La strana storia delle espulsione dei consiglieri del MoVimento 5 Stelle

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-01-20

A Parma e a Quarto sono stati espulsi per “eccesso di democrazia”, a Livorno invece per il motivo opposto. Non è curioso?

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Espulsioni a 5 Stelle, a ciascuno la sua. Non si può negare dalle parti del Movimento 5 Stelle si siano distinti in questi anni più per l’aver fatto fuori l’opposizione interna (vera o presunta che sia) che per l’azione di governo. Fermo restando che ogni partito politico espelle a modo suo gli iscritti (quando non intere sezioni e circoli come sta per accadere nella Roma del Commissario Orfini) in questi giorni tengono banco le beghe interne al M5S. Come tutti gli altri partiti il MoVimento adotta spesso soluzioni fantasiose (per non dire pretestuose) per poter procedere all’espulsione di un iscritto. A quanto pare non è stata sufficiente la creazione del famigerato – quanto inutile – Direttorio (negli altri partiti lo chiamano generalmente collegio dei probiviri) né del meccanismo perverso di ricorsi e controdeduzioni per garantire una parvenza di democraticità e regole chiare al MoVimento.

Oggi è stato un giorno intenso e importante. Sarò un pò lungo ma penso ne valga la pena.Un consigliere che ha…
Posted by Federico Pizzarotti on Tuesday, 19 January 2016

Ed è facile capirne il perché: Livorno, tre consiglieri espulsi (Giuseppe Grillotti, Alessandro Mazzacca e Sandra Pecoretti) dopo la faccenda legata al concordato preventivo su AAMPS. Sempre a Livorno all’inizio della legislatura di Nogarin era stato cacciato Marco Valiani, a quanto pare per un disaccordo sulla nomina di alcuni assessori. Gela, il MoVimento espelle il sindaco Domenico Messinese, secondo lui si tratta di una punizione «per aver cacciato i rappresentanti di Cancelleri dalla giunta». Poi c’è stato l’ingarbugliato caso di Quarto, con l’espulsione del consigliere comunale De Robbio indagato per tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso ai danni del sindaco Rosa Capuozzo per la quale è stata avviata la procedura d’espulsione. In mezzo c’è stata l’epurazione della senatrice Serenella Fuksia. L’ultima espulsione arriva invece da Parma, la città governata – tra i malumori di Grillo e Casaleggio che non ne approvano la linea – da Federico Pizzarotti. Ieri il gruppo consiliare M5S di Parma ha espulso il consigliere Mauro Nuzzo, guarda caso uno dei fedelissimo di Grillo e Casaleggio. Pizzarotti ha spiegato su Facebook le motivazioni che lo hanno spinto a chiedere l’espulsione di Nuzzo. Il consigliere avrebbe votato “per il 75% delle volte” in contrasto con le posizioni del suo stesso partito.

Quello che chiedo ai vertici del M5S, a partire dal direttorio, è una presa di posizione. A Livorno tre consiglieri sono stati espulsi per un solo voto contrario ai colleghi del gruppo. Questo consigliere, come detto, lo ha fatto per il 75% delle volte. Prendere provvedimenti ritengo sia un atto dovuto nei confronti di tutti i cittadini che hanno votato per il M5S e dei colleghi consiglieri di maggioranza. Uno dei principi alla base del M5S è che la maggioranza decide. Ecco, noi abbiamo sempre deciso insieme nella riunione di maggioranza, alla quale il consigliere non si presenta più da oltre 2 anni.
Il consigliere espulso si è fatto sostenere da un “meetup”, composto da pochi fuoriusciti dal gruppo storico di Parma e i cui obiettivi non sono mai stati chiari, che sta utilizzando il logo del Movimento senza averne titolo, creando un notevole danno di immagine.

La linea di difesa di Pizzarotti è che se il direttorio ha accettato le espulsioni dei consiglieri livornesi, colpevoli di aver votato contro una sola volta (per la proposta di concordato per Aamps) a maggior ragione dovrebbe accogliere la richiesta del M5S di Parma. Peccato però che nel caso di Grillotti sia stato lo stesso consigliere livornese, nel suo ultimo discorso in consiglio comunale da esponente dei cinque stelle a far notare che quella non era la prima volta che si discostava dalla linea politica del partito. Del resto anche nella procedura di espulsione Grillotti veniva citato per aver “violato in modo grave, ripetuto e sostanziale gli obblighi assunti all’atto di accettazione della candidatura”, evidentemente su Aamps Grilotti l’aveva fatta davvero grossa, visto che era uno dei punti fondamentali dell’azione di governo della Giunta guidata Nogarin. Diversa invece la faccenda riguardante gli altri due consiglieri livornesi, che ha quanto pare non erano dissidenti conclamati. Non si capisce quindi come mai allora ci sia questa disparità di trattamento, tanto più dopo le dichiarazioni rilasciate ieri da Riccardo Nuti in Commissione Antimafia a proposito del caso Quarto, alla domanda su come mai sia stata ignorata la richiesta di espulsione di De Robbio fatta a luglio Nuti replica: “è stato detto che era basata sul fatto che De Robbio chiedeva al sindaco di fare un incontro con degli imprenditori che risultavano incensurati. Non era un motivo valido per espellere un consigliere comunale. Non si fa un’espulsione perché un consigliere chiede che lo stadio possa essere gestito privatamente“. Insomma il fatto che sullo stadio Giarrusso la linea di De Robbio si discostasse da quella del suo sindaco su un punto non è stata considerato – all’epoca – un fattore decisivo per l’espulsione perché il MoVimento è un partito democratico. Eppure a Livorno – e a farlo notare qui è Pizzarotti – non è stato applicato lo stesso metro di giudizio, in primis per Valiani e in secondo luogo per Mazzacca e Pecoretti. Forse che Nuti (e Pizzarotti con lui) ci vogliono dire che a Parma e a Quarto i Cinque Stelle sono stati democratici mentre a Livorno non lo sono stati abbastanza?

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