Le truffe del biologico a Ballarò

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-03-30

In meccanismo che ruotava attorno ad aziende a tutti gli effetti produttrici di prodotti tradizionali ma che, grazie alla compiacenza di funzionari e dipendenti di organismi deputati a certificare come biologica la produzione e la provenienza dei prodotti agricoli, venivano “trasformati” in biologici

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Il servizio di Alessio Lasta sull’agricoltura biologica andato in onda ieri a Ballarò mette in luce una serie di problematiche sulle truffe ai consumatori riguardo questo tipo di prodotti. Il servizio inizia con la classica prova falsificata: ad una serie di avventori casuali in un mercato di Roma si chiede di assaggiare una fragola coltivata tradizionalmente e una coltivata attraverso l’agricoltura biologica. In realtà entrambe le fragole vengono dalla coltura tradizionale, ma nessuno si rende conto della differenza e tutti dicono che le biologiche sono migliori.

Il biologico a Ballarò di next-quotidiano
Poi si passa al racconto dell’inchiesta della procura di Verona sul falso biologico e qui la storia si fa più interessante anche se risale al 2011. All’epoca le indagini della Guardia di Finanza hanno scoperto un meccanismo che ruotava attorno ad aziende a tutti gli effetti produttrici di prodotti biologici ma che, grazie alla compiacenza di funzionari e dipendenti di organismi deputati a certificare come biologica la produzione e la provenienza dei prodotti agricoli, non avevano remore a trasformare frumento, farine, frutta fresca e altro coltivati normalmente o destinati ad altro tipo di alimentazione in “autentico biologico”. Il tutto, con guadagni che quadruplicavano:

Il meccanismo della frode, particolarmente complesso, prevedeva di fatto acquisti di merce in Italia e in Romania – qui grazie a una società creata ad hoc -, la trasformazione attraverso falsa documentazione in prodotto “biologico” e la vendita dello stesso, con relativo valore moltiplicato dalla ‘specificita”, oltre che in Italia, in Olanda, Germania, Spagna, Francia, Belgio, Ungheria, Austria e Svizzera. Da accertare se all’estero c’erano ‘complicì. I falsi prodotti biologici alla fine sono finiti a grossisti dell’industria agro-alimentare, ma sul piano della salute fortunatamente non sono stati trovati motivi per ipotizzare il danno alimentare.

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