Laura Antonelli è morta

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-06-22

Star di pellicole erotiche e d’autore, aveva 74 anni. Viveva da anni a Ladispoli con una badante

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Laura Antonelli è morta. L’attrice italiana star di pellicole erotiche e film d’autore si è spenta a Ladispoli all’età di 74 anni. La Antonelli, che in realtà si chiamava Laura Antonaz ed era nata in Croazia a Pola il 28 novembre del 1941, aveva rilasciato un’intervista quattro anni fa al Corriere della Sera nella quale rivelava di vivere nella cittadina laziale in provincia di Roma seguita da una badante. La notizia è stata data dal Messaggero. Secondo quanto si è appreso, a dare l’allarme stamattina intorno alle 8.30 è stata la donna delle pulizie che l’ha trovata per terra in casa. Arrivati nell’abitazione gli operatori del 118 non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.
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LAURA ANTONELLI È MORTA
La Antonelli aveva cominciato la sua carriera girando pubblicità per le bevande gassate e recitando in fotoromanzi; i suoi esordi sul set risalgono al 1964, con un piccolo ruolo ne Il Magnifico Cornuto di Antonio Petrangeli. Viene poi scelta come protagonista di Venere in pelliccia, film censurato di Massimo Dallamano ispirato alle opere di Masoch. Poi recita anche ne Il Merlo Maschio con Lando Buzzanca. Il suo primo grande successo da protagonista è Malizia di Salvatore Samperi nel 1973.

La carriera della Antonelli è a un punto di svolta. Il suo cachet diventa pari a quello delle grandi attrici dell’epoca, lei recita in un film di Claude Chabrol, sul cui set conosce e si innamora di Jean Paul Belmondo, seguito da film con Dino Risi e Comencini. Nel frattempo gira anche altri film erotici come Peccato Veniale e Divina Creatura, dove si esibisce in un nudo integrale.

Nel 1976 recita ne L’Innocente del grandissimo Luchino Visconte, poi toccherà a Ettore Scola (Passione d’Amore) e nei due film tratti dalle opere di Moliére con Alberto Sordi (Il Malato immaginario e L’Avaro).
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GLI ANNI OTTANTA E IL DECLINO
La Antonelli recita ancora in altri film erotici che però non hanno un grande successo. Si rifugia quindi nella commedia popolare (Grandi Magazzini, Viuuulentemente Mia) che porta grandi incassi ancora al botteghino, e recita anche in alcune fiction della Rai. Il momento cruciale della sua vita è nel 1991, quando il regista Salvatore Samperi e la produzione del film la convince a sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica in occasione del remake del celebre Malizia, dal titolo appunto “Malizia 2000”. Poco prima però, la Antonelli viene arrestata: la notte del 27 aprile del 1991 nella sua villa di Cerveteri durante una festa vengono trovati 36 grammi di cocaina. L’accusa di spaccio cadrà in appello con la modifica della legge, ma intanto la Antonelli ha subito un’iniezione di collagene per recitare in Malizia 2000, il remake del suo successo, ma l’operazione non va a buon fine per una reazione allergica e lei si trova deturpata.

L’attrice viene ricoverata più volte presso il centro d’igiene mentale di Civitavecchia, e questo spinge i suoi legali a citare in giudizio il Ministero di Grazia e Giustizia, chiedendo un adeguato risarcimento da parte dello Stato Italiano per la propria assistita. Nel frattempo la causa contro produttore, regista e chirurgo che ha eseguito l’operazione di chirurgia estetica non va a buon fine, perché il suo deturpamento viene attribuito all’edema di Quincke e non al collagene iniettato. Nel frattempo lei cita in giudizio il ministero di Grazia e Giustizia per i ricoveri nel centro mentale e nel 2006 la Corte d’Appello di Perugia le riconosce un risarcimento pari a 108mila euro per i danni di salute e d’immagine subiti. La sentenza viene confermata in Cassazione.

Lino Banfi scrisse un articolo nel 2010 per perorare la causa della concessione di un vitalizio a Laura Antonelli:

Sono andato a Ladispoli e purtroppo mi sono rattristato molto: ci siamo riabbracciati dopo 22 anni; ci siamo commossi tutti e due. Ma poi Laura ha fatto un gesto rassegnato allargando le braccia, come per dire «Hai visto come sono ridotta…». Io ho vigliaccamente cercato di cavarmela con una battuta: «Anch’ io mi sono ingrassato…». Ma lei ha replicato con amarezza: «Sì, ma non come me, io sono morta da anni». Sguardi, silenzio… C’ era una donna con lei che va due o tre volte a settimana a farle compagnia. Si sentiva una musichetta dall’ altra stanza e io per rompere l’ imbarazzo le ho chiesto che cos’ era, se guardava la tv. Risposta: «Sono più di vent’ anni che non vedo la televisione. Ascolto sempre Radio Maria e prego». In quella specie di camera da letto c’ era solo un lettino, piccolo… Lei si è riscossa un attimo: «Lino vieni a vedere la dispensa, guarda quanta pasta, pomodori, olio… Sai, la parrocchia, qualche benefattore…». Mi si è stretto il cuore.
Quanto prendi di pensione?, le ho chiesto. «510 euro al mese». E tutto quello che avevi: case, gioielli…? «È troppo lunga, caro Lino, la storia… Tanti hanno abusato della mia bontà, forse anche della mia fragilità e dicono che non sono capace di intendere e volere. Ti prego Lino parla con qualcuno, tu sicuramente, amato da tutti, sarai ascoltato. Io non credo di avere ancora molto da vivere, però vorrei vivere dignitosamente». Ecco perché io, cittadino italiano, Pasquale Zagaria, in arte Lino Banfi, mi rivolgo al ministro Bondi: «È giusto tutto questo? So che esiste una legge già esecutiva, dopo il caso Salvo Randone. Mi hanno detto anche che Isabella Biagini è nelle stesse condizioni. Queste persone hanno rappresentato una parte della storia del cinema e della televisione che tutti abbiamo gradito. Hanno lavorato in questa nazione, hanno guadagnato, hanno pagato le tasse… è giusto finire così?». Mi rivolgo anche al presidente del Consiglio, a Berlusconi, che è anche mio amico da più di trent’ anni: «Caro Silvio, per quel poco che credo di conoscerti sono certo che farai qualcosa». Lino Banf

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