Lee Jae-Yong: la richiesta d'arresto per il vicepresidente di Samsung

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-16

Il procuratore speciale sudcoreano ha chiesto l’arresto per Lee Jae-Yong, l’erede del gruppo Samsung, in merito a un’inchiesta per una vicenda di corruzione, che ha coinvolto anche la presidente Park Geun-hye, la “principessa” della Corea caduta in disgrazia

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Il procuratore speciale sudcoreano ha chiesto l’arresto per Lee Jae-Yong, l’erede del gruppo Samsung, in merito a un’inchiesta per una vicenda di corruzione, che ha coinvolto anche la presidente Park Geun-hye. Tocca adesso al tribunale di Seoul spiccare o meno un mandato d’arresto contro il vicepresidente della Samsung Electronics. Figlio del presidente del gruppo Samsung Lee Kun-Hee e nipote del fondatore, Lee Jae-Yong, è stato interrogato la settimana scorsa per 22 ore in merito al sospetto di corruzione. Si tratterebbe del primo manager ad essere arrestato nello scandalo che ha portato già alla destituzione della presidente sudcoreana, Park Geun-Hye. Lee, 48 anni, è sospettato di aver approvato dei versamenti a Choi Soon-Si, braccio destro della presidente, per ottenere dei favori da parte del governo.

Lee Jae-Yong: la richiesta d’arresto per il vicepresidente di Samsung

Dietro le accuse di corruzione c’è la sua amica del cuore, Choi Soon-Sil, senza alcun incarico ufficiale, la cui famiglia da decenni è vicina all’attuale capo di Stato. Il primo contatto con i Park lo siglò infatti il padre della Choi. Monaco buddista convertito al cattolicesimo, sei matrimoni alle spalle, ex agente di polizia, Choi Tae-Min, morto nel 1994 a 82 anni, aveva fondato un movimento religioso battezzato Chiesa della Vita Eterna, frutto del sincretismo tra buddismo, cristianesimo e un culto sciamanico locale. Choi Tae-Min riuscì a intrufolarsi nella vita di Park Geun-Hye nel 1974, quando lei era traumatizzata dall’assassinio della madre. “Ogni volta che desideri ascoltare la voce di tua madre, la potrai sentire attraverso di me”, le scrisse in una lettera. “Tua madre mi è apparsa in sogno e mi ha detto ‘Diglielo'”. Nel marzo del 1975 Park Geun-Hye accettò di incontrarlo. Da quel momento cominciò l’ascesa di Park: la donna, con l’aiuto di Choi Tae-min, riuscì a scalare i vertici del “Movimento per la nuova mente”, un gruppo filo-governativo. Le voci di un legame, fatto anche di intimità fisica tra i due, forse addirittura di figli, intanto si susseguivano. “Choi ha avuto il completo controllo sul corpo e la mente di Park negli anni della sua formazione e in questo modo i suoi figli hanno accumulato un’enorme fortuna”, scriveva di recente l’ambasciatore Usa in un cablogramma a Washington, reso pubblico da Wikileaks.

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L’annuncio del parlamento coreano

Alla fine lo stretto, ambiguo legame tra i due, scatenò le ire del padre, l’allora presidente sudcoreano salito al potere nel 1962 con un golpe militare, che ordinò ai servizi segreti di allontanare Choi, forse “castrarlo” perché “non fosse più visto alla Casa Blu”, la presidenza sudcoreana. La figlia pianse e supplicò, ma non molto tempo dopo lo stesso Park fu assassinato dal capo dei servizi segreti, Kim Jae-gyu; e questi, durante il processo, sostenne di averlo fatto perché il presidente non riusciva ad arginare gli affari di Choi Tae-min e il misterioso legame con la figlia. Choi morì alla fine del 1994 e le sue vesti di mentore passarono alla figlia, Choi Soon-Sil, che sostiene di aver ereditato dal padre i poteri spirituali e l’abilità nella cartomanzia. Il marito di Choi, Jung Yoon-Hoi, diventò il braccio destro della Park, ne favorì il ritorno sulla scena politica e aprì la strada al suo successo nella corsa alla presidenza, una vittoria di un soffio. Choi è ora in carcere, perché sospettata di aver utilizzato la sua amicizia con la Park, per estorcere a diverse aziende un totale di 69 milioni di dollari, sotto forma di donazioni a due fondazioni di cui è a capo. Lo scandalo è andato via via crescendo e ha coinvolto grandi gruppi industriali sudcoreani come la Samsung.

La Samsung e l’economia coreana


Samsung è un gigante dell’economia sudcoreana. E’ un “chaebol” (conglomerato) che copre i più disparati settori: dall’elettronica agli hotel. Rappresenta qualcosa come il 20 per cento del prodotto interno lordo della Corea del Sud. E’ numero uno al mondo nel settore chiave degli smartphone. Recenti problemi di salute hanno costretto il numero uno del gruppo a letto e il figlio ha assunto una centralità sempre maggiore. In particolare l’accusa sospetta che le tangenti pagate Choi – nella forma di denaro ma anche di corsi di equitazione per la figlia di Choi in Germania – siano serviti per aassicurarsi la luce verde del governo alla fusione tra due unità della Samsung, le industrie Cheil e la Samsung C&T. Si tratta di un’operazione fondamentale nel processo di trasferimento del potere interno al chaebol tra la seconda e la terza generazione della famiglia.

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