La storia del patto di corresponsabilità e delle lezioni di gender nelle scuole

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-03

Il pericolo per i vostri bimbi arriva nei modi più subdoli. Stavolta tocca a un innocuo manuale di comportamento per professori e alunni. Che però, a ben guardare…

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Il pericolo arriva nelle forme e nei modi su subdoli, si sa. E quindi attenzione, genitori e bimbi: il cattivo gender nelle scuole è pronto a darvi lezioni e a farvi firmare il cosiddetto “patto di corresponsabilità”, che tanti pericoli farà correre ai vostri bimbi indifesi. Così almeno scrivono su Facebook:
patto di corresponsabilità gender nelle scuole 1
Così l’autore del messaggio spiega con sussiego in cosa consisterebbe il diabolico patto di corresponsabilità:

Attenzione, vi diranno che non è vero, che non c’entra niente con il gender.
Vi parleranno di cose buone come il rispetto , la lotta al bullismo, lotta alla violenza contro le donne e simili.
PARITÀ DI GENERE, EDUCAZIONE ALL’ AFFETTIVITA’
PAROLE CHIAVE dietro le quali vogliono nascondere
l’indottrinamento all’ ideologia gender dicedovi anche che questa non esiste.
NON CASCATECI !!!!
CON INGANNO VI FARANNO FIRMARE LA VOSTRA CONDANNA e non potrete più far niente perché avrete dato il vostro consenso. NON FIRMATE !!!!!

COS’È IL PATTO DI CORRESPONSABILITÀ E COSA C’ENTRANO LE LEZIONI DI GENDER NELLE SCUOLE
C’è un problema però. Il solito: quello che è scritto nel messaggio (e gira da giorni su catene Whatsapp, mannaggia alla tecnologia!1!) sembra un’esagerazione allarmistica ad essere buoni. Sul sito del Miur è infatti scritto chiaro e tondo cos’è il Patto educativo di corresponsabilità, che coinvolge docenti e genitori. Il documento, diviso in due parti, prevede le norme per il comportamento dei docenti e le norme per il comportamento degli studenti, e si conclude con una tabella interna definitiva che serve alla valutazione del comportamento del discente.

patto di corresponsabilità gender nelle scuole lezioni gender
Patto di corresponsabilità: cosa c’entra il gender nelle scuole?

Nel documento sono elencate le norme per il comportamento del docente:

I docenti si impegnano a:
1. Fornire con il comportamento in classe esempio di buona condotta ed esercizio di virtù.
2. Curare la chiarezza e la tempestività di ogni comunicazione riguardante l’attività didattica o formativa in classe.
3. Promuovere in ogni occasione il dialogo, con il singolo studente e con il gruppo classe.
4. Adoperare ogni strumento atto al recupero delle insufficienze e delle lacune, durante l’anno scolastico.
4.1 Utilizzare il momento della “pausa didattica” come occasione per la promozione di didattiche partecipative e cooperative, come possibilità per dedicarsi al recupero delle insufficienze e alla valorizzazione dei successi didattici.
5. Adoperare con regolarità e precisione il registro personale, il diario di classe ed il registro dei voti on-line.
5.1 Provvedere con scrupolosità e costanza alla compilazione e all’aggiornamento settimanale del registro dei voti on-line.
6. Partecipare attivamente e con spirito di collaborazione a tutte le riunioni collegiali, nonché agli incontri con i tutor, con i docenti incaricati e con la dirigenza.
7. In fede ai principi dell’educazione personalizzata e al rispetto delle famiglie, evitare ogni giudizio frettoloso o sommario nei confronti degli studenti.
8. Migliorare costantemente la conoscenza della propria disciplina ed aggiornarsi sugli strumenti dell’attività formativa e pedagogica.
9. Promuovere un clima di collegialità e collaborazione all’interno del corpo docente.
10. Curare con attenzione l’applicazione delle norme che regolamentano la disciplina ed il comportamento degli studenti, segnalando sul registro, sul diario di classe o direttamente alla presidenza ogni mancanza o contravvenzione.
11. Dedicarsi con regolarità e passione all’attività della tutoria.
12. In qualità di docente tutor, garantire alle famiglie e agli studenti la possibilità di ottenere con regolarità i colloqui individuali, provvedendo a fornire orari per il colloquio compatibili con le esigenze lavorative dei genitori.
13. In qualità di docente incaricato di classe, promuovere la partecipazione degli studenti alle attività della Scuola, istituendo e dirigendo le riunioni di classe, invitando gli studenti
rappresentanti di classe a segnalare al Consiglio di Classe le loro istanze, promuovendo le iniziative della Scuola, come la rivista, le conferenze o le diverse attività extracurricolari.

