I lavori utili da affidare ai profughi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-08-18

Il prefetto Morcone lancia l’idea: «Coinvolgiamo nel lavoro i migranti». Ma alcuni progetti sono già in funzione. E serve la volontà politica per attuarli. «Possono, nell’interesse loro e della collettività. Per carità,
nessun obbligo»

article-post

Il prefetto Mario Morcone, che  guida il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione presso il ministero dell’Interno, in un’intervista al Corriere della Sera propone di affidare ai profughi lavori socialmente utili da pagarsi con un rimborso spese. Morcone non propone un obbligo di lavoro – quello immaginato fantasiosamente da Chicco Testa – ma una possibilità, avendo anche presente che già molti sindaci, al Nord e al Sud, hanno sviluppato progetti del genere. E non si nasconde anche tutte le problematiche giuridiche e politiche (quelle che Testa chiamava burocrazia) da risolvere per rendere possibile il progetto.

I lavori utili da affidare ai profughi

Morcone chiarifica nell’intervista rilasciata a Virginia Piccolillo che si parla di una possibilità e non di un obbligo: «Possono, nell’interesse loro e della collettività. Per carità, nessun obbligo. Semmai possiamo pensare a un meccanismo premiale». Di che tipo? «Chi mostra buona volontà e capacità di inserirsi nel nostro contesto sociale potrebbe ottenere un’attenzione diversa nell’accoglienza». Ieri Furio Colombo aveva peraltro smentito la bufala dei vip contro i profughi a Capalbio.

«Miro a dare loro un futuro e far sì che non siano solo un peso per la comunità: l’inclusione, poi, impedisce la radicalizzazione e giova alla sicurezza. Questa emergenza si può trasformare in un’occasione di sviluppo».
Le diranno: e gli italiani che non hanno un lavoro?
«Io mi occupo di immigrati. Dei cittadini italiani se ne dovrebbero occupare altri ministeri. Se mi danno l’incarico cercherò soluzioni per quel problema. Attualmente mi piacerebbe che a rompermi la testa non fossi solo io che sono un prefetto».
E allora chi?
«La soluzione non può essere dirigista con un “super-qualcuno” che decide su tutto e tutti. Ma con chi è sul territorio. Presidenti di Regione e sindaci per primi».
La casa ai rifugiati genera proteste. Anche, come anticipato dal «Corriere», a Capalbio: lì due cittadini hanno fatto ricorso al Tar.
«Né Capalbio né Portofino potranno sottrarsi alle proprie responsabilità perché i sindaci temono di perdere consenso».
Ma 50 rifugiati in un comprensorio nel centro storico non è una scelta criticabile?
«L’accoglienza diffusa è quella che noi preferiamo. Si poteva prevedere una soluzione diversa».
Il sindaco lamenta che è stata imposta dal prefetto.
«Se ci fosse un progetto adeguato i prefetti si asterrebbero dal fare bandi di gara. È ovvio che non puoi fare il furbacchione, prendendoti due immigrati e pensando di essere a posto. Altrimenti finisce così: il prefetto, che da qualche parte li deve mandare, trova l’albergo e fa la gara».

Eppure anche il Corriere racconta che già oggi profughi e richiedenti asilo in alcuni paesi svolgono lavori socialmente utili. È il caso di Riace in Calabria, dove gran parte dei 500 migranti ospitati è impegnata in lavori di pubblica utilità: raccolta dei rifiuti, pulizia delle spiagge, lavori artigianali. Ad Acquaformosa, sempre in Calabria, quattro dei 90 rifugiati ospitati hanno iniziato a lavorare in Comune: due si occupano di verde pubblico e pulizia delle strade, un altro è allo sportello immigrazione e una ragazza fa la mediatrice culturale. “A La Spezia sta per vedere la luce una cooperativa che coinvolgerà produttori e richiedenti asilo non solo per il recupero dei muretti a secco ma per produrre il vino passito doc «Sciacchetrà», uno dei prodotti tipici delle Cinque Terre. A Pettinengo, in provincia di Biella, i migranti si occupano della pulizia del verde pubblico, della gestione di orti
e giardini privati. In Valle d’Aosta, grazie a un accordo tra istituzioni, i richiedenti asilo presenti sul territorio hanno avuto la possibilità di svolgere attività di volontariato, in attesa del riconoscimento della protezione internazionale. E ancora: i macedoni e i rumeni che abitano sul versante toscano del Parco delle Foreste casentinesi lavorano alla conservazione e allo sviluppo del settore forestale. A San Donà di Piave (Venezia), grazie a un accordo stipulato con la prefettura, è stato possibile impiegare in lavori di manutenzione del verde pubblico i migranti provenienti dal Ghana e dalla Guinea, che già svolgevano attività di volontariato per la mensa solidale e la Croce Rossa. Stesso discorso a Pescara, dove 14 migranti, ospiti delle strutture di accoglienza, hanno trovato occupazione in Comune”. E il ministro Alfano precisa: “La precedenza agli italiani”. Intervistato a Rtl appoggia la proposta di Morcone di lavoro ai migranti regolari ma precisa: “Per noi la regola è prima gli italiani. Altra cosa è volontariato che permetta a profughi di darsi da fare. Bene lavoro volontario in convenzioni con comuni e associazioni di volontariato, mai attivita’ che possa dire ‘prima i profughi poi gli italiani'”.

Leggi sull’argomento: «I profughi di Capalbio? Mandiamoli a lavorare»

Potrebbe interessarti anche