Cosa legge Massimo Carminati in carcere

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-12-09

Per ingannare il tempo, il boss butta un occhio su quel che si dice di lui

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Massimo Carminati è in carcere, e rifiuta il cibo. L’ultimo re di Roma non parla con nessuno, in carcere, e quando ha incontrato Paolo Ielo gli ha chiesto di parlare del Milan. Ma soprattutto, scrive Fabrizio Caccia in un articolo per il Corriere della Sera, Er Guercio è arrabbiato per le modalità dell’arresto – avvenuto un paio di giorni prima che venisse data notizia dell’inchiesta – che hanno coinvolto il figlio Andrea Carminati, con lui nella Smart fermata dai carabinieri a due passi da casa sua. E soprattutto ha deciso di ingannare il tempo leggendo. Prima le milleduecento pagine dell’ordinanza del GIP che lo descrivono come il capo della banda che teneva nel sacco Roma. E poi dandosi ad altre letture di grido.

Carminati ha appena finito di leggere le migliaia di pagine dell’ordinanza di custodia cautelare e adesso s’è stancato, dice l’avvocato Naso, che stamane perciò gli porterà qualche libro dei suoi preferiti, «Delitto e castigo» oppure «Suburra» che ha già letto e parla di lui.

Suburra è il titolo del libro di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo pubblicato qualche tempo fa, da cui Stefano Sollima sta traendo un film che racconterà proprio le gesta dei criminali collegati alla Banda della Magliana a Roma dopo la morte della Bandaccia.

massimo carminati suburra
La copertina del libro di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini

La presentazione del libro sul sito della Einaudi:

Banditi, signorine, trafficanti di indulgenze, pischelli e transessuali. Radical-chic e cinematografari. Guardie, zecche, tifosi, nazisti, pugili, infiltrati e pendolari, banchieri, avvocati e cravattari. Nella Roma del nostro presente si aggira un’umanità fatta di diseredati, emarginati, una suburra brulicante su cui poggiano malferme le alte sfere del potere. Basterebbe un soffio per mandare all’aria il precarissimo equilibrio e scoperchiare una voragine in cui tutto, la nostra intera storia, può precipitare.
Basterebbe un soffio, e invece si scatena l’uragano: un affare edilizio di gigantesche proporzioni è destinato a trasformare le periferie romane soffocandole sotto una colata di cemento. Casinò, alberghi, ristoranti, palestre, yacht, negozi. Ostia come Atlantic City. Il Waterfront di Roma. Lo chiamano «il Grande Progetto», il più grande di sempre. E immensi sono gli interessi in gioco. Per il Samurai, ultimo erede della Banda della Magliana, si tratta di riprendersi Roma. Per ripartire come una volta, come quando c’erano il Dandi, il Freddo, il Libanese, che tenevano in pugno la capitale. Persino meglio di allora.
Sul fronte opposto, il colonnello Malatesta. Un tempo il Samurai era suo amico, oggi è il suo rivale più spietato. Il loro scontro, – quello in cui s’incarna l’eterna lotta tra «buoni» e «cattivi», tra le istituzioni e la malavita, tra legalità e illegalità – è solo una delle infinite battaglie all’ombra del Grande Progetto. Ed è forse il più semplice da comprendere, e dunque da combattere. Ma i due avversari devono guardarsi le spalle, perché è nei loro rispettivi territori che li aspetta la guerra peggiore. Quella contro le bande criminali senza gerarchie e senza capi, che mal sopportano le ambizioni accentratrici del Samurai; quella contro i superiori conniventi e i colleghi infedeli, per i quali Malatesta è un insetto fastidioso da schiacciare. E, soprattutto, quella con una politica svuotata di ogni etica, corrotta, una politica che ha mille facce e altrettante maschere per nasconderle, ora complice e un attimo dopo ostile.
Dopo averci raccontato quello che c’era prima di Romanzo criminale con Io sono il Libanese, Giancarlo De Cataldo incontra Carlo Bonini – giornalista e autore di ACAB, adattato per il grande schermo lo scorso anno da Stefano Sollima – e di quelle vicende ci racconta il futuro. Che altro non è che il nostro presente.
Il nuovo capitolo dell’infinito romanzo criminale italiano è un «noir estremo» (Libero) che mette in scena un mondo in cui il crimine diventa ultima occasione di riscatto, e lo fa alternando le singole vicende dei suoi personaggi a un grandangolo spinto, che sembra poter inquadrare l’umanità intera.
Dopo aver riscosso i primi successi di critica, Bonini e De Cataldo presenteranno Suburra ai lettori al Teatro Valle Occupato di Roma (via del Teatro Valle, 21) il 22 settembre alle ore 21. Con loro ci sarà l’attore Fabrizio Gifuni, che leggerà alcune pagine del romanzo accompagnato dal pianoforte di Danilo Rea.

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