«Le dimissioni dal notaio? Una decisione del partito»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-10-08

Valeria Baglio, consigliera comunale del Partito Democratico ed ex presidente dell’Assemblea Capitolina, in un’intervista al Messaggero riepiloga cosa accadde all’epoca del notaio

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Valeria Baglio, consigliera comunale del Partito Democratico ed ex presidente dell’Assemblea Capitolina durante la scorsa consiliatura, in un’intervista al Messaggero oggi racconta cose molto interessanti su come andò nell’occasione in cui i consiglieri PD, insieme ad altri dell’opposizione, si presentarono per dare le dimissioni dal notaio allo scopo di far cadere il sindaco Ignazio Marino:

Oggi crede che sia stato un errore?
«Guardi, fino all’ultimo mi sono spesa per cercare di mandare avanti quell’esperienza, soprattutto per rispetto di tutti quelli che ci avevano dato fiducia e perché credevo che stavamo cercando di cambiare le cose. Non ho mai nascosto che ero per continuare. Poi ci sono stati una serie di errori, da parte di tutti».
In che senso?
«C’era stata Mafia capitale, c’era soprattutto una situazione difficilissima non solo all’esterno ma anche all’interno. Non ci si fidava più…».
Insomma, nessun rimpianto?
«Degli errori sono stati commessi, anche dal punto di vista della comunicazione, sulla decisione che abbiamo assunto. Probabilmente era il caso di andare in Aula e raccontare lì cosa stava succedendo. Ma oggi dobbiamo andareavanti».
Errori di chi? Anche di Orfini?
«Ma certo, quando si lavora e si fanno delle scelte in una situazione così complessa, tutti fanno degli errori: Orfini, ma anche io… Quella è stata una decisione presa dal partito. È stata la scelta più giusta? Oggi non lo so, è chiaro che i dubbi ci sono».

valeria baglio
L’intervista quindi conferma che la consigliera comunale Baglio ha firmato le dimissioni dal notaio – senza che in Aula i consiglieri abbiano mai espresso ufficialmente le motivazioni della loro sfiducia a Marino – per decisione altrui. Orfini sostiene che le dimissioni dei consiglieri siano state rese necessarie dal fatto che Marino non fosse capace a risolvere i problemi di Roma. Ammesso e non concesso che questo sia vero, ci sfugge perché sulle capacità di Marino, vincitore (a differenza di Orfini) di primarie per la candidatura a sindaco e di regolari elezioni, debba decidere qualcun altro.

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