La vera storia della SIAE e della multa per una suoneria di un cellulare

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-02-26

A quanto pare non si trattava di una suoneria ma di uno smartphone inserito in una dockstation, il che rende la storia apparsa sui giornali una bufala

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La SIAE nell’immaginario collettivo rappresenta il lato oscuro della Forza (della musica). Dire che l’ente preposto alla tutela del diritto d’autore non goda di una buona fama è infatti un eufemismo. Non è solo la questione poco chiara circa la ripartizione dei diritti tra gli associati che è quella che fa indignare di più laggente ma anche questo simpatico tariffario con le cifre da devolvere alla SIAE o alle sue mandatarie quando si vuole organizzare un evento. Insomma di ragioni per parlare male della SIAE ce ne sono molte, e quindi in pochi si prendono la briga di verificare l’ennesimo sopruso della Società Italiana Autori ed Editori.

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Fonte: Libero del 26/02/2016

La suoneria di un cellulare può violare il diritto d’autore?

Succede che molte testate, ad esempio Repubblica, Libero oppure la Gazzetta di Modena, abbiano riportato l’incredibile notizia data dal Resto del Carlino. La storia, come l’hanno raccontata i giornali è quest: un barbiere, il signor Giuseppe Laiso di Fiorano ha ricevuto nel suo negozio la visita di un ispettore della mandataria SIAE di Sassuolo. Quest’anno infatti Laiso aveva deciso di non pagare più la tassa sul diritto d’autore che gli esercizi commerciali devono pagare per poter avere la possibilità di fare ascoltare musica (da una radio o da un lettore CD) alla clientela. Il barbiere sostiene infatti che non aveva senso pagare 170 euro l’anno dal momento che la musica veniva coperta dal rumore dei phon. Guardando il tariffario SIAE 2016 però sembra poco credibile che davvero pagasse così tanto perché – come ci ha detto al telefono stamattina il signor Laiso – il suo negozio è di circa 50mq.

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Il tariffario SIAE di quest’anno (fonte: SIAE)

Cosa è successo davvero

Secondo il racconto diffuso dai giornali l’ispettore verifica che effettivamente è assente l’impianto di diffusione (le casse sono staccate) e si accinge ad andarsene quando suona la suoneria del cellulare di una dipendente. È musica latinoamericana, e il funzionario SIAE accerta una violazione del diritto d’autore (tecnicamente è possibile) perché lo smartphone stava diffondendo musica nel negozio. Scatta l’indignazione nei confronti della SIAE, questi freddi funzionari che applicano il regolamento in maniera troppo rigida. Si può davvero far pagare il diritto d’autore per la suoneria del cellulare? Teoricamente sì, se il brano è stato scaricato illegalmente. Ma è difficile che la suoneria di un telefonino possa essere considerata un mezzo per diffondere musica. Ha torto la SIAE e ragione il povero barbiere di Fiorano? Qualcosa nella storia puzza ma dalla mandataria SIAE di Sassuolo non sono disponibili a rilasciare dichiarazioni. Però sulla pagina Facebook della SIAE gli utenti vanno a chiedere conferma dell’accaduto e scopriamo che le cose sono andate in maniera “leggermente” diversa. Ai vari commenti lo staff che gestisce la pagina risponde:

In realtà, le cose sono andate in maniera molto diversa. Non c’era un cellulare che squillava, bensì uno smartphone inserito in una dockstation che diffondeva musica nel locale. Come saprai, il diritto d’autore è un diritto del lavoro e va pagato; ma ovviamente nessuno multerebbe un telefonino che squilla! Il Resto del Carlino si è già confrontato con noi per chiederci la nostra versione dei fatti, che speriamo potrai leggere domani sul giornale.

