La storia del gattino salvato dagli animalisti al Festival di Yulin

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-08-24

La grande mobilitazione animalista contro il festival della carne di cane ha portato all’eroico salvataggio di due gatti e un cane, su oltre diecimila animali presenti al Festival, apperò. Ma c’è qualcosa che non torna

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Qualche tempo fa vi avevamo parlato della grande sollevazione popolare sui social network contro il famigerato Festival della carne di cane (e di gatto) di Yulin, in Cina. La “notizia” del giorno, data dal Daily Mail, è che un gruppo di animalisti sarebbe riuscito a salvare il gatto divenuto il simbolo della “barbarie di Yulin” ovvero il simpatico micione che nella foto qui sotto si aggrappa disperatamente alla gabbia nel tentativo di scappare a morte certa.

Il gatto Huru a Yulin (fonte: Facebook.com)
Il gatto Huru a Yulin (fonte: Facebook.com)

Come è facile intuire durante questo particolare tipo di festival gastronomico il piatto forte è costituito da cani e gatti, che non solo vengono macellati e cotti (e fin qui uno potrebbe dire che sulle abitudini alimentari delle culture altrui non si può obiettare) ma anche tenuti in gabbie piccolissime in condizioni davvero disumane. Non si tratta qui di discutere se mangiare carne di cane o di gatto sia giusto o meno: per gli americani è impensabile mangiare carne di coniglio o di cavallo eppure per noi è abbastanza normale, per gli indiani non si dovrebbero mangiare le mucche e così via ma del modo in cui questi animali vengono trattati. Inoltre – secondo alcuni testimoni locali – per far fronte all’enorme domanda di carne molti animali verrebbero letteralmente rapiti dalle loro abitazioni per finire in quello che sembra essere un vero e proprio inferno canino (e felino). Il Festival non è un festival della cultura cinese, ma un’occasione per i commercianti di carne di cane per rimpolpare i loro magri guadagni. Che ci si creda o no il consumo di carne di cane non è generalizzato come sostengono le leggende metropolitane: anzi a quanto pare è una una nicchia di mercato molto ridotta (sempre tenendo conto dei numeri della popolazione cinese) che sta subendo un lento ma inesorabile declino. Contro il Festival di Yulin si erano spese in accorati appelli anche diverse celebrità dal comico britannico Ricky Gervais a Stefano Gabbana, passando per la migliore amica di tutti i pelosetti ovvero Michela Vittoria Brambilla. Ora, grazie ad un comunicato apparso sul sito della Humane Society International siamo finalmente in grado di valutare il peso e la portata dell’indignazione del Popolo dell Rete™ e della mobilitazione via Twitter, Facebook e quant’altro:

Two cats rescued by Humane Society International from a slaughterhouse in Yulin, China in May, are now safe in the United States. One of the cats, named Huru (meaning freedom in Swahili) by readers of the Daily Mirror in the UK, was featured in one of the most enduring and haunting images of this year’s Yulin festival — climbing the wall of the wire pen holding hundreds of cats waiting slaughter prior to his rescue.
Huru and his friend, taken from the same slaughterhouse, had collars on when they were found, indicating that they were possibly stolen pets. They are now at the Washington Animal Rescue League, a Humane Society International emergency placement partner in Washington, D.C., and will be put up for adoption.

La liberazione è avvenuta a maggio e nel racconto degli animalisti Huru e il suo amico miciogatto Yulu c’è una possibile conferma al fatto che gli animali portati al Festival di Yulin siano in parte animali rubati ai legittimi proprietari. Ma oltre a questo fa abbastanza sorridere il fatto che degli oltre diecimila cani macellati durante il Festival gli animalisti siano riusciti a salvare e a portare in America (non sarebbe stato meglio tentare di restituirli ai legittimi proprietari?) due gatti e un cane che è stato chiamato Little Ricky in “onore” di Ricky Gervais. Per la serie quando la montagna di tweet partorisce un topolino.

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