Macachi salvati dalla sperimentazione? Come un'onlus animalista ha messo in ginocchio la ricerca in Italia

di Giulia Corsini

Pubblicato il 2016-12-06

Primo atto di un’inchiesta di Giulia Corsini e Luca delle Cese per neXtquotidiano in cui si racconta che fine hanno fatto i macachi “salvati dalla sperimentazione” all’Università di Modena e il ruolo della LAV nella vicenda

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Dicembre. L’inverno è alle porte. Molti ricercatori lo sentono, congelati da una normativa europea recepita male e in ritardo (la Direttiva 2010/63)  in un decreto legislativo che è uno scempio (il 26/2014)Quel freddo che potrebbe determinare una nuova ondata di cervelli in fuga, che migrano lontano dall’Italia a svernare (forse a vita) in Paesi dove la ricerca di base è ancora viva e vibrante. Svantaggiati rispetto agli altri ricercatori europei per l’accesso ai bandi a causa delle limitazioni alla ricerca e screditati da una campagna mediatica fuorviante e continua condotta dalle associazioni animaliste, i ricercatori italiani chiedono [1][2] e attendono risposte dal Governo, in merito a questo decreto restrittivo.

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Ecco la dr. Kuan (LAV) che “sottopone le proprie rivoluzionarie scoperte alla revisione paritaria” , la “Bocca della Verità”, per verificarne l’idoneità alla pubblicazione scientifica.

L’inverno è alle porte

Risposte che il governo dovrebbe dare alla ricerca biomedica italiana su diversi punti: l’Italia è stata messa  in mora da Bruxelles per aver applicato male la direttiva e in tempi non definiti questo potrebbe tradursi in infrazione, ovvero multe salate per l’Italia nei confronti dell’UE, da 150 mila euro al giorno. Cosa intende fare il Governo? L’applicazione errata è dovuta anche ai i divieti imposti dal Parlamento alla ricerca su sostanze d’abuso e xenotrapianti. Divieti in moratoria (art. 42 del d.lvo 26/2014), che saranno effettivi dal primo gennaio 2017 e sui quali il Governo si troverà a scegliere, più o meno esplicitamente, se rendere esecutivi o se concedere un prolungamento della moratoria. Esiste un solo modo per salvare questi filoni della ricerca in vivo ed evitare di andare in infrazione: modificare il decreto e recepire correttamente la direttiva! Purtroppo la situazione non sembra per niente rassicurante: dopo un discreto periodo di tranquillità da parte dei mass media, guarda caso, stanno improvvisamente ricominciando a comparire in tv dei servizi faziosi o fuorvianti concernenti la sperimentazione animale. Edoardo Stoppa (Striscia la Notizia, Mediaset) e Roberta Badaloni (TG1, minuto 20’25) intervistano la dottoressa Kuan, una biologa che parla di sperimentazione animale ma a nome di una famosa onlus animalista: la LAV. Coincidenze? Poi ci sono i comunicati stampa e i video, sempre della LAV, ripresi dai quotidiani e dalle riviste nazionali: La Stampa, Il Corriere della Sera, Panorama, il Mattino, Il Secolo XIX quasi fosse la LAV l’unica “istituzione scientifica  titolata” (?) a parlare di Sperimentazione Animale. Il copione si ripete, come ogni anno: c’è un’unica campana che si sente suonare, prepotente e stonata.

La campana stonata

La campana stonata sovrasta il parere della comunità scientifica mondiale, coeso e unito sul fronte, ma paradossalmente troppo debole e disorganizzato per farsi ascoltare. Per gli scienziati la sperimentazione animale purtroppo è ad oggi insostituibile e importante, basti pensare che  la quasi totalità dei premi Nobel per la medicina e fisiologia ha condotto studi sui modelli animali, proibirla adesso sarebbe addirittura un pericolo per la scienza. Non si fa per crudeltà né per sadismo, ma per aumentare le conoscenze e per dare una speranza in futuro alle persone malate. È un’attività lecita e controllata, ogni struttura che la pratichi deve dotarsi di un medico veterinario responsabile del benessere animale, poi c’è il controllo dei veterinari pubblici delle ASL, gli esperimenti devono essere autorizzati e se esiste un metodo che sostituisce in tutto e per tutto l’animale è obbligo di legge utilizzare quello. Fa specie che proprio la dottoressa Kuan della LAV, che ha fatto la tesi di dottorato “vivisezionando” l’Asperarca nodulosa, si impegni in questa battaglia.

