La storia del volo Berlino-Linate bloccato dalla paura per il terrorismo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-03-24

Mettendosi in viaggio in questi giorni è possibile assistere al dilagare della paura collettiva nei confronti di persone la cui una “colpa” è quella di essere arabe o musulmane. Il racconto di un italiano in viaggio tra Milano e Berlino

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Storie di ordinaria paura in un mondo in cui la parola arabo equivale sempre di più a terrorista e dove musulmano inizia ad essere un sinonimo di jihadista. Non è facile essere musulmani dopo il duplice attentato di Bruxelles ed è ancora più difficile pensare di viaggiare indisturbati magari pretendendo di essere delle persone normali. Ma non è così: perché per molti ogni arabo, ogni musulmano è un potenziale assassino. Perché lo pensiamo? Perché generare la paura è uno degli obiettivi dei terroristi. Ma se è passato un messaggio del genere la responsabilità è anche di certi politici e di certi giornalisti che invitano a fare pulizia in casa nostra e che ci terrorizzano (loro sì senza problemi) raccontandoci che presto saremo invasi, colonizzati, spazzati via.
paura aereo berlino milano - 1

«Ecco cosa fa la paura sparsa dai terroristi nelle menti semplici..»

Marco Chiappella è un ragazzo che vive a Berlino, si occupa di documentari, lavora per una squadra di basket come allenatore e per un´agenzia di traduzioni e interpreti come freelance, ieri si accingeva a tornare in Italia ma prima del decollo è stato testimone di un episodio che ci fa capire quali siano gli effetti concreti di questa paura. Prima della partenza il volo Airberlin diretto a Milano è rimasto fermo sulla pista per due ore a causa della presenza a bordo di un ragazzo di origine “araba”. In un post su Facebook Marco ha raccontato che al momento del decollo, quando l’aereo era già sulla pista il pilota ha dovuto fare marcia indietro perché due passeggeri italiani avevano fatto sapere che non volevano più partire (dopo di loro altri quattro passeggeri hanno chiesto di sbarcare). Il motivo? Erano seduti accanto ad un ragazzo arabo colpevole di aver fatto una foto allo zaino. Un gesto innocente e ingenuo che però ha destato i sospetti dei vicini di posto. I due scendono, scende anche il ragazzo che viene interrogato dalla polizia che poi non lo trattiene e lo fa risalire a bordo. A quel punto però gli altri passeggeri che chiedono al comandante di ispezionare il contenuto dello zaino, di leggere le chat sul cellulare per avere tutte le garanzie necessarie a fare un volo in tutta sicurezza. Ricordiamo che il passeggero essendo a bordo ha già passato tutti i controlli, il suo zaino è già stato esaminato ai varchi d’accesso. Marco ci ha raccontato che la situazione all’aeroporto di Berlino era tranquilla: «niente di diverso dal solito, magari un po´ di gente un po’ più sospettosa del solito, quando sei scuro e con la barba le noti queste cose». Fare le foto, inviarle via messaggio è un comportamento normale e socialmente accettato. Non c’è alcun motivo razionale di pensare che sia un terrorista. Se non fosse che – appunto – è arabo. E che la paura è qualcosa di irrazionale. Ed infatti ad un certo punto dopo che il comandante ha fatto capire che non avrebbe aperto i bagagli del passeggero perché avrebbe dovuto far aprire quelli di tutti alcuni qualche passeggero ha detto di controllare pure tutti i bagagli perché tanto lui non aveva nulla da nascondere. La paranoia è davvero contagiosa.

