«Le banche italiane sono più fragili»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-02-24

Il Country Report sull’Italia della UE contiene giudizi pesanti sui nostri istituti di credito

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Marco Zatterin sulla Stampa di oggi ci racconta il «Country Report» sull’Italia che la Commissione europea discuterà nella sua riunione odierna.  Il testo, chiuso dai servizi del vicepresidente Valdis Dombrovskis, non dovrebbe essere approvato formalmente questa settimana, bensì l’8 marzo. Ma, spiega l’inviato da Bruxelles, i giudizi sulle banche italiane contenuti nel documento non sono per niente teneri, visto che contengono due giudizi pesanti:

. Il primo sostanzia che «l’eredità della profonda e lunga recessione degli ultimi anni, combinata con debolezze strutturali che hanno radici lontane nel tempo, ha eroso la resilienza iniziale del sistema». Il secondo, che deriva di conseguenza, dice che l’universo creditizio «si sta riprendendo lentamente, tuttavia appare più debole di quello degli altri Stati». Le ragioni sono tristemente canoniche. A parte le sofferenze, indeboliscono gli istituti nostrani il limitato livello di capitalizzazione, la qualità degli attivi, la redditività e il rapporto costi/efficienza. Vecchi mali che gli effetti della crisi hanno amplificato.
 

Secondo l’UE «la recente risoluzione di quattro banche italiane in cui i detentori di bond subordinati hanno perduto soldi mostra che una qualche debolezza persiste».

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L’infografica della Stampa sul report Ue (24 febbraio 2016)

La Commissione rileva che la crescita dei crediti incagliati (Npl) ha frenato negli ultimi mesi, ma le sofferenze continuano a generare pressione sulla redditività e assorbono risorse. A giugno 2015 i prestiti incerti ammontavano a 337 miliardi. «Due terzi erano nelle casse dei primi cinque gruppi», rileva Bruxelles. Con l’aggravante che, «nonostante l’interesse crescente per i Npl, le banche se ne liberano lentamente, soprattutto le piccole». Ci sono ulteriori margini d’azione per il governo, sostiene dunque Bruxelles. La riforma delle popolari e quella delle cooperative sono giudicate con favore e si aspetta quella del credito cooperativo. Alla fine, però, è una questione di cultura. «E’ importante che gli azionisti e i creditori delle banche – scrive la Commissione – diventino pienamente consapevoli dei possibili rischi di sistema in modo da poterli assumerli pienamente insieme con la responsabilità che ne deriva». Sono i fondamenti del credito.

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