L'elezione semidiretta del Senato

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-09

I pontieri lavorano a un accordo diplomatico per l’elezione dei senatori. Con una modifica che verrà fatta con legge ordinaria. Ma la soluzione sembra pericolosa dal punto di vista giuridico

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Ne parlavamo ieri: tra i vari metodi in gioco per trovare una soluzione diplomatica all’elezione dei senatori c’è quello immaginato dal Lodo Quagliariello, con l’introduzione di listini dedicati ai senatori nel voto per le regionali. Oggi sul Corriere della Sera Dino Martirano parla di elezione semidiretta e racconta che tipo di soluzione stanno immaginando in Senato:

Tra i due estremi, elezione di 2° grado ed elezione diretta, salta fuori allora il «listino bloccato a scorrimento» che consente al cittadino di «concorrere» nella scelta dei consiglieri regionali destinati ad entrare nel nuovo Senato dei 100. In pratica, quando l’elettore voterà per il consiglio regionale troverà sulla scheda i nomi già stampati dei candidati che, se eletti nell’ente territoriale, andranno a far parte del Senato. Se il primo del «listino» non ce la fa, scatta il secondo e così via. Fermo restando che l’ordine di partenza lo stabiliscono i segretari dei partiti. La formula del compromesso ha molti ispiratori. La presidente Finocchiaro, il capogruppo Luigi Zanda, il sottosegretario Luciano Pizzetti e il ministro Maurizio Martina, Gaetano Quagliariello di Ncd. Tutti nella veste di «pontieri» che non hanno mai chiuso il dialogo con la minoranza dem a patto che non fosse messa in discussione la «connessione» tra la figura del consigliere regionale e quella di senatore dell’assemblea delle autonomie territoriale.

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La maggioranza di Renzi al Senato (Corriere della Sera, 8 agosto 2015)

Secondo i pontieri, l’elezione semidiretta del Senato dovrebbe essere introdotta senza modificare l’articolo 2 del DDL sulle riforme:

Per non correre il rischio di dover modificare l’articolo 2 del ddl Boschi-Renzi (quello che stabilisce la composizione e l’elezione del Senato), i fautori del «listino» pensano di aggirare l’ostacolo introducendo nell’articolo 10 della legge costituzionale (il procedimento legislativo) un principio secondo il quale sarà la legge ordinaria a stabilire poi come farà nel dettaglio il cittadino a «concorrere» nella scelta dei consiglieri regionali degni di varcare il portone di Palazzo Madama.

E una soluzione del genere sembra trovare breccia anche dalle parti di Renzi: «Chi pensa all’elezione diretta dei senatori pensa a un mostro giuridico, lo dicono tutti i costituzionalisti, semmai il compromesso che può essere raggiunto è attraverso l’indicazione dei nuovi senatori al momento delle elezioni regionali», dice lui nel solito “retroscena” stavolta a firma di Marco Galluzzo. E non escludendo così per principio l’elezione semidiretta. Un unicum italiano, magari. Ma un compromesso vale le riforme.

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