In questo caso quindi la SIAE ha verificato che si stava diffondendo musica nel locale senza una regolare autorizzazione e quindi parrebbe avere tutta la ragione dalla sua parte. In parole povere nel negozio, stando alla SIAE si stava ascoltando musica tramite lo smartphone. Al telefono però il signor Laiso ci ha detto di non avere la minima idea di cosa sia una dockstation e che né lui né la sua dipendente ne hanno una in negozio. Può essere che la SIAE non ci faccia una gran bella figura ad andare a “pescare” gli evasori uno per uno in questo modo ben sapendo che poi i giornali saranno sempre disposti a prendere le parti di chi si oppone al “dominio” della SIAE ma la legge è legge. Un caso analogo si era verificato durante la festa di fine d’anno nei locali di una ONLUS per disabili. Anche lì la multa era tecnicamente ineccepibile e pure i gestori dell’oratorio lo hanno riconosciuto.
EDIT:
Ci scrive per una precisazione Gianpaolo Annese, autore dell’articolo sul barbiere di Fiorano pubblicato sul Resto del Carlino. In seguito alla pubblicazione della vicenda sui giornali la SIAE aveva replicato con una nota ufficiale spiegando come erano andati – a suo dire – i fatti.

Solo per precisare che la Siae ha replicato che il telefonino era attaccato alla dock station, ma questo non risulta dal verbale e il barbiere ha ribadito sulle edizioni locali del Carlino che non aveva alcuna dock station, anzi non sa neanche cosa sia. Di solito facciamo le verifiche prima di muoverci. Non credo sia tecnicamente corretto definire ‘bufala’ la notizia solo perché la Siae ha, legittimamente, inviato una replica. Siamo semplicemente di fronte a due versioni contrastanti. Per la cronaca, a quel verbale ad oggi non ha fatto seguito alcuna multa. Spetterebbe secondo noi alla Siae l’onere della prova, magari con una foto che attesti l’esistenza di una dock station nel negozio. Ma non vi è stato nulla di tutto questo.

Ed effettivamente dal verbale non si evince la presenza della docking station, nel senso che non sono indicati altoparlanti aggiuntivi attaccati allo smartphone, a rigore una docking station dovrebbe essere considerata un altoparlante staccato dall’apparecchio. Per quanto riguarda invece il fatto che la multa non sia ancora stata recapitata è possibile ipotizzare (ma non ne abbiamo la certezza) che i tempi tecnici per il recapito della contravvenzione SIAE siano simili a quelli di un’infrazione del codice stradale e che quindi non debba necessariamente essere immediata (ad oggi è passato poco più di un mese e mezzo).

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Il verbale del barbiere di Fiorano

A completamento della segnalazione aggiungiamo che la SIAE (abbiamo contattato, nell’ordine: la mandataria di Sassuolo che è la responsabile dell’accertamento, la filiale di Bologna e la sede centrale a Roma) non ci ha ad oggi fornito informazioni su come si svolge il procedimento di notifica della multa e quali siano le tempistiche. Anche per quanto riguarda la presenza o meno della docking station (e la sua assenza dal verbale) la sede di Roma – che è l’unica autorizzata a parlare con i giornali – ha detto di non sapere nulla in merito.
EDIT2: La multa è in arrivo, scrive oggi la Gazzetta di Modena:
siae multa arrivo
EDIT 3: 
L’ufficio stampa della SIAE ha precisato che gli accertatori non sono tenuti a produrre materiale fotografico in quanto “sono incaricati di pubblico servizio e pertanto le loro affermazioni restano valide fino a querela di falso“. In merito invece alla questione della docking station non menzionata nel verbale la SIAE ci fa sapere che “quando il cellulare è inserito in una dock station, in quel caso gli altoparlanti vengono considerati come integrati: ecco perché nella relazione dell’accertatore alla voce STACCATI non risulta alcuna dicitura“. Questo è quindi il motivo per cui la docking station non compare nel verbale.
EDIT 4: La multa è arrivata:
multa arrivata
Foto copertina via Wikipedia.org

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