L'Europa e la testa di cavallo nel letto di Renzi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-12-08

Dijsselbloem chiede misure efficaci all’Italia e aggiuntive alla Francia. Per adesso non sembra un ultimatum. Ma le sue parole insieme a quelle della Markel di ieri non promettono bene in vista di marzo

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Italia, Francia e Belgio, i tre paesi ai quali la Commissione ha concesso tempo fino a marzo per ottenere progressi verso il rispetto delle regole stabilite per i conti pubblici dal Patto di stabilità e crescita, devono decidere «misure aggiuntive tempestive». «Ci sono due possibilità: adottando nuove misure o con una nuova valutazione dell’efficacia delle misure già adottate». Un’altra possibilità è che «la commissione, sulla base di successive valutazioni, ritenga che lo 0,1% di correzione già prevista sia in realtà più elevata, allo 0,2%». Il dialogo con i paesi proseguirà nelle prossime settimane e «il tempo concesso deve essere utilizzato per colmare il divario: con nuovi provvedimenti o misure più efficaci». Il presidente dei diciotto ministri delle finanze, Jeron Dijsselbloem, alla prima riunione dell’Eurogruppo disseppellisce l’ascia di guerra dell’Unione Europea contro gli stati in difficoltà sui conti, e a farne le spese è soprattutto l’Italia di Matteo Renzi, che si trova nuovamente sul banco degli imputati. La Commissione aveva già indicato che lo scostamento tra l’impegno italiano e le indicazioni europee sulla base delle regole del patto di stabilita’ era di 0,4 punti percentuali: mentre il governo prevede uno sforzo strutturale nel 2015 pari a 0,3% del Pil, la stima della Commissione si ferma a 0,1%. Il riferimento a discussioni con la Commissione significa che si dovranno verificare sul campo le stime in gioco. E infine, la ciliegina sulla torta: «Accogliamo con favore gli sforzi dell’Italia e incoraggiamo l’attuazione delle riforme strutturali: lanciare le riforme è una cosa, un’altra è attuarle e attuarle è cruciale».

ITALIA DEBITO
I conti dell’Italia a confronto con i grandi paesi europei (Corriere della Sera, 8 dicembre 2014)

LA TESTA DI CAVALLO NEL LETTO DI RENZI
A una decina di giorni dal Consiglio europeo di Bruxelles in cui Matteo Renzi intende tornare a battere sul tasto della flessibilità e della crescita, come scriveva oggi Maria Teresa Meli sul Corriere, i conti dell’Italia tornano pesantemente sotto la lente dell’Europa, e soprattutto con la promessa che la partita non è finita con l’ok preventivo alla Legge di Stabilità a novembre. Anche se le circostanze economiche sfavorevoli e il tasso molto basso dell’inflazione hanno complicato il raggiungimento dell’obiettivo di una riduzione del debito e il pieno rispetto della regola del debito appare molto difficile a questo punto, per l’Italia «l’alto livello del debito rimane un soggetto di preoccupazione», si legge nella dichiarazione pubblicata al termine dell’Eurogruppo dedicato all’esame delle opinioni della Commissione sulle bozze di bilancio per il 2015. Parole che fanno il paio con quelle pronunciate dalla Merkel ieri:

La cancelliera tedesca Angela Merkel considera «insufficienti» i piani di riforme di Francia e Italia. Ha così rimesso in discussione,in vista dell’Eurogruppo dei 18 ministri finanziari di oggi a Bruxelles, il rinvio a marzo della valutazione delle leggi finanziarie di Parigi e Roma,concesso dalla Commissione europea su base «politica» nonostante non appaiano in linea coni vincoli Ue sui bilanci.A Merkel va bene che la Commissione europeaabbia «stabilito un calendario secondo ilquale Francia e Italia dovranno presentare ulteriorimisure». Lo ritiene «giustificato perché idue Paesi stanno attraversando effettivamente un processo di riforme». Ma, per la Cancelliera, «la Commissione ha ribadito anche che quanto presentato sul tavolo fino a ora non è sufficiente, parere che io condivido».

In attesa dell’Ecofin di domani, quindi, l’Europa “che conta” torna a mettere sul banco degli imputati deficit e debito, esattamente come in questi ultimi anni è stato fatto in nome dell’austerità. Vero è che nell’occasione l’Europa differenzia tra Italia e Francia, chiedendo alla seconda misure aggiuntive mentre per la prima mette soltanto in dubbio la loro efficacia. L’eurogruppo non sembra nemmeno nascondersi le circostanze economiche favorevoli e la bassa inflazione, che hanno contribuito all’allontanarsi dell’obiettivo di riduzione del debito, che in questo stadio appare “esigente”. E su questo punto l’Italia sperava, perché basava gran parte dei ragionamenti di Padoan sulla questione del debito.

ULTIMATUM O TESTA DI CAVALLO?
La linea dell’Eurogruppo comunque non è dare ultimatum. All’Italia l’Eurogruppo chiede ‘misure efficaci lasciando imprecisato se si tratta di misure aggiuntive, di precisare o approfondire misure già prese, di aspettare che quelle già prese producano dei risultati o che a marzo possano essere stimati risultati migliori di quelli previsti. Ma il combinato disposto dell’uscita di Angela Merkel e delle critiche dell’Eurogruppo non possono non insospettire. Specialmente in vista della scadenza di marzo, ripetutamente segnalata come fondamentale da Dijsselbloem. Non un ultimatum, ma una testa di cavallo nel letto insomma. Come nel film Il Padrino.

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