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Il sondaggio è stato condotto su un campione di 1000 ricercatori biomedici di tutto il mondo, link all’articolo di Nature.

Tira più un pelo di scimmia che 1000 topi

Ma torniamo ai servizi sopracitati. È stupefacente la modalità con cui la Dr. Kuan della LAV (non) risponde alla domanda di Edoardo Stoppa (Striscia la Notizia): “sono ancora tanti i primati che sono chiusi in stabulario?”, dice: “Sono addirittura in aumento. Sono oltre 700.000 gli animali utilizzati a fini sperimentali che trovano la morte nei laboratori”. In effetti non risponde alla domanda, ma cita il dato che maggiormente porta acqua al suo mulino. I 700.000 animali non sono certo primati, sono soprattutto topi e ratti, i primati utilizzati nella ricerca biomedica sono circa lo 0,06% di tale cifra.

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Dati sull’impiego in percentuale degli animali da sperimentazione nell’UE.
Link alla più recente relazione riguardante gli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici negli Stati membri dell’Unione europea (VII, 2014)

A nessuna associazione animalista conviene esplicitare le reali proporzioni delle specie impiegate per la sperimentazione e neanche quanto siano tutelate ed è infatti un’informazione puntualmente tenuta nascosta dalla propaganda. Tra le ragioni più intuitive di questa scelta c’è indubbiamente il fatto che le iniziative di derattizzazione annue delle grandi città italiane eliminano un numero straordinariamente più alto di ratti e topi eppure nessuno ha ancora mai assistito alla nascita di una Lega Anti Derattizzazione! Perché queste grosse associazioni non cercano mai di ostacolare i piani di derattizzazione? Sarà che i topi di fogna hanno uno statuto morale diverso rispetto agli animali utilizzati nella sperimentazione animale! D’altra parte, la propaganda è fatta di strategie precise: in questo momento si parla di 16 macachi “salvati dalla sperimentazione” dell’Università di Modena.
 

Macachi salvati dalla sperimentazione?

La realtà è che la ricercatrice dell’Università di Modena ha concluso gli studi che aveva in corso e gli animali non sarebbero stati utilizzati per qualche anno. l’Università non aveva i fondi per mantenere la colonia, inoltre, per la direttiva recepita male, avrebbe dovuto persino separare il maschio dalle femmine, dunque ha fatto un accordo con il Comune per la libera cessione degli stessi. È stato istituito dunque un bando per l’affidamento che conteneva diversi punti da rispettare. Tra questi ne spiccano due in particolare: «Impegno a non utilizzare in alcun modo gli animali, loro immagini, la notizia del loro affidamento all’associazione a scopi propagandistici o promozionali per l’associazione stessa» e «Impegno a non redigere pubblicazioni sull’argomento, a non diffondere comunicati stampa o qualsiasi altra comunicazione se non preventivamente concordata in maniera congiunta». Questo è il link al bando in oggetto: forse siamo noi che non abbiamo capito bene la storia del bando, oppure gli accordi sono cambiati?

