L'incognita Varoufakis sulle elezioni di Tsipras

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-21

Lafazanis dà vita a un nuovo partito, “Unità Popolare”, che punterà all’uscita della Grecia dall’euro. Varoufakis non è tra gli scissionisti di Syriza. Una sua candidatura potrebbe mettere in difficoltà Tsipras. Ma è più probabile che Yanis resti fuori dalla contesa

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E se fosse Yanis Varoufakis a sfidare Alexis Tsipras? L’annuncio di elezioni anticipate in Grecia volute dal premier ha accelerato la scissione dell’ala sinistra del suo partito Syriza che ha dato vita ad un nuovo partito che conta su 25 parlamentari. La nuova formazione si chiama “Unità Popolare” e sarà guidata dall’ex ministro dell’Energia e leader dell’estrema sinistra di Syriza, Panagiotis Lafazanis. Con 25 deputati il gruppo parlamentare sarà il terzo nell’Assemblea formata da 300 deputati. Varoufakis non è tra i parlamentari e quindi la logica vuole che in questo momento, nonostante le molte critiche dei mesi scorsi a Tsipras e Tsakalotos, Yanis è ancora nel gruppo di Syriza e quindi si prepara alle elezioni al fianco di Tsipras. C’è invece la presidente del parlamento, Zoe Konstantopoulou, che nei mesi scorsi era stata molto critica nei confronti dell’accordo firmato da Tsipras.
 
L’INCOGNITA VAROUFAKIS SULLE ELEZIONI DI TSIPRAS

Nel frattempo il presidente della Repubblica greca ha conferito il mandato di formare un nuovo governo greco al leader di Nuova Democrazia, Evangelos Meimarakis. Un tentativo che sarà difficilmente coronato da successo, ma di fatto potrebbe spostare le elezioni oltre la data del 20 settembre. Meimarakis ha indicato la scorsa notte che farà di tutto per poter formare un governo, anche di minoranza. “Esploreremo tutte le strade nello sforzo di assicurare che le elezioni siano l’ultima opzione, non la prima come vuole Tsipras”, ha detto, aggiungendo che parlerà con tutti i leader dell’opposizione. Non è chiaro se ciò comprenda anche il partito neonazista Alba Dorata. E’ possibile che Memarakis si rivolga anche ai Greci Indipendenti (Anel) , alleato di governo di Syriza, il partito del premier dimissionario Alexis Tsipras. Tuttavia, nota Ekathimerini, l’opposizione europeista (Nuova Democrazia, Potami e Pasok) non ha i voti sufficienti per governare e appare improbabile che ottenga da altri partiti il sostegno esterno per un esecutivo di minoranza. L’effetto più probabile del suo incarico potrebbe essere lo spostamento delle elezioni oltre il 20 settembre, specie se Meimarakis impiegherà tutti i tre giorni a sua disposizione per cercare di formare il governo. Rinvio che sarà maggiore se vi saranno altri incarichi dopo Meimarakis. Il fattore tempo è infatti fondamentale: è esattamente quello che serve alla Piattaforma di Sinistra di Lafazanis per organizzare un’alternativa politica a Syriza che vada in direzione della Grexit, ovvero dell’uscita della Grecia dall’euro come l’ex ministro dell’Energia aveva proposto apertamente dopo la vittoria del no al referendum. Ma quante chance di vittoria ha una proposta alternativa a Syriza? Allo stato dei fatti, pochine. Racconta oggi Federico Fubini sul Corriere:

Oggi il premier è ancora popolare, domani chissà. Gli ultimi sondaggi danno Syriza, il suo partito, attorno al 39% dei consensi e lui stesso al 61%: per il leader di Atene si presenta un’occasione unica di strappare il pieno controllo del partito e del gruppo parlamentare, liberandosi dell’opposizione interna contraria alla permanenza della Grecia nell’euro. «Piattaforma di sinistra», l’ala radicale guidata dall’ex ministro Panagiotis Lafazanis, ha già avviato la scissione da Syriza ma nei primi sondaggi informali viene accreditata appena di un 5-7%. E in caso di voto anticipato la legge permette a tutti i capi partito di selezionare liste bloccate, quindi di fatto di mandare in Parlamento chi vogliono loro: deputati nominati e legati ai leader, come usa in Italia.
Resta da capire se la nuova Syriza moderata raccoglierà abbastanza voti per governare da sola o avrà bisogno di un partner. Per ora però non sembra in dubbio la vittoria, perché nessun altro partito è davvero in gara. I conservatori di Nea Demokratia e i socialisti del Pasok, entrambi quasi ai loro minimi nei sondaggi, sono spenti come i partiti della Prima Repubblica in Italia dopo Mani Pulite. I liberali di Potami restano un partito di élite, incapace di superare l’8%. Tsipras è stato umiliato a Bruxelles ma, anche nella nuova incarnazione riformista, ad Atene è padrone incontrastato.

Yanis Varoufakis 2
COSA PUÒ FARE LAFAZANIS
A questo punto, per cercare davvero di vincere le elezioni, Lafazanis potrebbe chiedere a Varoufakis di guidare lui la sua Piattaforma di Sinistra. Ma è estremamente improbabile che Yanis accetti. Più facile che decida di restarsene fuori dal parlamento:


Una scelta di campo di Varoufakis tra l’altro forse nemmeno sposterebbe i voti necessari a una vittoria del nuovo partito. Perché anche nel voto del referendum, così come in tutti i sondaggi d’opinione, è apparso sempre chiaro che la stragrande maggioranza dei greci non ha alcuna intenzione di uscire dall’euro. Anche Ettore Livini su Repubblica oggi sembra escludere questa possibilità:

La probabile scissione darà vita così a un nuovo soggetto politico che per alcuni sondaggi informali è attorno al 5%. Varoufakis e Konstantopoulou, i due più carismatici rivali del premier, hanno pochi punti di contatto con Lafazanis e potrebbero decidere di correre inproprio. Nel caos è anche l’opposizione, che non è stata in grado di mettere sul piatto un leader alternativo. Nea Demokratia, spaccata in un conflitto generazionale e di correnti, ha affidato il dopo-Samaras a un reggente – Evangelis Meimarakis – affabile ma di scarso appeal elettorale.
Stesso discorso per il Pasok, ridotto a percentuali da prefisso telefonico e guidato da Fofi Gennimata, che non pare essere riuscita a invertire la tendenza al ribasso dei consensi. To Potami, il partito riformista di centro di Stavros Theodorakis, naviga in terza posizione nei sondaggi ma senza troppo sprint. Mentre Alba Dorata, senza contributi pubblici e con i leader sotto processo, non dovrebbe riuscire questa volta (sperano tutti) a guadagnare dai fallimenti altrui. La somma di queste debolezze è il motivo per cui,malgrado tutto, Tsipras potrebbe riuscire a far saltare il banco nelle urne.

Si torna quindi al punto di partenza. Con Alexis Tsipras di nuovo premier. E una piattaforma politica nuova tutta da decifrare.

Leggi sull’argomento: Alexis Tsipras, cosa c’è dopo le dimissioni

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