Giorgio Cutrera: l'eterna lotta tra chi ride delle disgrazie altrui e quelli che si offendono per le battute su Internet

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-07-13

Puntuali come le teorie del complotto dopo ogni tragedia fioriscono le battute sadiche sui morti. Alcune riescono meglio, altre sono così ignoranti che scatenano l’ira della ggente

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Quando muore qualcuno, non importa che sia famoso o meno, sull’Internet si fa a gara per fare la battuta più crudele. Da subito, senza aspettare qualche giorno. Perché l’Interwebs è veloce, crudele e cattivo. È una cosa bella? Ovviamente no, anzi è di cattivo gusto. È giusta? No, e non ha senso nemmeno giustificarla dicendo che “è così che va il mondo”. Ma succede, purtroppo, perché come disse Umberto Eco qualche tempo fa Internet ha dato voce, amplificandola enormemente, a persone le cui opinioni e battute sarebbero altrimenti rimaste circoscritte all’osteria o al tinello di casa.
giorgio cutrera incidente ferroviario corato puglia - 1

Ridere delle tragedie altrui

Succede quindi che, poche ore dopo la notizia della tragedia ferroviaria pugliese qualcuno abbia pensato bene di pubblicare – su un gruppo Facebook chiuso – un’insignificante “battuta” su quello che era successo. Poche righe, nelle quali l’autore (un tal Giorgio Cutrera) gioiva per la morte di “venti terroni“, definendola una “grande notizia“. Per il Cutrera, venti morti non sono poi così tanti, “ma è pur sempre meglio di niente”. Il commento di Giorgio non è l’unico, altri hanno scritto cose come “Volevo rassicurare tutti coloro che si sono preoccupati, l’incidente è avvenuto a Bari, non in Italia, potete stare tranquilli!” oppure “Enniente dormo due orette e scopro che in Puglia è avvenuto un incidente, Dovrei dormire più spesso” o ancora “La cosa che più mi stupisce dell’incidente dei treni in Puglia è il fatto che ci siano i treni in Puglia”. Il tutto si svolge all’interno dei soliti gruppi noti per condividere immagini e commenti di “black humor”. Il problema è che spesso gli utenti non si rendono conto che stare all’interno di un gruppo Facebook di decine di migliaia di persone e fare una battuta con il proprio nome e cognome (ammesso e non concesso che sia il vero nome e cognome) può succedere che qualcuno ci faccia uno screenshot e lo pubblichi altrove.

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Un altro esempio di black humour, l’autore in questo caso è rimasto anonimo

Sono davvero decine i post pubblicati ieri per ridere della tragedia di Corato, “shoppate ignoranti” e una gara a fare la battuta più crudele e irrispettosa. Senza dubbio immagini come queste non dovrebbero uscire da certi luoghi deputati a contenerle. Di sicuro gli autori potrebbero trasferirsi altrove, in luoghi meno frequentati dalla normale utenza, come del resto si è sempre fatto. Altrimenti poi il rischio è che succeda qualcosa di ancora peggiore (e più ridicolo): ovvero gli insulti e le minacce via Interwebs all’autore del post. Dal momento che i nomi degli autori delle altre battute sono stati pietosamente censurati non resta, per il Popolo della Rete® che mettersi alla caccia del colpevole. Ed eccoli qui, i Je suis Charlie made in Sud che già che ci sono danno la colpa alla Boldrini (LOL WUT)
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Se la prende con uno che odia i terroni: già che c’è dà della stronza alla Presidente della Camera

Si dirà che hanno reagito ad una provocazione gratuita
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Ma non sembrano essere molto meglio del provocatore
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con l’aggravante che lui ha fatto una battuta, questi sembrano essere seri
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Poi ci sono quelli che accecati dal sacro fuoco vendicatore vanno ad insultare il Cutrera sbagliato, con tante scuse quando si accorgono dell’errore e si rendono conto che si tratta solo di un omonimo. La domanda a questo punto è un’altra: tutto quello che su Internet viene considerato “black humour” fa parte della libertà di espressione? Se sì allora chi fa battute del genere non può essere considerato un criminale (ma può essere criticato, naturalmente). C’è però un elemento di critica che non può essere ignorato, e non è tanto il fatto che lo humour nero promuova l’odio sociale o razziale (perché domani saranno i “polentoni” a essere oggetti di scherno) quanto il fatto che si faccia promotore di una desensibilizzazione del pubblico. L’argomento è davvero insidioso, perché non si può non tenere conto del dolore delle vittime e dei loro famigliari.
Black Humour: un meme "classico"
Black Humour: un meme “classico”

Ma questo però non vale per tutti “gli autori”, perché senza dubbio molti seguono ciecamente una moda (un po’ come i risvoltini sui pantaloni) mentre altri hanno anticorpi migliori e non si fanno condizionare troppo da un tipo di atteggiamento che, fintanto che resta confinato su certi luoghi, è tutto sommato innocuo. C’è da dire che se quella di Cutrera, come battuta, non è venuta nemmeno così bene. Se dovessi dare un voto tenendo conto dei canoni del genere sarebbe gravemente insufficiente.

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