Noi lo avevamo previsto

Per noi, partecipare al bando per l’assegnazione degli animali era indispensabile, tenendo conto delle precedenti esperienze con la LAV, la quale già raccontava di aver salvato un animale che è stato invece  regalato dall’Università di Modena al centro Faunistico di Monte Adone nel periodo in cui si voleva ostacolare la ricerca sui primati italiana. Quando facevo parte del direttivo di Pro-Test Italia, mi sono occupata della vicenda cercando a assieme a soci e collaboratori delle strutture che rispondessero ai requisiti richiesti nel bando. È stata un’impresa veramente difficile: ce n’erano diverse di strutture, tuttavia quelle che ho contattato io avevano tutti paura di adottare gli animali perché – a dir loro – non volevano mettersi contro gli interessi degli animalisti. Avevano paura della LAV? Noi, visti i precedenti, avevamo previsto come sarebbe andata a finire la vicenda, lo avevamo anche scritto, abbiamo avvisato delle persone dell’Università di Modena (tra cui il preside di medicina, il prof. Pellacani, che faceva parte della Commissione che ha deciso a chi assegnare gli animali).Abbiamo fatto il possibile per partecipare al bando, trovando una struttura che si prendesse carico degli animali, che rispondesse a tutti i requisiti posti nel bando. Avevamo anche pensato al trasferimento con un veterinario specializzato in animali pericolosi (iscritto all’albo dei veterinari dell’Ente Nazionale Circhi) che avrebbe accompagnato gli animali durante il viaggio e una ditta specializzata nel trasporto degli animali pericolosi che fa regolarmente trasferimenti di animali tra zoo e parchi faunistici. Parrebbe addirittura che in un primo momento la LAV avesse proposto una struttura che non era stata considerata idonea (almeno così si vociferava all’Università), ciò ci dava grandi speranze di successo, ma alla fine la Commissione ha deciso comunque di affidare gli animali alla LAV, i quali sono stati successivamenti portati al CRASM di Semproniano. A questo punto, si potrebbe considerare suggestivo il fatto che la data di scadenza per il bando di assegnazione dei macachi era il fine ottobre 2015 mentre il trasferimento dei macachi effettivo è avvenuto solo a settembre 2016. Un anno dopo. Ciò avvalorerebbe ancora di più l’ipotesi che la prima struttura non fosse idonea e che solo successivamente fosse stato proposto Semproniano, il quale avrebbe avuto tempo per costruire ad hoc delle strutture per ospitare i macachi.

C’è sotto qualcosa?

Ma come mai si parla soltanto adesso dei 16 macachi?  Abbiamo detto che il trasferimento è avvenuto a settembre 2016, inoltre la notizia dell’affidamento era già nota a luglio dello stesso anno, come si evince dal  comunicato della LAV. Ma il bando non prevedeva il divieto di diffondere la notizia dell’affidamento a scopi propagandistici? Nel comunicato la LAV chiede addirittura soldi! Un’ ipotesi che riteniamo plausibile è che le associazioni animaliste parlino di questo soltanto adesso per contrastare azioni atte a prolungare la moratoria oppure a correggere il decreto legislativo di cui abbiamo precedentemente parlato. Dall’altra parte le associazioni animaliste, che hanno più volte espresso soddisfazione del loro impegno per questi divieti alla ricerca in vivo, avranno nelle mani una vittoria definitiva; vittoria che, come in altri casi simili, può contribuire ad accrescere i bilanci milionari delle stesse associazioni, grazie ad una ben strutturata campagna di raccolta donazioni e 5×1000 [1][2][3]. Non è dunque da escludere che, per i motivi sopra esposti, durante il periodo di dicembre ci saranno ulteriori campagne mediatiche animaliste, o ancora sulla questione di Modena, oppure è probabile che si inventino qualche nuovo caso mediatico.
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Le responsabilità dell’Università di Modena

Attualmente, il silenzio dell’Università di Modena sulla vicenda è assordante. Le poche parole dette dal Presidente della Facoltà di Medicina e dal Magnifico Rettore alla  Gazzetta di Modena riteniamo siano state completamente travisate nello stesso articolo che ha riportato l’intervista.Mi chiedo se l’Università di Modena, come fanno quasi tutte le istituzioni da sempre, farà finta di nulla sul fatto che l’accordo non è stato minimamente rispettato e sul fatto che si stia evidentemente strumentalizzando la vicenda per ostacolare la ricerca italiana in vivo. Riteniamo abbiano una parte di responsabilità in questo. È ormai piuttosto evidente che a lungo termine il basso profilo non è l’atteggiamento che premia!

Ma chi è che difende la ricerca nel Bel Paese?

C’è da chiedersi dove stavano le fantomatiche potentissime lobby farmaceutiche e la “lobby dei vivisettori” di cui parla tanto la LAV (esisteranno?), ciò che è certo, se di lobby si parla, è che proprio la LAV rivendica di aver ottenuto il decreto legislativo di cui si parla, il 29 marzo del 2014 strumentalizzando e promuovendo una campagna sull’ allevamento Green Hill vicino Brescia con tantissimi cantanti e testimonial. In quell’occasione ha pure raddoppiato le proprie entrate.Ma questa è un’altra storia di cui parleremo approfonditamente la prossima volta. (1 – Continua)
 
Giulia Corsini – Medico Veterinario
Luca delle Cese – Laureando Medicina e Chirurgia
 

Continua qui: La legge sbagliata sulla sperimentazione animale

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