L'attentato agli Europei in Francia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-04-11

Secondo la polizia belga il commando di terroristi di Molenbeek stava preparando un colpo a Parigi, forse per l’inaugurazione della manifestazione sportiva. La mente degli attacchi potrebbe essere un cittadino francese oggi in Siria

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Un attentato in preparazione a Parigi durante gli Europei. A questo lavorava la cellula di terroristi di Molenbeek secondo le prime affermazioni di Mohamed Abrini, arrestato la settimana scorsa. La cellula jihadista stava preparando un nuovo attacco alla capitale francese, ma dopo l’arresto di Salah ha accelerato i tempi e deciso di entrare in azione scegliendo bersagli in casa. Una versione che sembra confermare quanto scritto nel ‘testamento’ di Ibrahim El Bakraoui, uno dei due kamikaze dello scalo internazionale, trovato nel computer gettato in un cestino dei rifiuti prima di partire per la missione suicida dall’appartamento di Rue Max Roos a Schaerbeek, il covo scoperto subito dopo l’attacco grazie alla segnalazione del tassista che portò la cellula a Zaventem.

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La cellula di Molenbeek (Repubblica, 11 aprile 2016)

L’attentato agli Europei in Francia

Gli inquirenti hanno anche identificato e arrestato il secondo terrorista acciuffato con Abrini, ovvero il cittadino svedese Osama Krayem, 23 anni, che era andato in Siria con il nome di Naïm Al Hayed. Bruxelles è stato un piano B dettato dalla disperazione dopo gli arresti della magistratura belga. Secondo l’esperto francese di antiterrorismo Claude Moniquet, ex giornalista ed ex agente dell’intelligence, nel mirino c’era La Défense, il quartiere parigino degli affari ad ovest del centro di Parigi dove lavorano decine di migliaia di persone e che è sede di molte multinazionali, grandi ministeri e delle principali società francesi, tra cui Areva, Total e Societé Générale. Il cuore del potere economico francese, lo stesso che avrebbe voluto colpire anche Abelhamid Abaaoud, la ‘mente’ degli attacchi del 13 novembre, se non fosse stato ucciso dalle teste di cuoio francesi il 18 novembre a St.Denis. Quel che è certo è che l’ex primula rossa Abrini, catturato venerdì a Anderlecht, sta cantando. Ieri ha ammesso di essere l’uomo col cappello poi fuggito a piedi lasciando una valigia-bomba inesplosa a Zaventem. Ma c’è chi dubita delle verità di Abrini. Per l’analista fiammingo Pieter Van Ostayen, le confessioni potrebbero essere invece il tentativo di coprire qualcuno. Alcuni dettagli suonano certamente poco credibili, come quello che avrebbe “venduto” il famoso cappello dopo essersi invece disfatto della giacca bianca gettandola in un cestino. O anche la storia raccontata da Assia B., la donna con pesanti problemi psichiatrici che avrebbe dato rifugio ad Abrini a Anderlecht. E che si sarebbe fatta convincere dopo che “l’uomo col cappello” gli ha offerto una birra in un bar. Gesto che mal si concilia col profilo di fondamentalista islamico. Ma d’altra parte i precedenti di tutti gli elementi della cellula Isis di Bruxelles sono da criminali da strapazzo. Inclusi quelli di Osama Krayem, improvvisamente partito per la Siria da Rosengard, sobborgo di Malmoe ad alto tasso di emarginazione. Aveva una fedina pensale fatta di piccoli furti e spaccio. Poi “gli hanno fatto il lavaggio del cervello”, hanno detto la zia ed un assistente per l’integrazione che lo conosceva bene. Intanto fonti di polizia lasciano trapelare che c’è ancora un ricercato: il terzo uomo raccolto da Salah Abdeslam il 3 ottobre a Ulm in Germania. Gli altri due, Osama Krayem e Amine Choukri, sono stati arrestati. Del terzo non è stata diffusa l’identità. Il timore è che possa essere lui ad avere la sacca esplosiva che Krayem aveva con sé quando lasciò solo il kamikaze della metropolitana, Khalid El Bakraoui. Era quella sacca-bomba che la polizia cercava ieri a Etterbeek, nel secondo covo della cellula del 22 marzo. Una diversificazione logistica che mal si inquadra nella storia di un attacco compiuto in fretta raccontata da Abrini.

La mente delle stragi è in Siria?

Intanto si pensa che la mente delle stragi possa essere un cittadino francese che ancora oggi si trova in Siria. L’uomo sarebbe stato in contatto con Ibrahim El Bakraoui  poche ore prima della strage all’aeroporto di Zaventem, come dimostra un file audio che i periti informaticihanno estratto dal pc del kamikaze, ritrovato in un cestino davanti al covo di rue Max Roos a Schaerbeek. Spiega Fabio Tonacci su Repubblica:

Il file contiene la conversazione registrata tra Ibrahim e un misterioso uomo in Siria. I due discutono i dettagli dell’operazione: i luoghi esatti dove farsi saltare in aria, gli orari, le modalità di spostamento. Chi deve morire, e chi invece deve sopravvivere. Secondo una fonte dell’intelligence francese interpellata da Repubblica, quel “mister x” è lo stesso che ha avuto l’idea di colpire lo Stade de France la sera della partita Francia-Germania, in mondovisione e sotto gli occhi del presidente Hollande. «Quello era l’obiettivo principale, le stragi delle Terrasses e del Bataclan dovevano servire come diversivo per le forze di sicurezza».
Si è pensato inizialmente a Fabien Clain, tuttora in Siria, non foss’altro perché sua è la voce che a nome dello Stato Islamico ha rivendicato le stragi di Parigi. Ma Clain, 37 anni, cresciuto a Tolosa e jihadista dall’inizio degli anni Duemila, pare avere più un ruolo di coordinatore dei foreign fighters francofoni nel Califfato. Per il Trac, il Consorzio belga di analisi e di ricerca sul terrorismo, l’”architetto” è Salim Benghalem: francese, nato a Bourg-la-Reine 35 anni fa, partito per la Siria nel 2013 e condannato di recente a 15 anni per reclutamento. Su di lui pende anche un mandato di cattura internazionale. «È possibile, ma poco probabile», osserva la fonte dei servizi segreti francesi. «Il a un superieur…». Ha un superiore. Ancora vivo, e pericoloso.

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