Lezioni gender: cosa succede a scuola a settembre

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-08-31

Manca poco all’inizio dell’anno scolastico ed è tempo di fare chiarezza sui vari appelli per fermare i “corsi gender” e dei falsi allarmi sulle novità introdotte dalla riforma della scuola in materia di educazione sessuale

article-post

Domani, 1 settembre, inizia ufficialmente l’anno scolastico 2015/2016, i docenti e i dirigenti scolastici inizieranno il lavoro per le riunioni preliminari e la stesura del Pof, il Piano dell’offerta formativa. Poi, regione per regione, gli alunni torneranno in classe; si inizia con la Provincia di Bolzano (il 7) e il Molise (il 9) ma la maggior parte degli studenti inizierà le lezioni tra il 14 e il 16 settembre. Quest’anno si prevede un inizio particolarmente caldo, proprio in virtù della “Buona Scuola”, la riforma del sistema scolastico voluta dal Governo Renzi. Molti genitori sono preoccupati dall’eventualità che i propri figli possano trovare nell’orario scolastico una materia nuova: il Gender. Come ormai saprete tutto nasce dalle mistificazioni riguardo le presunte direttive dell’OMS che inviterebbero ad istituire “corsi di masturbazione” nelle scuole a partire dagli asili.
 
patto di corresponsabilità gender nelle scuole 1
 
IL PATTO DI CORRESPONSABILITÀ
La storia dei corsi di educazione sessuale che insegnerebbero l’omosessualità va avanti ormai da un paio d’anni ma tra la fine dell’anno scolastico e quella delle vacanze estive molti genitori si sono visti recapitare messaggi via Whatsapp, Facebook e quant’altro inquietanti messaggi riguardanti la nuova offensiva dei cosidetti “corsi gender” nelle scuole. Ultimo, in ordine di tempo, è l’invito a non firmare il Patto di Corresponsabilità, un documento che secondo alcuni servirebbe per autorizzare l’introduzione delle “lezioni gender” nella scuola di vostro figlio. Il problema è che il Patto Educativo di Corresponsabilità (qui il link al sito del Ministero) riguarda principalmente le norme di comportamento di docenti e alunni all’interno dell’edificio scolastico. Non si tratta di un contratto firmato il quale il genitore perderà ogni potere di controllo sull’attività scolastica, anzi si tratta di un documento in cui tutti i soggetti coinvolti (docenti, alunni e genitori) si impegnano – ciascuno per quanto compete loro – alla buona riuscita del processo educativo. Inoltre se si va a leggere il documento non c’è alcun accenno all’educazione alla sessualità o al gender. Ma non finisce certo qui, perché il machiavellico piano del Ministero dell’Istruzione, scritto in realtà dalle solite lobbies gay vuole – spiega l’autore del messaggio – introdurre il gender nelle scuole facendolo passare per qualcos’altro:

Attenzione, vi diranno che non è vero, che non c’entra niente con il gender.
Vi parleranno di cose buone come il rispetto , la lotta al bullismo, lotta alla violenza contro le donne e simili.
PARITÀ DI GENERE, EDUCAZIONE ALL’ AFFETTIVITA’
PAROLE CHIAVE dietro le quali vogliono nascondere
l’indottrinamento all’ ideologia gender dicedovi anche che questa non esiste.
NON CASCATECI !!!!
CON INGANNO VI FARANNO FIRMARE LA VOSTRA CONDANNA e non potrete più far niente perché avrete dato il vostro consenso. NON FIRMATE !!!!!

Questa seconda parte del messaggio fa riferimento al DDL Fedeli e alla polemica connessa circa il fatto che introdurrebbe il gender nelle scuole. Il problema è che il DDL Fedeli (qui il testo del DDL 1680) non introdurrà il gender nelle scuole.
 