Sono normate le uscite didattiche e la valutazione degli alunni. Nel documento non si parla affatto di “parità di genere” (ma si parla di parità di voto: nel qual caso, sappiatelo, il presidente del Consiglio di classe determina la votazione!1!), non si parla in alcun modo di “educazione all’affettività” né di niente che c’entri in qualche modo con il gender. Oltre a quello certificato dal ministero dell’Istruzione, alcuni patti di corresponsabilità tra genitori, docenti e alunni sono pubblicati sui siti delle scuole, come questo del liceo Blaise Pascal di Pomezia: anche qui non ci sono riferimenti a nulla di cui parli il messaggio.
 
CHE COS’È L’IDEOLOGIA DEL GENDER
Insomma, si tratta del solito messaggio allarmistico totalmente inventato che serve a terrorizzare i genitori. Anche perché, come avevamo già scritto, la Teoria del Gender non esiste, come non esiste un’ideologia del Gender. Non esiste una teoria usata dalle “Lobby Gay” per scardinare l’istituto della famiglia e insegnare l’omosessualità nelle scuole. Esistono invece i Gender Studies ovvero quelli che in italiano vengono chiamati studi di genere. Questi studi  mirano a individuare e a spiegare i motivi per cui ad un dato genere (maschile o femminile) vengano attribuiti dei ruoli specifici non strettamente legati alle caratteristiche sessuali (ad esempio perché le donne guadagnano meno degli uomini). Questi studi non hanno prodotto una “teoria unificata” ma assomigliano più ad una costellazione di singole ricerche e modelli scientifici; poi, recentissimamente, qualcuno ha cominciato a dire che invece ci sarebbe stata una teoria unitaria, di cui però gli studiosi non sanno nulla. Una spiegazione ce la dà l’Ordine degli Psicologi del Lazio in questo articolo. L’ideologia del Gender è una teoria costruita dalle stesse persone che la criticano che hanno l’hanno inventata per avere uno strumento per attaccare le legittime richieste delle persone omosessuali:

Esistono molteplici studi di genere che analizzano come i ruoli attribuiti all’uno o all’altro sesso (maschio/femmina) siano sociali e strettamente legati alla cultura di appartenenza. Altrove, nel mondo, ci sono dipartimenti interi.
Quindi possono variare da paese in paese e anche nello stesso paese nel tempo.
NON esiste teoria che rifiuti la differenza biologica tra maschi e femmine (e non uomini e donne, concetto di genere, non biologico sebbene in parte legato anche a questo ambito).
Né esistono le fantasiose varianti « ideologia del genere », « teoria del genere sessuale », « teoria del genere queer », « ideologia delle femministe del gender ».

Ma com’è nata la storiella dell’ideologia del gender?  È tutto merito dell’opera di convincimento messa in atto dal Pontificio Consiglio per la Famiglia che già da diversi anni ha iniziato a diffondere l’idea dell’esistenza di un’ideologia «che nega l’importanza della differenza dei sessi e favorisce l’esercizio sterile e ludico della sessualità. Si arriva a considerare la famiglia un residuo storico destinato a scomparire in un prossimo futuro». In un documento intitolato Famiglia, matrimonio e unioni di fatto pubblicato nel 2000 in cui vengono mosse molte critiche al concetto (all’epoca se ne parlava molto) delle unioni di fatto. Nel testo si invitavano i governi a eliminare le leggi a sostegno delle unioni civili delle coppie di fatto la cui equiparazione con le famiglie unite dal matrimonio (religioso). Il documento mira ad avvertire «sui pericoli che scaturirebbero da un tale riconoscimento ed equiparazione per l’identità dell’unione matrimoniale e sul grave deterioramento che ne deriverebbe per la famiglia e per il bene comune della società».

Leggi sull’argomento: Che cos’è l’educazione gender

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