Le case in affitto a dieci euro a Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-02-02

Con qualche giorno di ritardo scoppia il caso delle case date in affitto a pochi euro dal Comune a Roma. Adesso è partita la caccia ai dirigenti comunali che in tutto questo tempo non hanno mai aggiornato i canoni

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Con qualche giorno di ritardo scoppia il caso delle case date in affitto a pochi euro dal Comune a Roma. Adesso è partita la caccia ai dirigenti comunali che in tutto questo tempo non hanno mai aggiornato i canoni. «Avevo annunciato che da febbraio avrei fatto pulizia», avrebbe sottolineato ieri sera proprio Tronca ai suoi collaboratori. Rinaldo Frignani sul Corriere ci racconta la questione:

Il listino è impressionante, vergognoso se si pensa a un affitto medio nella Capitale (più di 1.600 euro al mese, che arrivano a 2.200 in centro): alloggio a corso Vittorio a 24,41 euro, vista Fori a 23,26, in via del Colosseo a 25,64. E ancora: in via dei Coronari, la suggestiva strada degli antiquari e oggi percorso giubilare (giovedì le spoglie sante di Padre Pio saranno esposte nella chiesa di San Salvatore in Lauro), addirittura a 7,32 euro, che salgono a 57 euro per un appartamento in via Labicana, vicino San Giovanni.

Però non si ricorda che in via dei Giubbonari c’è una polemica aperta tra l’affittuario, il circolo del Partito Democratico, e il Comune per un aumento effettuato ma non corrisposto dai responsabili della sede. Tutto ciò era stato riepilogato nei giorni scorsi da una tabella di Libero:

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La tabella di Libero sugli immobili del Comune in affitto per pochi euro (28 gennaio 2016)

Sergio Rizzo, sempre sul Corriere, fa i conti:

Case affittate perfino a cinque centesimi al mese, con contratti tramandati per generazioni, spesso a inquilini tutt’altro che indigenti. Talvolta nelle zone più prestigiose di un centro storico unico al mondo. Senza che nessuno si sia preso mai la briga di metterci davvero il naso dentro, a questo verminaio. E chi ha provato a farlo, ci ha solo provato, appunto. Risultati: zero carbonella. Nemmeno le inchieste giornalistiche, gli esposti e le denunce hanno scalfito questa immensa montagna di privilegi trasversali. Mentre i contribuenti, romani e non solo, hanno continuato per tempo immemore ad avere davanti uno spettacolo indecente. Basta dire che nel 2013 il Comune di Roma ha incassato 27,1 milioni di euro, per le pigioni dei suoi 43.053 immobili affittati a privati.
Spendendo al contempo, per gestire il suo sterminato patrimonio, la bellezza di 138,9 milioni. Per ogni appartamento incassava mediamente 52 euro e 46 centesimi al mese e ne spendeva quasi 269 fra manutenzioni, aggio della ditta privata che gestiva gli immobili e altro ancora. Con una perdita secca di 111,8 milioni. Ma non è tutto. Perché per le 4.801 abitazioni che invece il Comune affittava dai privati per far fronte all’emergenza abitativa (non bastavano più di 43 mila case di proprietà) si tiravano fuori 21,3 milioni: mediamente 370 euro al mese per ognuna di esse, sette volte quello che incassava per i propri alloggi. E per i Centri di assistenza temporanea, cioè l’emergenza dell’emergenza, il Campidoglio arrivava a pagare anche pigioni mensili di 2.700 euro…

Mentre Repubblica pubblica questa bella ricostruzione fotografica dei luoghi:
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E riporta una dichiarazione di Alessandra Cattoi, ex assessore al patrimonio della giunta Marino: «Ho fatto uno studio approfondito — ragiona Cattoi — non ho trovato nessun cognome eccellente. La verità è che il Comune se c’era una situazione di disagio dava la prima casa libera, quelle popolari erano già piene ed ecco che si assegnavano alloggi in centro storico». La distorsione è gravissima, la materia ostile. «C’è un grande caos — riflette l’ex assessore — serve coraggio».

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