 
Il DDL Fedeli non parla di “teoria del gender” e non vuole nemmeno negare l’esistenza di differenze tra uomo e donna. Per rendersene conto sarebbe sufficiente andare a leggere il testo (sono poche pagine). Ecco i due obbiettivi del Disegno di Legge:

La prima, fissare tra gli obiettivi nazionali dell’insegnamento e delle linee generali dei curricoli scolastici la cultura della parità di genere e il superamento degli stereotipi; la seconda, l’intervento sui libri di testo, riconosciuti in tutte le sedi internazionali, come un’area particolarmente sensibile per le politiche delle pari opportunità.

Insomma si tratta di insegnare il rispetto delle diversità (non di inculcare la voglia di essere diversi) per garantire a tutti pari opportunità. Quindi non si tratta di negare le differenze tra uomo e donna. Può davvero essere una cosa così brutta? Andiamo a leggere il testo, Art. 1 Comma 2:

i piani dell’offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado adottano misure educative volte alla promozione di cambiamenti nei modelli comportamentali al fine di eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla differenziazione delle persone in base al sesso di appartenenza e sopprimere gli ostacoli che limitano di fatto la complementarità tra i sessi nella società.

E ancora, l’Articolo 2 prevede che l’insegnamento sia finalizzato a fornire indicazioni agli alunni (tenendo conto delle loro competenze e del livello di maturazione) riguardo:

i temi dell’uguaglianza, delle pari opportunità, della piena cittadinanza delle persone, delle differenze di genere, dei ruoli non stereotipati, della soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, della violenza contro le donne basata sul genere e del diritto all’integrità personale.

Più che insegnare il gender il DDL Fedeli sembra incentrato sull’educazione ad essere parti di una società non sessuofobica (come fa notare l’Ordine degli Psicologi del Lazio). Può essere una cosa così brutta insegnare che tutti abbiamo gli stessi diritti, che la violenza sulle donne è un crimine e che ognuno ha diritto ad essere sé stesso? Stando alle dichiarazioni sul femminicidio fatte dal fondatore del Cammino Neocatecumenale Kiko Arguello durante la manifestazione di sabato, sembrerebbe proprio di sì. Insomma il Patto di Corresponsabilità non introduce i corsi gender nella scuola di vostro figlio negandovi la possibilità di intervenire qualora la scuola decidesse di inserire nel POF corsi di educazione alla sessualità (spesso facoltativi).

ddl scuola gender
Il messaggio sul referendum, il ddl scuola, il gender brutto e cattivo

 
IL REFERENDUM PER “ABROGARE IL GENDER” DALLA RIFORMA DELLA BUONA SCUOLA
L’invito a non firmare il Patto di Corresponsabilità fa il paio con la raccolta firme per il referendum per abrogare le lezioni gender a scuola. I quesiti proposti sulla scuola, infatti, sono due: uno di Possibile, il nuovo soggetto politico di Pippo Civati, che vuole sopprimere la parte della norma relativa alla funzione del dirigente scolastico; l’altro (che chiede invece l’abrogazione dell’intera legge) di una non meglio identificata costola campana dello Snals, che agisce prevalentemente su gruppi Facebook e tramite WhatsApp, sotto l’altrettanto misteriosa denominazione di Leadership alla scuola. Per il secondo il quesito è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. I cittadini che vorranno sottoscrivere la proposta referendaria avranno la possibilità di firmare entro il 25 settembre prossimo sia negli uffici di tutti i comuni italiani sia presso gli appositi banchetti che saranno allestiti dagli organizzatori (il comitato nazionale “Leadership alla scuola”) nelle diverse città italiane. Quindi è stata una scelta degli organizzatori quella della tempistica (nessuno “l’ha fatto apposta” per non farvi firmare) ma soprattutto, ed è questa la parte più importante, nulla c’azzecca il DDL scuola del governo Renzi con le lezioni gender a scuola. Anche questa volta il messaggio anti-gedner si rivela la solita bufala allarmistica, un po’ come quella della diffida ai dirigenti scolastici che oseranno proporre corsi di educazione sessuale.

Potrebbe interessarti anche