Le cellule dell'ISIS e i possibili attentati in Italia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-03-23

La relazione dei servizi segreti: riflettori su Roma, Milano e sulla rete dell’Alta Velocità. Da noi niente reti organizzate ma il rischio “Lupo Solitario” è presente. I riflettori sulle strutture che potrebbero aver trovato una base logistica nei paesi del Nordest o anche in Campania

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Proprio ieri è stato arrestato Aziz Ehsan, iracheno di 46 anni oggetto di un mandato di cattura internazionale emesso dalle autorità svizzere per i reati di tentata aggressione, minacce e sequestro di persona (una donna) ma, secondo l’intelligence di Belgio e Francia, sarebbe collegato con il terrorismo di matrice islamica, lo stesso che ieri ha rivendicato gli attentati nell’aeroporto e nella metropolitana di Bruxelles. Lui, in un inglese stentato, ha detto di non capire cosa stesse succedendo. Gli agenti lo hanno portato in commissariato, a Sorrento.

Le cellule dell’ISIS e gli attentati in Italia

E se attentati del calibro di quelli di Parigi e Bruxelles paiono difficilmente replicabili in Italia per la mancanza di analoghi serbatoi di fiancheggiatori e cellule jihadiste strutturate, resta tuttavia l’allarme lupi solitari, terroristi che si auto-attivano ed agiscono autonomamente. Una tipologia molto difficile da prevenire e contrastare. Ci sono poi altri due elementi che preoccupano sul fronte interno: la continua crescita dei foreign fighters (sono una novantina quelli italiani), anche se ancora lontani dai numeri di Francia (un migliaio) e Belgio (400) e dei giovani che si radicalizzano sul web aderendo alla chiamata alle armi dell’Isis. Nel carniere della prevenzione sono finiti in 15 mesi quasi quattrocento arrestati, seicentocinquanta indagati per reati legati al terrorismo jihadista, e 74 sono state le espulsioni.

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I livelli di allerta in Italia (Il Messaggero, 23 marzo 2016)

Per questo si lavorerà affinché vi sia la massima circolarità delle informazioni tra forze di polizia e intelligence e un maggiore raccordo con la procura nazionale antiterrorismo. Il ministro Alfano ha chiesto alla polizia postale un “intenso” monitoraggio del “grado di consenso” riscosso sul web dagli attacchi di Bruxelles, per evitare di sottovalutare anche il più insignificante dei segnali, e di monitorare “ogni singolo elemento di rischio” nelle periferie dove la presenza delle comunità islamiche è più forte, perché è lì “che potrebbe nascere il germe della radicalizzazione”. Stesso discorso per le carceri dove, d’intesa con il Dap, si è deciso di rafforzare la presenza di mediatori culturali in grado di cogliere ogni segnale di proselitismo.

L’intelligence e l’attenzione su Roma e Milano

Il pericolo non riguarda soltanto i «lupi solitari». Gli arresti effettuati negli ultimi mesi hanno dimostrato l’esistenza anche in Italia di «cellule strutturate» che potrebbero entrare in azione. E tra gli obiettivi – oltre ad alcuni luoghi simbolo di Roma, Milano e delle città d’arte – c’è la rete dell’Alta Velocità. Il Messaggero racconta oggi di una relazione dell’intelligence che metteva al centro del rischio le città:

Sarebbero diverse le segnalazioni arrivate anche dall’intelligence di paesi-amici, e riguarderebbero principalmente le città d’arte, in particolare Roma e Milano, oltre ai treni e all’alta velocità. Il testo elaborato dall’Aisi e dal Dis punta i riflettori non solo sulla capitale ma sulla principale città del nord Italia, la più vicina alle comunità islamiche storiche e radicate, diventata per questo un obiettivo. Che gli assassini di Daesh avessero intenzione di colpire ancora in Europa era un dato accertato. Lo stesso Salah Abedelslam, appena arrestato,aveva dichiarato di «sapere» di «altri attentati in preparazione in Europa».
Di un possibile coinvolgimento dell’Italia, poi, gli assassini del Califfo hanno riempito video e messaggi web. Ora, però – è la riflessione dei nostri 007 – più che dei foreign fighter di ritorno, la preoccupazione potrebbe riguardare la presenza di cellule organizzate. Non più combattenti andati in Siria ad addestrarsi per la guerra santa, ma strutture che potrebbero aver trovato una base logistica nei paesi del Nordest o anche in Campania, persone che vivono in Italia da decenni e che qui, come è accaduto nel nord Europa, hanno maturato la volontà di agire per diffondere il califfato.

Il Corriere racconta invece dell’aumento dei controlli nei luoghi di viaggio:

Il dispositivo di sicurezza è stato rafforzato, nuove misure sono scattate. In particolare sono stati aumentati i controlli nelle aree di ingresso delle stazioni e degli aeroporti. Vuol dire che i «filtri» non coinvolgono soltanto chi si mette in viaggio e supera le barriere: gli accertamenti affidati alle forze dell’ordine e ai soldati devono riguardare tutti coloro che entrano negli scali – non escludendo la possibilità di utilizzare metal detector e cani antiesplosivo proprio perché sono quelle le aree ritenute ormai maggiormente a rischio.
Provvedimenti urgenti saranno presi anche nei confronti di quegli stranieri che, pur non avendo compiuto reati, hanno dimostrato di essere inseriti nella «rete» fondamentalista e soprattutto di voler fare azioni di proselitismo. Espulsioni, annuncia Alfano, sulla scia delle 74 già eseguite negli ultimi quindici mesi, che si sommano ai «396 arresti e alle 653 denunce effettuate a partire da gennaio 2015».

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