati”. David Rachline è senatore e sindaco di Fréjus, Nicolas Bay, deputato europeo e segertario generale del Fn. Concretamente, scrive Le Monde, Bay è stato impiegato da Riwal per due mesi, maggio e giugno 2012, in qualità di “ideatore e redattore” ricevendo 6.061 euro di stipendio e 952 euro di straordinari. Rachline come “responsabile di progetto” ha ricevuto nello stesso periodo 4.306 euro più 342 euro di straordinari. Cifre modeste, per le quali i magistrati vogliono comunque interrogate i due politici oltre a Le Pen.
 
RUBAGALLINE AL POTERE?
Poi ci sono i 412mila euro di soldi finiti nelle casse del Front grazie a fatture di tipografia per manifesti che non sarebbero mai stati stampati, e ancora i 525 kit del candidato che dovevano andare ai militanti del FN che però nessuno ha mai visto, anche se risultano formalmente acquistati per l’importante cifra di 16mila euro: un modo per comprarsi la candidatura, probabilmente, o per coprire le spese della campagna elettorale. Ma la parte più divertente è la risposta di Marine. Che ieri, in replica alle notizie pubblicate da Le Monde, ha detto che è vittima di un complotto politico dei giudici:


Una scusa che in Italia abbiamo già sentito in tante occasioni.
 

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