Le foto dei bambini annegati su Facebook e la spettacolarizzazione della morte

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-08-31

La cura Ludovico in onda su tutti i nostri Facebook vorrebbe trasformarci in bimbi più buoni. Ma il rischio è che ci renda più indifferenti ed assuefatti

article-post

Su Facebook (LOL) e sull’Interwebs infuria la polemica, è giusto o no mostrare le foto dei bambini annegati nel naufragio che è costato la vita a trecento persone? Ognuno naturalmente, ha la sua opinione e la giustifica nel modo che preferisce. C’è chi ritiene non sia giusto mostrarle, in segno di rispetto non tanto verso gli spettatori e i lettori – che probabilmente non faranno registrare il benché minimo sussulto – quanto nei confronti delle vittime. Pubblicare le foto (e su NeXt non l’abbiamo fatto) non ha alcun senso, non aggiunge alcun valore alla notizia, che è quella dell’ennesima tragedia nella quale sono morti uomini, donne, bambini che stavano scappando dalla guerra e dalla fame nel tentativo di arrivare in Europa.

Cecilia Strada spiega perché non condividerà le immagini
Cecilia Strada spiega dove è davvero la questione

 
LE RAGIONI DI CHI LE MOSTRA
Ci sono poi quelli che le foto le pubblicano, magari solo quelle degli adulti senza una nota editoriale che spieghi le motivazioni scelta come fa l’Huffington Post che – giusto per farci capire che le immagini sono un riempitivo per il pezzo e servono a fare audience – inserisce per ben due volte la galleria di cadaveri all’interno dell’articolo. Si arriva alla finezza de L’Unità che propone un solo scatto che riassume la componente giustizialista dell’indignazione: gli scafisti “messi alla gogna” che reggono le foto dei bambini annegati. Ma al di là delle trovate commerciali come questa la tesi di quelli che sono a favore della pubblicazione delle foto è che abbiano un valore educativo. È solo vedendo cosa c’è “dietro” la notizia che riferisce di migranti annegati che i lettori e il pubblico si faranno davvero un’idea di cosa sia davvero il dramma dell’emigrazione. Perché le cifre e i numeri delle vittime diffusi fino ad ora non bastano. Ma qual è il “valore educativo” dell’essere costretti a guardare certe immagini? Cosa possiamo capire ed eventualmente imparare dalle foto dei bambini riversi sulla spiaggia? L’idea è quella di rendere le morti meno anonime, di dare un volto e un corpo all’aspetto più tragico del dramma dei migranti. Ci sono quelli che dicono che vanno mostrate perché altrimenti si fa la figura di quelli che non vogliono sapere e non vogliono vedere e preferiscono credere alla realtà raccontata da Salvini. Ci sono quindi delle “buone ragioni” per dire che le foto vanno pubblicate ma che si scontrano con il meccanismo, altrettanto anonimizzante, della spettacolarizzazione delle morti. Di queste vittime (grandi o piccoli che siano) continuiamo a non sapere nulla. L’unica cosa che sappiamo è che sono annegati. Ma questo lo sapevamo già. I razzisti non verranno “convertiti” dalle foto e Matteo Salvini si asterrà dal commentare per semplice opportunità politica e di immagine, state certi che alla prossima tragedia dell’immigrazione proporrà di nuovo di affondare i barconi nei porti. Ed infine, molte delle persone che condividono le foto “per il nostro bene” lo fanno nella totale mancanza del rispetto della privacy, rispetto che magari invocano a gran voce ogni volta che Facebook chiede loro di verificare l’account via cellulare o via mail.
Credits: Mad Master
Credits: Mad Master

 
LA LUCARELLI E LE NOTIZIE
Ci sono poi quelli al livello più basso della catena alimentare del giornalismo, come Selvaggia Lucarelli, che giustificano così la propria scelta di far vedere i corpi dei bambini:
Selvaggia Lucarelli bambini annegati migranti
La magnanima Selvaggia Lucarelli (quella che “non si deve speculare sulla vicenda di Sara Tommasi” ma che nel frattempo la tiene per dieci minuti in diretta in evidente stato confusionale) ci spiega che lo fa per dare a queste morti “la dignità della notizia”:

A quelli che qui sotto scrivono la solita scemenza “non si pubblicano queste foto, la morte ha una dignità”, ricordo che queste foto servono proprio a raccontare le morti senza dignità. A dargli almeno quella della notizia. Il vostro finto sdegno invece non serve proprio a un cazzo.

Che è un po’ come dire “mi spiace che tu sia morto, ma posso farmi un selfie di fianco a te così ti faccio diventare una notizia?”. Meglio allora la scelta di Mad Master che ha scelto lasciare una sagoma bianca al posto dei cadaveri e riempirli con i commenti degli italiani che esultavano alla notizia dei settecento morti annegati o di altre stragi di migranti.

Credits:
Credits: Mad Master

Come ha spiegato a Nextquotidiano l’intento era quello di «incollare la realtà che si sta scollando» per denunciare la spettacolarizzazione delle foto dei bambini annegati facendo vedere contemporaneamente la morte e l’ipocrisia degli italiani che esultano perché “finalmente c’è un migrante in meno”. Commenti che si ripetono da sempre (anche quando si tratta di bambini) ogni volta che viene data la notizia di una strage di migranti.
Credits
Credits: Mad Master

Mad Master sposta la nostra attenzione su quello che vogliamo essere e dire a proposito di tutte le morti di coloro che cercano di arrivare in Europa e non solo di quelle che magari ci colpiscono “più da vicino” perché i nostri amici su Facebook oggi hanno deciso di condividerle in massa e quindi ci turbano maggiormente. Come scrive Maynard James Keenan è ora di smettere di vivere per interposta persona delle tragedie altrui. Non serve mettere la faccia di nostro figlio o di nostro nipote sui cadaveri dei bambini, è il momento di farci carico delle responsabilità dell’accoglienza.

Potrebbe interessarti anche