Le due cene che andranno di traverso a Marino

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-10-07

Il sindaco è evidentemente vittima di una campagna contro di lui che ha raggiunto punte di ridicolo altisonanti. Ma la storia delle due ricevute per spese di rappresentanza non quadra. E dovrebbe fornire spiegazioni. Possibilmente convincenti

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Ignazio Marino ha pestato due merde pericolose in quella che sembrava fino ad oggi una campagna orchestrata contro di lui per motivi politici. Tra i giustificativi di spesa che il sindaco ha fatto mettere on line in risposta alle polemiche degli ultimi giorni ci sono due cene i cui conti non tornano. La prima è quella che rimarrà ormai famosa come la cena del Jermann vintage tunina, il vino da 55 euro che ha fatto lievitare fino a 120 la cena alla Taverna degli amici, ristorante in piazza Margana, il cui titolare oggi a Repubblica ha spiegato che a gustare il fiero pasto lì erano il sindaco e la moglie. Ovviamente sono affari di Marino con chi cena. Non sono invece affari di Marino se cena con la moglie e poi mette il conto del ristorante tra le cene di rappresentanza. O meglio: che quella sia una cena di rappresentanza Marino lo dovrebbe spiegare.
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Le due cene che andranno di traverso a Ignazio Marino

E la circostanza che non l’abbia ancora fatto non può essere ignorata. Così come non può essere ignorato quanto accaduto con la comunità di Sant’Egidio. Il sindaco ha scritto una dichiarazione in cui dice che la somma di 150 euro spesa in data 26 ottobre 2013 nel ristorante Sapore di Mare è relativa al pagamento di una cena offerta per motivi istituzionali ad alcuni rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio. «Di fronte all’insistenza su una notizia che non corrisponde al vero, la Comunità di Sant’Egidio ribadisce ciò che ha già abbondantemente chiarito nei giorni scorsi ad alcuni organi di stampa e tv: alla ormai famosa cena del 26 ottobre 2013 nel ristorante romano Sapore di Mare non è stato invitato né ha partecipato alcun responsabile di Sant’Egidio. Si approfitta dell’occasione per precisare che anche nei due anni successivi, fino ad oggi, non sono mai stati offerti pranzi o cene, a spese del sindaco Marino, a responsabili della Comunità di Sant’Egidio”, ha invece fatto sapere la Comunità di Sant’Egidio con una nota. Ovviamente la questione non è sfuggita ai nemici di Marino. Quelli interni e quelli esterni. “Roma merita questo stillicidio? E tutto questo quanto danneggia i dem nazionali?”, ha scritto il deputato Pd Michele Anzaldi sull’Huffington Post. “Di fronte alla continua emergenza, alle polemiche ricorrenti, ai disservizi documentati incessantemente dai cittadini, il Pd non può più rimandare l’avvio di una seria riflessione al proprio interno -scrive in una nota- Serve una discussione ampia: è giusto che l’Amministrazione della città vada avanti così?”. “L’ultimo caso riguarda i viaggi all’estero e le spese del sindaco, i pasticci sulle versioni contrastanti, le retromarce e le smentite, lo scontro addirittura con Papa Francesco, la sconfessione della Comunità di Sant’Egidio che è dovuta intervenire nei notiziari tv con il suo portavoce -continua Anzaldi- si tratta di capire se il Pd stia ora facendo ciò che veramente è giusto per la città. E’ sostenibile lasciare che il Campidoglio sia esposto a contrasti continui, in una situazione che blocca completamente l’attività amministrativa?”. Anzaldi elenca le tante difficoltà di Roma: “il calvario dei trasporti, i numeri sulla differenziata ancora lontani dagli obiettivi di una città realmente europea, il guaio dell’Auditorium rimasto senza vertici amministrativi, il Palazzo delle Esposizioni, alla cui guida era stato chiamato un manager del calibro di Franco Bernabé poi lasciato andare via”. “In partite importanti, come quella su Fiumicino, si fatica a vedere un qualsiasi ruolo del Comune. Per non parlare dei continui fronti aperti dall’Amministrazione con tutta la sua galassia di dipendenti comunali, dai vigili ai conducenti Atac, fino agli operatori Ama”, conclude il deputato Pd.
 

