Linda Meleo deve ancora spiegare la storia di Federico Chiovelli

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-09-03

Anche Peter Gomez gliene chiede oggi conto sul Fatto. La replica dell’assessora è chiara: «Non c’ero e se c’ero dormivo»

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«Alcune cose i romani hanno il diritto di saperle con chiarezza. È vero o falso che, un assessore, come sostiene Rettighieri, ha chiesto informazioni sullo spostamento di un dirigente iscritto al Movimento? E se la cosa è falsa –come si spera –l’ex numero uno dei trasporti verrà denunciato per calunnia?»: il nome dell’assessore Peter Gomez sul Fatto di oggi non lo fa, ma si capisce benissimo che nell’articolo intitolato «M5S, trasparenza impone di prevenire domande e critiche» ce l’ha con la responsabile dei trasporti Linda Meleo e con il caso di Federico Chiovelli.

Linda Meleo deve ancora spiegare la storia di Federico Chiovelli

Anche Il Fatto, che non può certo essere considerato ostile ai 5 Stelle, sta facendo notare all’assessora che sta continuando a scappare di fronte alle spiegazioni che deve fornire sul caso del responsabile della Roma-Viterbo, incidentalmente anche attivista grillino di zona e cugino di un’assessora municipale, spostato dal suo incarico da Rettighieri, e per il quale la Meleo si sarebbe spesa chiedendo spiegazioni riguardo la decisione. L’assessora è stata infatti accusata da Marco Rettighieri, direttore generale di ATAC, di aver interferito nella gestione aziendale in una lettera divenuta pubblica grazie all’azione del senatore Stefano Esposito, che era stato uno dei grandi sponsor della nomina dello stesso Rettighieri nell’azienda dei trasporti romana, effettuata dal prefetto Francesco Paolo Tronca mentre era commissario della città. Nello specifico, Rettighieri ha accusato la Meleo di essersi “interessata” allo spostamento ad altro incarico di Federico Chiovelli, responsabile della Roma-Viterbo e, incidentalmente, attivista del MoVimento 5 Stelle in zona e cugino di un’assessora municipale M5S. Se la Meleo si sente in diritto di intervenire nei confronti di una tematica che le interessa dal punto di vista politico, come lo spostamento ad altro incarico di un dipendente di una controllata di ATAC (e attivista M5S, come del resto anche in famiglia), non si capisce però perché non si senta in dovere di raccontare i fatti, nominare gli interessati.

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La terza parte della lettera di Rettighieri alla Meleo con la storia

In tutto ciò l’assessora ha risposto pubblicando le lettere che ha mandato a Rettighieri in cui chiede di essere informata sulle decisioni aziendali – e qui è irrituale che un politico faccia tutto ciò per lettera, ma ci può stare – e insieme evitando accuratamente di nominare il responsabile della Roma-Viterbo che incidentalmente è anche attivista e cugino di assessora municipale. Perché questo silenzio? Non si sente, la Meleo, in dovere di dare spiegazioni e difendere una scelta che può essere anche logica e giusta? Non capisce, la Meleo, che in questo modo dà adito a sospetti anche irragionevoli nei confronti del suo ruolo? Continuerà a dire “non c’ero e se c’ero dormivo” a chi le farà notare la storia?

Leggi sull’argomento: Le risposte che Linda Meleo dovrebbe dare

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