L'aeroporto di Firenze e i guai di Marco Carrai

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-08-09

Ieri il TAR ha bocciato l’ampliamento della struttura. Ma il governo è pronto a firmare la VIA per aggirare lo stop. I renziani in zona si sono disinteressati del dissenso interno, hanno inasprito i rapporti con la sinistra radicale e si sono rivolti al Giudizio di Dio delle urne a Sesto per il progetto. Rischiando di perdere il consenso. E ora ne pagano le conseguenze

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Grosso guaio all’aeroporto di Firenze. Il Tar ha annullato ieri in blocco la delibera della Regione guidata da Enrico Rossi, talmente tanto sfidante di Renzi per il rinnovo della segreteria PD che su questo punto aveva minacciato le dimissioni, che autorizzava il potenziamento dell’aeroporto. Secondo i giudici ci sono troppe lacune nelle soluzioni proposte per limitare l’impatto dell’opera. In altre parole, i giudici del Tar affermano che prima di decidere se costruire o meno la nuova pista bisognava approfondire molto di più i problemi e trovare le soluzioni adeguate.

L’aeroporto di Firenze e i guai di Marco Carrai

Ma la sentenza rappresenta un bel guaio soprattutto per Marco Carrai, presidente di Toscana Aeroporti e uomo più importante del Giglio Magico. Scrive il Corriere che lo stop imposto dai giudici scombina tutto il maxi piano di investimenti di Corporacion America (braccio operativo di Eurnekian), che si regge su un importante aiuto dello Stato: potenziare Peretola costa infatti circa 320 milioni, di cui la metà dovrebbero arrivare dal governo (per ora ne sono stati erogati solo 50 milioni) ed il resto dai soci privati. Dopo la bocciatura dell’emendamento per l’aeroporto di Firenze e la clamorosa sconfitta di Sesto Fiorentino, oggi l’uomo forte di Renzi si trova a dover fare i conti con un guaio di prima grandezza. Tanto che il governo, per scongiurare uno scivolone nella città del premier, sta già preparando una contromossa: la firma del ministero dell’Ambiente sulla Valutazione d’impatto ambientale, atto che potrebbe aggirare lo stop del Tar. Ma la storia potrebbe incrociarsi con il disastro del PD in zona. Anche se Renzi in questi due anni da Presidente del Consiglio ha sempre evitato accuratamente di porre mano alla questione l’eventualità che una fetta del territorio di Sesto venisse sacrificata in nome degli interessi economici di alcuni renziani ha fatto saltare la giunta Biagiotti (la sindaco definì la vicenda una delle pagine più buie della storia sestese). A luglio 2015 infatti la sindaca venne sfiduciata dalla sua stessa maggioranza che la accusava di non essere stata in grado di gestire il problema relativo alla costruzione dell’inceneritore – la cui costruzione era però nel programma elettorale – e quello dell’ampliamento dello scalo fiorentino. Ben otto consiglieri comunali PD votarono la mozione di sfiducia alla Biagiotti e a guidare il comune venne inviato un Commissario prefettizio. Quegli otto consiglieri (Gabriella BruschiLaura Busato, Andrea Guarducci, Diana Kapo, Giulio Mariani, Antonio Sacconi, Maurizio Ulivo Soldi, Aurelio Spera) vennero poi espulsi dal Partito Democratico. Ma le espulsioni furono inutili e ormai i Dem sestesi erano sostanzialmente implosi, schiacciati sotto il peso del renzismo. Dal partito infatti non uscirono solo gli espulsi ma anche coloro che hanno vinto il ballottaggio contro il candidato sostenuto da Renzi.

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Il progetto di ampliamento dell’aeroporto di Firenze

Il parallelismo tra aeroporto e referendum

Al primo turno Zambini con il 32,56% era avanti di soli circa 5 punti su Lorenzo Falchi (27,41% Sinistra, Sinistra italiana, Lista civica per Sesto). Ieri ha perso contro Falchi. «Il primo atto che farò sarà l’affiancamento del ricorso presentato al Tar da cittadini e comitati contro l’inceneritore. Chiederemo con forza a città metropolitana e regione di rimettere in discussione la realizzazione dell’opera. Sempre nel fiorentino, a Selvapiana, un inceneritore in avanzato stato di iter autorizzativo è stato fermato. Lo possiamo fare anche noi», ha detto ieri il vincitore, anche se, come sappiamo, l’iter invece difficilmente potrà essere fermato, soprattutto perché la decisione non compete soltanto a Sesto. Falchi è contrario anche all’ampliamento dell’aeroporto, e anche qui sarà difficile che la spunti. Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha ammesso la sconfitta ma ha anche sottolineato che le promesse di Falchi sulle infrastrutture difficilmente verranno mantenute: “Faccio gli auguri di buon lavoro al nuovo sindaco Lorenzo Falchi e, come ho sempre fatto con tutti i miei colleghi sindaci, mi comportero’, anche con il nuovo sindaco di Sesto, con lealtà nella cooperazione istituzionale – ha aggiunto Nardella – perché è giusto che si faccia così, al di là delle diverse posizioni politiche. Falchi ora sarà chiamato alla prova difficile del governo, del giorno dopo giorno, con i propri cittadini e se vorrà collaborare troverà le porte spalancate a Firenze. Credo però che la strada sulle opere pubbliche sia segnata, anche dal punto di vista dei percorsi tecnici da tanti anni, in questa area, si aspettano progetti realizzati, parliamo sempre e facciamo poco. Il mio mandato da sindaco di Firenze è il mandato del fare, a partire dalla tramvia e di tutte le altre opere”. Ma a prescindere da come finirà la storia non si può non notare in questa piccola vicenda la spia di un atteggiamento che torna molto spesso nel renzismo in generale. I renziani in zona si sono disinteressati del dissenso interno, hanno inasprito i rapporti con la sinistra radicale e si sono rivolti al Giudizio di Dio delle urne perché incapaci di comporre uno scontro politico con i metodi della politica. Hanno perso. Ed è intuibile che Renzi sta usando lo stesso metodo di esercizio del potere nel partito, nel prossimo referendum e alle prossime elezioni. Con un dettaglio: lì ci si giocava Sesto Fiorentino. Qui lui si gioca l’osso del collo.

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