La storia dei rapporti sessuali del superiore dei Carmelitani Scalzi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-10-21

Parla il prostituto che ha avuto rapporti con i preti della chiesa di Santa Teresa d’Avila

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La storia dei rapporti gay nella chiesa dei Carmelitani scalzi si arricchisce di un nuovo capitolo. Su Repubblica di oggi Lorenzo D’Albergo intervista Sebastiano F., uno degli uomini che ha avuto rapporti sessuali con il superiore dei Carmelitani Scalzi della Chiesa Santa Teresa D’Avila a Roma:

«Ho conosciuto il superiore dei Carmelitani, fumava una sigaretta a Villa Borghese e me ne offrì una. L’ho conosciuto così. Poi ci sono stati dei rapporti, la maggior parte erano a pagamento».
La storia poi è nota. Don Alessandro le chiese se conoscesse il superiore. Lei come rispose?
«Che lo conoscevo. Me ne sono accorto quando l’ho visto con i paramenti sacri a un funerale dell’Ordine. Prima non sapevo fosse un prete. Ora, dopo dieci anni, è venuto tutto a galla e io sono costretto ad andarmene e a perdere tutto. Pensi che mi hanno contattato anche diverse tv, ma mi hanno solo preso in giro».
Ma torniamo a Roma, in corso Italia. Frequentava la parrocchia?
«Per un periodo ho vissuto in una piccola stanza in parrocchia. Vivevo con i Carmelitani. Facevo il servizio per i poveri, servivo i pasti alla mensa della Caritas».

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La chiesa Santa Teresa D’Avila dei Carmelitani Scalzi a Roma (foto d’epoca)

E i rapporti sessuali? Avvenivano anche in chiesa?
«No, non con me. Non voglio che mi siano attribuite parole che non ho detto. Non mi fido più di nessuno. Io ho avuto degli incontri, ma solo a Villa Borghese. Quel prete, don Silvano, mi faceva sniffare anche il popper. Gli incontri si sono interrotti dopo un anno, dopo che mi sono confidato con padre Alessandro. Ma non sono un “marchettaro”. Nessuno mi ha mai pagato. E quando ho saputo che era un prete mi è venuto il vomito».
Qualcuno in curia sapeva?
«Don Agostino lo sapeva, a quei tempi era il parrocco. A padre Gabriele mi sono confidato in confessionale. Lo sapeva anche don Giuseppe, allora parroco di San Nicola di Bari, una parrocchia in via dei Prefetti. Andavamo a fare il ritiro spirituale a Palestrina. Poi mi hanno messo fuori dalla parrocchia, dicendo che ero un poco di buono. Ero andato a vivere a Villa Borghese. Lì mi hanno pestato: era l’11 settembre del 2006. Non racconto frottole: anche padre Alessandro ha visto il religioso con cui avevo rapporti uscire nel cuore della notte. E lì si è convinto anche lui».

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