Ecco cosa fa la paura sparsa dai terroristi nelle menti semplici..
il mio aereo per Milano è già sulla pista pronto al decollo, quando all’improvviso fa marcia indietro e torna al parcheggio nello stupore generale, il capitano ci informa che due passeggeri non se la sentono di volare e vogliono scendere e lui deve permettergli di andare. Quindi si apre la stiva per cercare i loro bagagli, arriva la scaletta ecc.. intanto i due fanno tutto il tragitto dal fondo fino alla porta vicino alla cabina del pilota, raccontando il motivo del loro terrore. Praticamente c’è un ragazzo arabo a bordo che ha fatto una foto al suo zaino, che ha tra i piedi e l´ha condivisa su una chat in arabo, quindi panico della signora, che attacca il panico anche al suo vicino di posto e insieme decidono di scendere. Il capitano deve anche chiamare la polizia, che arriva, interroga il ragazzo arabo giù dall’aereo e poi si scusa con lui e gli augura buon viaggio. A quel punto parte una processione di passeggeri che chiedono maggiori garanzie.. perché non gli controllano lo zaino? ma non possiamo leggergli il cellulare? qualcuno parla arabo? Il capitano cerca di tranquillizzare tutti, dice che la polizia ha controllato tutto, che non ci sono problemi, il ragazzo è a posto, che anche lui e l´equipaggio devono volare e quindi garantisce che non c’è motivo di allarmarsi. Da anche la possibilità a chiunque non se la senta, di scendere e via altra processione di gente che dice di voler volare, ma solo se controllano lo zaino del tipo, perché ha fatto le foto anche in aeroporto? io dico che magari è un feticista, ridono in pochi, tra cui il capitano e un passeggero napoletano che dice che se rimane solo lui a bordo, allora si va a napoli. Nel frattempo l´arabo si è seduto, pietrificato con le sue cuffie in testa, mentre la gente lo squadra e lo tiene d´occhio. Morale della favola perdiamo altri 4 passeggeri, che non se la sentono. Io cerco di sdrammatizzare e tranquillizzare quelli attorno a me, dicendo che se l´arabo avesse voluto farsi esplodere, l´avrebbe fatto prima di andare a parlare con la polizia, ma non tutti si convincono. Spiego che in Germania siamo più abituati forse a cittadini che parlano arabo e che è normale che lui chatti su whatsapp in arabo, è la sua lingua. Ma niente, la gente si lamenta, non sono stati effettuati tutti i controlli del caso. Il capitano spiega che dovrebbe controllare i bagagli di tutti e tra l´altro bisogna fare una conta con abbinamento tra passeggeri e bagagli per essere sicuri che quelli che sono scesi abbiano preso tutto. Le povere hostess cominciano ad alzare trolley e giacche chiedendo “di chi è questo?”, è mio! è mio! quello è mio, quello no. Qualcuno dice di aprire tutti i bagagli, tanto non abbiamo niente da nascondere, altri vogliono la parola d´onore del capitano..Alla fine si decolla, dopo una ventina di minuti vado a fare pipi, passo davanti al potenziale terrorista e gli sorrido, lui rimane di gesso, non muove un muscolo, forse per paura di essere fulminato. Fossi stato in lui sarei andato a pisciare ogni 10 minuti e mi sarei toccato nervosamente le scarpe, sai che spasso.

Finalmente il volo parte, il viaggio è sostanzialmente tranquillo e Marco nel tragitto tra Linate e Lambrate incontra Omar, il presunto terrorista. Scopriamo che il ragazzo è siriano, sta facendo un PhD in ingegneria della comunicazione e che svolge anche attività di docenza. Insomma è proprio uno di quegli immigrati dei quali l’Europa ha bisogno. Perché Omar ha fatto la foto allo zaino? Per mostrare al suo amico che era in prima classe dove lo spazio tra i sedili è maggiore. Esattamente come avrebbe potuto fare uno “di noi”. Solo che appunto Omar è uno straniero. e di questi tempi non è facile essere stranieri nell’Europa dei popoli.

Una volta atterrati, prendo il bus da Linate a Lambrate e chi ti incontro sul bus? il terrorista mancato! Si chiama Omar, é siriano, fa un PHD in ingegneria della comunicazione a Chemnitz, ha appena finito di insegnare ad un seminario sulla digitalizzazione delle immagini (sigh), é la sua prima vacanza in Italia, vuole andare in montagna, come me nei prossimi giorni. Ridiamo e scherziamo dell´accaduto, mi dice anche di aver provato a tranquillizzare i primi due che sono scesi, di avergli dato in mano il cellulare, di avergli spiegato che aveva mandato la foto ad un suo amico scrivendogli che era in prima classe, essendo seduto vicino alle ali, dove lo spazio tra i sedili é piú grande. Tra l´altro, con il suo amico che vive a Milano scherzavano durante il giorno sul fatto che sarebbe stato probabilmente l´unico arabo a volare da berlino a Milano oggi e lo avrebbero guardato male. Gli dico che io sarei andato a far pipí, lui ride e mi dice che per la prima mezz´ora ha cercato di non muovere un muscolo, che tutti intorno lo guardavano e dopo un po´ hanno smesso.. “va bene ok, non vuole esplodere, posso dormire”
Ci scambiamo i numeri tra le ultime risate, stretta di mano, buona vacanza, magari beviamo una birra, lui mi consiglia di stare attento, sono scuro e ho la barba anche io, ultime pacche sulle spalle e ciaciao.

Come scrive su Vice Lorenzo Declich c’è la tendenza oggi da parte di una fetta consistente dei cittadini europei a fare di ogni migrante «il feticcio contro il quale appuntare i propri spilli, negandone la sua più profonda natura di risorsa per il futuro, ed anzi pensandolo come un “futuro terrorista”». Questo genere di atteggiamento non potrà che produrre una richiesta di maggiore sicurezza, anche a discapito di una cessione di importanti e fondamentali libertà individuali che fanno dell’Europa quello che è. Lo diceva Daniela Santanchè ieri a la Gabbia, l’ha scritto Lucia Annunziata sull’Huffigton Post dove chiede sostanzialmente più polizia, di esercitare un controllo esteso “fino alle conoscenze minime delle abitudini dei cittadini“. È questo quello che davvero vogliamo? Le prime piccole, prevedibili e fortunatamente insignificanti conseguenze di questo modo di scrutare le vite degli altri ce le ha raccontate Marco. Ma se se questa linea di pensiero diventasse predominante episodi come quelli del volo Milano Berlino non sarebbero più i casi isolati nati sull’onda emotiva di una tragedia.

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