Le torture a Dadayev sono un'invenzione?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-12

Secondo alcuni media russi era stato costretto a confessare. Lo aveva detto lui stesso ad alcuni attivisti. Ma oggi l’avvocato smentisce tutto. E lui rimane il principale indiziato dell’omicidio di Nemtsov

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È stata interrogata oggi come testimone nelle indagini sull’omicidio Nemtsov Eva Merkaciova, la giornalista del tabloid Moskovski Komsomolets che ieri, come membro della commissione di controllo sulle condizioni dei detenuti, aveva visitato tre dei cinque sospetti denunciando che Zaur Dadayev, uno dei cinque sospettati dell’attentato che è costato la vita a Boris Nemtsov, era stato torturato per ottenere la sua confessione di aver partecipato all’agguato.
 
L’AVVOCATO DI DADAYEV SMENTISCE LE TORTURE
Come testimone è stata obbligata a non divulgare circostanze relative all’inchiesta, come Andrei Babushkin, il membro del consiglio per i diritti umani presso il Cremlino con cui ha compiuto la visita in carcere e che aveva fatto la stessa denuncia su presunte torture. Il comitato investigativo aveva ipotizzato subito una possibile interferenza nelle indagini nei loro confronti per essere andati al di là della verifica delle condizioni di vita carceraria. Intanto l’avvocato difensore di Dadayev, Ivan Gerasimov, ha assicurato che contro il suo cliente dopo il suo arresto non è stata esercitata alcuna pressione, né fisica né psicologica. «La dichiarazione pubblica del giudice secondo cui lui ha riconosciuto la sua colpa non è infondata», ha aggiunto, citato dall’agenzia Ria Novosti, indirettamente confermando quindi che la confessione è valida e non è stata estorto. In un incontro con una delegazione di organizzazioni per la tutela dei diritti umani nel carcere di Lefortovo dove è detenuto con l’accusa di aver assassinato Boris Nemtsov, si diceva che Dadaev avesse invece riferito di essere stato costretto a confessare il delitto – come aveva riferito la giudice in apertura dell’udienza di domenica per la conferma dell’arresto – perché messo sotto pressione, precisando la sua innocenza.  Secondo un’altra versione dei fatti erano stati invece i visitatori a notare ferite sul volto e sul corpo di Dadayev, e di lì a dire che era stato torturato. L’attivista non ha escluso neppure torture su altri due sospettati a cui ha fatto visita dietro le sbarre: i fratelli Anzor e Shaghid Gubashev, cugini di Dadayev.
 
INTANTO, L’EUROPARLAMENTO…
L’Europarlamento intanto ha approvato oggi una risoluzione in cui chiede che sia condotta un’indagine internazionale indipendente sull’omicidio dell’oppositore politico russo Boris Nemtsov. Quest’assassinio, sottolineano gli europarlamentari, è «l’omicidio politico più grave nella storia recente della Russia» e la propaganda del Cremlino sta trasformando la Russia in uno Stato caratterizzato da repressione, incitamento all’odio e paura. Nemtsov, ricorda il Parlamento Ue in una nota, stava raccogliendo prove sul coinvolgimento russo nella guerra in Ucraina orientale ed è stato ucciso due giorni prima di una manifestazione da lui organizzata contro il conflitto in Ucraina. Il documento approvato oggi dall’assemblea di Strasburgo rende omaggio alla vittima dell’attentato, definito una persona che «ha dedicato la sua vita alla realizzazione di una Russia più democratica, prospera e aperta e alla creazione di forti partenariati tra la Russia e i suoi viciniK. La risoluzione evidenzia come la Russia si sia mossa in una direzione opposta a quella di una democrazia funzionante e invita il Cremlino a porre fine a tutte le pressioni, le azioni repressive e le intimidazioni contro i leader dell’opposizione, della società civile e dei media. Chiede, inoltre, il rilascio dei prigionieri politici, come ad esempio la parlamentare estone Nadia Savchenko e il funzionario di polizia estone Eston Kohver. I deputati hanno inoltre condannano la mancata cooperazione delle autorità russe nelle indagini internazionali sull’abbattimento nel cielo ucraino del volo Malaysia Airlines MH17 del luglio 2014. Ed hanno espresso il loro sostegno alle forze democratiche in Russia invitando i 28 Stati membri e le istituzioni dell’Unione europea a impegnarsi per mandare un forte messaggio comune sul ruolo dei diritti umani e sulla necessità di porre fine alle repressioni contro la libertà di espressione, di riunione e di associazione in Russia.

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