La lettera di risposta di Padoan all'Europa

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-10-26

Il ministro dell’Economia spedirà domani la replica al Commissario Katainen. E spiegherà che alternative a una manovra espansiva non ce ne sono. Con buona pace dei conti e di Bruxelles

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Michele Di Branco sul Messaggero disegna oggi i contorni della lettera che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan domani spedirà in risposta ai rilievi del commissario Katainen sulla Legge di Stabilità 2015. In primo luogo ci sarà da sbrogliare la matassa dello strictly confidential: la scelta di rendere pubblica la lettera, non condivisa dalla UE, mette già via XX Settembre in una posizione difficile. Ma il gesto, oltre che per la necessaria trasparenza, se non altro è servito per spiegare che la Commissione ci ha chiesto una correzione di bilancio pari a otto miliardi, una cifra che farebbe saltare la manovra.

Così, in queste ore, la principale preoccupazione del governo, pur convinto della validità delle proprie ragioni, è quella di spiegare in maniera chiara le strategie di finanza pubblica dell’Italia evitando però di irritare le istituzioni europee. Nella lettera che Padoan sta preparando, riferisce chi è vicino al dossier, il ministro difenderà saldi,obiettivi e filosofia della manovra finanziaria spiegando che nell’attuale congiuntura economica l’Italia non può permettersi una legge di bilancio regressiva che porterebbe il Paese ad aggravare la sua crisi. Il consolidamento fiscale deve essere “growth friendly”, e cioè di sostegno alla crescita.

E fin qui siamo nel campo della prevedibilità. Il merito della questione, nello scontro tra Renzi e Bruxelles, però è anche un altro: quanto è disposto ad offrire il governo per chiudere la questione? E l’Unione Europea è davvero disposta a una soluzione di compromesso su Fiscal Compact e Austerity senza combattere, ma soltanto trattando al ribasso sulle correzioni di bilancio? Secondo Padoan la verità è che a questa politica non ci sono alternative:

D’altronde, alternative ad una «manovra espansiva», sono convinti lungo l’asse Palazzo Chigi-Via XX Settembre, non ce ne sono. A meno che «non si voglia strangolare il Paese e metterlo in ginocchio». E, a supporto di questa convinzione, Padoan citerà gli elementi avversi eccezionali che permetterebbero un “close to balance” più morbido. E cioè la recessione giunta al terzo anno e la deflazione fotografata dall’Istat. E a questi ragionamenti, il ministero dell’Economia potrebbe aggiungere la preoccupazione per il tasso di disoccupazione schizzato verso il 13%. Padoan, riferiscono fonti a lui vicine, rassicurerà Bruxelles sul fatto che,anche se il budget italiano preveda una correzione limitata allo 0,1% del Pil per quanto riguarda il deficit e che l’obiettivo di pareggio di bilancio strutturale slitterà di due anni, Roma intende rispettare gli impegni indicati dai trattati.

Tutto a posto, quindi? Proprio no. Perché una volta fatti i conti con l’Europa bisognerà fare i conti con l’Italia. E ricordare che la manovra “espansiva” di Padoan e Renzi muoverà, secondo i dati del governo, Pil per uno 0,4% nel 2015. Sabato scorso il ministero dell’Economia aveva pubblicato una serie di tabelle che spiegavano gli effetti macroeconomici delle riforme del governo.

Le tabelle sugli effetti macroeconomici delle riforme di Renzi e Padoan


La conclusione dell’ultima tabella è questa:

Le misure considerate hanno un impatto positivo sul prodotto pari a 1,4 per cento nel 2020 nello scenario tendenziale ed a 3,4 per cento nello scenario programmatico. L’effetto è guidato principalmente dalla componente degli investimenti (nel 2020 pari a +3,2 per cento nello scenario tendenziale e a +5,6 in quello programmatico). Anche l’impatto sui consumi è degno di nota, conun effetto positivo di 1,6 per cento nel 2020 nello scenario tendenziale e del 2,9 per cento nello scenario programmatico. Nel 2020, l’accresciuta efficienza nel sistema economico è stimata produrre una variazione positiva dell’occupazione pari a 0,6 per cento nello scenario tendenziale e 1,2 per cento nello scenario programmatico.

E nel 2015, secondo quanto dice il governo, l’effetto sul PIL sarà dello 0,4%. Sarebbe, visto che nel frattempo bisognerà pagare la tassa del deficit a Bruxelles. E così quello 0,4% è destinato a calare. Magari tornando allo zero.

Leggi sull’argomento: Padoan dà lezioni di economia all’Europa

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