Le bufale su Chiara Appendino e l'alga del Po

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-08-30

Secondo alcuni espertoni la Appendino avrebbe sbagliato a far eradicare il millefoglio manualmente e avrebbe dovuto rivolgersi subito a una ditta specializzata. Ma cosa dicono i tecnici di ARPA e Ipla? Sorpresona!1!

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Qualche tempo fa avevamo raccontato la storia del Myriophyllum aquaticum un’alga originaria del Rio delle Amazzoni e nota con il nome di Millefoglio acquatico che aveva invaso il corso del Po a Torino. L’alga verde, rilasciata nelle acque del fiume da qualche appassionato di acquari tropicali (dove viene utilizzata come ossigenatore) ha colonizzato le sponde del fiume che si è lentamente ma inesorabilmente colorato di verde.

Si era trattato solo di un intervento propedeutico

La pianta (dichiarata fuori legge a luglio dalla Commissione Europea da inizio agosto non potrà più essere venduta nei negozi), grazie alle alte temperature e all’assenza di forti correnti ha potuto proliferare indisturbata. A cercare di porre rimedio è intervenuta la sindaca Chiara Appendino che assieme ad alcuni componenti della sua Giunta ha organizzato una task-force di volontari per estirpare il Millefoglio. Si era trattato di un primo intervento che, si sapeva fin dal principio, non avrebbe consentito la completa eradicazione dell’alga. Un’operazione delicata che era stata condotta sotto la guida di alcuni esperti dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente, l’ARPA aveva infatti avvertito i torinesi a non procedere con il fai da te. L’estirpazione del millefoglio acquatico deve infatti essere operata secondo una procedura precisa, in modo tale da evitare il propagarsi dell’alga lungo il corso del fiume. In un comunicato l’Agenzia regionale per l’ambiente invitava la cittadinanza a non provvedere in maniera autonoma alla pulizia del fiume:

È doveroso segnalare che, date le caratteristiche ecologiche della specie e in particolare la sua capacità di riprodursi vegetativamente mediante il meccanismo della frammentazione di piccole parti che fanno nascere nuovi individui, qualsiasi intervento di eradicazione va effettuato in modalità controllata e con corretto smaltimento.

Nei giorni successivi all’intervento di ripulitura delle sponde è partita la leggenda metropolitana che a causa della volontà della Appendino di voler risparmiare qualche soldo con il “fai da te” ora al Comune sarebbe toccato pagare molto di più visto che l’intervento aveva causato la propagazione dell’alga costringendo il Comune a rivolgersi ad una ditta specializzata (con il conseguente lievitare del prezzo dell’intervento). Per altri si è trattato solamente di altro classico esempio del fallimento dei dilettanti della politica le cui soluzioni casalinghe non sono adatte per la gestione della cosa pubblica.
alga millefoglio appendino bufala torino - 2
A quanto pare però non è così perché l’Ipla, l’istituto regionale per le Piante da Legno e l’Ambiente, ha messo nero su bianco che quella dell’Amministrazione Cinque Stelle è stata una buona mossa spiegando che “il Comune ha fatto bene a sradicare il millefoglio acquatico a mano“. Del resto l’operazione tanto criticata era stata suggerita dalla Regione e un tecnico dell’Ipla era presente durante le operazioni di sradicamento organizzate dalla Appendino. In un comunicato diffuso ieri l’Ipla scrive che

In seguito alle segnalazioni inviate, il Comune  ha opportunamente deciso di avviare un intervento di controllo della specie, effettuato manualmente, evitando lo sfalcio meccanico e riducendo il rischio di dispersione a valle con uso di barriere mobili

Ma c’è di più: l’intervento dei volontari ha evitato che con l’Europa potesse iniziare (qualora il problema venisse trascurato troppo a lungo e l’alga si propagasse lungo il corso del fiume) una procedura di infrazione (con conseguente multa) per non aver proceduto a eliminare la specie infestante dal corso del fiume. Ora serviranno altri interventi, anche con mezzi meccanici e a cura di operai specializzati ma a quanto pare il blitz anti alga della giunta Appendino non solo non è stato svolto con imperizia e non ha aggravato la situazione ma ha evitato danni e conseguenze ben peggiori. Del resto anche l’assessore alla Viabilità Maria Lapietra (che ha la delega per la gestione delle acque) aveva spiegato che “l’eliminazione a mano era l’unica possibile, il primo passaggio necessario” propedeutico a interventi più risolutivi.

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