La ragazzina stuprata da cinque minori a San Valentino Torio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-06-28

La vittima ha solo 16 anni, i cinque che hanno in parte già ammesso responsabilità sono tra i 15 e i 17 anni. D. è stata trattenuta e tenuta ferma da alcuni, mentre gli altri abusavano di lei. Il suo sfogo su Facebook

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Una storia di violenza in un piccolo comune della provincia di Salerno, San Valentino Torio. Una storia che vede protagonisti tutti minori: ha soli 16 anni la vittima ed hanno tra i 15 e 17 anni i cinque che l’hanno stuprata. Tutto è successo in un garage a due passi dal centro storico e dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, dove oggi, scrive il Corriere, c’è un nastro rosso e un piccolo cartello bianco: «Locale sotto sequestro». Lei ha sedici anni, i cinque che l’hanno aggredita, e che sono stati tutti arrestati, hanno quindici anni il più piccolo e diciassette il più grande.

La ragazzina stuprata da cinque minori a San Valentino Torio

Quello che al momento sembra essere certo è che tra i cinque non ci sono pregiudicati: sono ragazzi “normali”, dunque. E sembra anche che la ragazzina, di Sarno (Salerno), che frequentava abitualmente San Valentino Torio, non avesse rapporti di amicizia con il gruppo. Le indagini sono in corso per cercare di capire cosa abbia potuto far scattare una violenza simile. La 16enne ha subìto, dunque. Ma quando è tornata a casa ha trovato la forza di raccontare tutto ai genitori. Un racconto, il suo, terribile ripetuto anche in caserma – prima di andare all’ospedale “Martiri di Villa Malta” dove le sono stati riscontrati segni evidenti della violenza sessuale – grazie al quale sono potuti scattare gli arresti. I cinque erano nelle loro rispettive abitazioni; la scorsa notte sono stati condotti al Centro di Prima Accoglienza e sono a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Salerno. Scrive ancora il Corriere:

A raccontarlo sarà lei stessa quando, intorno alla mezzanotte, si presenta dai carabinieri accompagnata dai genitori. Alla mamma ha detto tutto appena quelli l’hanno lasciata andare e lei è riuscita a tornare a casa. E adesso ripete ogni cosa ai carabinieri di Nocera, e fa anche i nomi dei due che conosce. I militari, guidati dal maggiore Enrico Calandro, ci mettono poco a rintracciare quelli di cui conoscono l’identità ma anche a farsi dire chi sono gli altri tre, e poi a fermarli. Prima che arrivi l’alba hanno già praticamente chiuso le indagini. I cinque sono ragazzini del paese. Studenti, appartenenti a famiglie tranquille. In caserma quasi tutti ammettono, non hanno neppure atteggiamenti sprezzanti, al massimo fanno la parte di chi non si rende conto di aver commesso un reato gravissimo e una vigliaccata ancora peggiore.
Un paio dicono che loro erano lì ma non hanno toccato la ragazza e perciò non capiscono perché non li lascino tornare a casa. Serviranno altri accertamenti per stabilire chi tra i cinque non ha avuto un rapporto completo. La testimonianza della sedicenne confermerebbe che qualcuno è rimasto solo a guardare, e anche i reperti recuperati nel garage dimostrano che questa ipotesi è fondata. Ma bisogna attribuire a ognuno l’esatto ruolo svolto, e per questo servirà probabilmente ascoltare ancora la ragazza, che domenica sera, quando è andata a denunciare lo stupro, era chiaramente sotto shock, e ancora lo è, anche se per fortuna almeno le ferite fisiche che le sono state riscontrate in ospedale non sono gravi.

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San Valentino Torio, dove una ragazzina è stata stuprata da cinque minori

Trascinata in un garage e violentata a turno

D., studentessa in un istituto alberghiero del Vesuviano, che abita con la madre e il patrigno a Sarno, ha detto, scrive Repubblica, «di non avere rapporti di amicizia con nessuno dei cinque (ma su Facebook si spinge un po’ oltre e dice di essersi fidata di un “mostro”). Al vaglio degli inquirenti è la posizione di ognuno dei coinvolti, per accertare appieno le loro responsabilità. D. ha dichiarato ai carabinieri di Sarno di frequentare normalmente il paese. Ci sarebbe stato un agguato per strada e i ragazzi l’avrebbero costretta a seguirli in un garage vicino a un supermercato. Scrive ancora il quotidiano in un articolo a firma di Stella Cervasio:

Intorno alle 22 la zona era poco frequentata, e per questo nessuno avrebbe sentito. Il gruppo, secondo quanto ha raccontato la sedicenne, l’ha trascinata nel box e a turno l’ha costretta a subire due rapporti orali e tre completi. Inutile il tentativo di sottrarsi alla violenza: D. è stata trattenuta e tenuta ferma da alcuni, mentre gli altri abusavano di lei. A un certo punto sarebbe riuscita a divincolarsi e a scappare. E, tornata a casa, avrebbe raccontato tutto alla madre, che l’ha accompagnata all’ospedale Martiri di Villa Malta di Sarno, dove i medici l’hanno sottoposta al test per accertare la violenza cercando anche tracce di Dna.
Una versione diversa quella dei ragazzi, che però hanno ammesso: «Uno di noi la conosceva e le abbiamo dato un appuntamento a San Valentino». L’aggressione sarebbe avvenuta in due fasi. Prima ad opera di due dei ragazzi, uno dei quali poi se ne sarebbe andato, lasciando il posto agli altri tre. La sedicenne gridava e tentava di scappare, ma loro la tenevano ferma mentre abusavano di lei.

Tra gli indagati quattro sono studenti, il quinto fa il manovale e lavora con il padre. La presenza del ragazzo conosciuto da D. avrebbe consentito ai carabinieri di risalire all’intero gruppo e di bloccarlo. Lei, scrive sempre Repubblica, ha parlato su Facebook di quello che le è accaduto:

«Beh, ormai si è sparsa la voce in giro e tutti sapete cosa mi è successo…». La sedicenne di Sarno, violentata da cinque coetanei in un paese vicino del Salernitano, confida il suo dramma in un post sul suo profilo Facebook. Racconta di essere caduta in una trappola perché si fidava: «Pugnalata da chi credevo fosse mio amico — scrive — facendomi lasciare un segno indelebile che non dimenticherò facilmente, anzi, penso che mai dimenticherò». Trascinata e stuprata in un parcheggio sotterraneo, dove nessuno poteva sentire le sue grida di aiuto. Una grande forza d’animo, ammette, quella che l’ha spinta a tirarsi fuori, a non soccombere: «Sì, forse la colpa è stata mia che mi sono fidata di un “mostro” ma ringrazio anche me stessa che mi sò fatta forza ed ho raccontato tutto ai miei andando dai carabinieri a sporgere denuncia. Grazie a tutti per esservi preoccupati… anche se non posso dirvi che sto bene… perché la “scossa” l’ho avuta».

«Si tratta di ragazzi normali — dice Cosimo Vastola, uno dei difensori dei minori coinvolti — non di pregiudicati. Tutti e cinque non hanno mai avuto a che fare con il crimine e appartengono a famiglie di lavoratori onesti. Qui non ci sono mostri».

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