I nemici interni e quelli esterni

“Questo sindaco è capace di mentire tirando anche in ballo una realtà gloriosa come Sant’Egidio. Se Marino è capace di mentire per una cena da 150 euro magari ha mentito anche quando diceva di non sapere nulla delle cooperative coinvolte con l’indagine di Mafia Capitale. Così non ci si può più fidare”, ha invece affermato il deputato M5s Alessandro Di Battista, nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio. “Il Mef – ha aggiunto – aveva messo in guardia il Comune dai rapporti con le cooperative di Buzzi, prima dell’indagine. Marino comunque sapeva degli illeciti”. Ora, non c’è nemmeno bisogno di ricordare che su Mafia Capitale la posizione del sindaco è stata evidentemente vagliata dagli inquirenti: se avesse mentito, lo avrebbero inchiodato alle sue responsabilità. Quindi immaginare ulteriori ripercussioni sulla base di un ragionamento che parla di cene è complottismo allo stato pure. Ma rimane che le due cene, ad oggi, rimangono senza giustificazione. Gli inquirenti di piazzale Clodio dovranno accertare se il sindaco abbia sostenuto spese con la carta di credito del Comune al di fuori dei fini istituzionali, come chiedono i firmatari degli esposti, e per questo motivo, oltre ad esaminare la documentazione sull’aumento del plafond sentiranno, come testimoni, anche i titolari degli esercizi ai quali fanno riferimento i giustificativi di spesa. Il fascicolo affidato al pm Roberto Felici è per il momento privo di ipotesi di reato. Agli esposti, nei quali si parla di un presunto utilizzo arbitrario della carta di credito, sono allegati estratti conto intestati al sindaco Marino. Nell’esposto di FdI, ad esempio, si parla di cene “alcune delle quali – è detto nell’atto – probabilmente non istituzionali”, e di spese “di tintoria per il lavaggio dei capi indossati in occasione di visite di Stato e ufficiali (997 euro), l’acquisto di calici e pissidi per ricorrenze e celebrazioni religiose (2.200 euro), buffet-lunch con una federazione sportiva (7.143 euro). In attesa del lavoro dei magistrati il sindaco dovrebbe dare spiegazioni sulle due cene. E che siano convincenti. Altrimenti gli andranno di traverso.
EDIT: Alle 19 e 45 Marino si degna di rispondere:

“Basta polemiche do’ a citta’ ogni spesa rappresentanza con carta credito”. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ritorna sulla polemica delle spese sostenute e pagata con la carta di credito del comune e in una nota diffusa dal Campidoglio annuncia: “ho gia’ dato mandato alla Ragioneria di calcolare questa stessa notte al centesimo le spese di rappresentanza pagate con la carta di credito e domattina stacchero’ l’assegno per l’intera cifra, ivi compresi quei 3.540 euro investiti nella cena con il mecenate Usmanov, arrivata alla fine di una serie di incontri che hanno portato nelle casse del Campidoglio due milioni di euro”. “Di che cosa si preoccupano oggi i romani? Dei rifiuti, dei trasporti pubblici o degli scontrini delle mie cene di lavoro? Ciascuno si dia la sua risposta e sono convinto che la stragrande maggioranza dei cittadini sia interessata ai problemi di Roma”. Cosi’ il sindaco della capitale replica alle accuse sollevate in questio gionri da forze politiche di opposizione alla sua Giunta.
“Di questo mi sono occupato anche oggi. Ma non e’ mia abitudine eludere i problemi e sono stufo di tutte queste polemiche. In questi due anni – spiega Marino – ho speso con la carta di credito messa a mia disposizione dal Comune meno di 20.000 euro per rappresentanza, e li ho spesi nell’interesse della citta’. E’ di questo che mi si accusa? Bene, – annuncia Marino – ho deciso di regalarli tutti di tasca mia a Roma e di non avere piu’ una carta di credito del Comune a mio nome. Ho gia’ dato mandato alla Ragioneria di calcolare questa stessa notte al centesimo le spese di rappresentanza pagate con la carta di credito e domattina stacchero’ l’assegno per l’intera cifra, ivi compresi quei 3.540 euro investiti nella cena con il mecenate Usmanov, arrivata alla fine di una serie di incontri che hanno portato nelle casse del Campidoglio due milioni di euro”.
“E’ grazie a quelle risorse – rincara il primo cittadino – che stiamo restaurando, tra l’altro, la fontana del Quirinale. La mia decisione mette un punto, e adesso basta polemiche. Dato che alcuni hanno deciso di investire la Procura di questa vicenda, saranno i magistrati a ristabilire la verita’. Ma una cosa e’ chiara – puntualizza Marino -: Sono stato io a mettere on line tutti gli atti di cui si parla in queste ore. Dopo gli anni opachi e neri e’ la mia amministrazione ad aver portato trasparenza”. “Faccio questo gesto per i romani, non per chi mi attacca. Ma ora voglio che Roma – prosegue – guardi avanti, guardi all’impegno per il Giubileo, ai cambiamenti necessari perché i cittadini vivano meglio in una citta’ piu’ moderna e accogliente”.

Il “gesto eclatante” del sindaco Marino serve al primo cittadino per non fornire ulteriori spiegazioni sulla vicenda. Così com’è, il gesto è apprezzabile ma insufficiente a restituire fiducia sul suo modo di utilizzare i denari pubblici.

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