La storia di Achille Lollo e del M5S

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-09

Gasparri, la Meloni, il COISP e alcuni esponenti di Fratelli d’Italia accusano il MoVimento 5 Stelle di avere come collaboratore un ex terrorista. In realtà quello che dicono non è vero. Vediamo com’è nata questa piccola bufala

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Maurizio Gasparri, Giorgia Meloni, il sindacato di polizia COISP e alcuni esponenti di Fratelli d’Italia stanno attaccando il MoVimento 5 Stelle, al quale imputano di avere come collaboratore l’ex terrorista Achille Lollo. In realtà quello che dicono non è vero. Vediamo com’è nata questa piccola bufala che ha comunque un fondo di verità.
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La storia di Achille Lollo e del M5S

Tutto nasce da un articolo uscito sulla Stampa lunedì a firma di Jacopo Iacoboni, seconda puntata di un’inchiesta sui media filorussi e sulla rete di consensi che si sono guadagnati soprattutto tra l’elettorato di destra e i grillini. Nella prima puntata si raccontava di un infortunio di Russia Today, che aveva pubblicato foto e video di una manifestazione pro-Renzi in piazza del Popolo scambiandola per una contestazione al presidente del Consiglio, subito ritwittata in coro da coloro che di solito leggono soltanto i titoli degli articoli e commentano. Nella seconda puntata si raccontava, indicandolo come media pro-Putin, di Lantidiplomatico.it, «registrato a nome di Alessandro Bianchi, un giovane pescato nelle reti della sinistra radicale romana, poi diventato il più stretto collaboratore di Alessandro Di Battista, e utilizzato dal M5S anche per la commissione esteri della Camera. Bianchi, la settimana scorsa, non ha risposto quando La Stampa l’ha contattato. Con lui c’è una redazione agile di collaboratori; il principale dei quali, Fabrizio Verde, ha le stesse origini politiche, più altre due persone. Nel colophon della rivista online tra i soli quattro «collaboratori assidui» compare Achille Lollo, alla cui biografia L’Antidiplomatico scrive, assai stringato: «Corrispondente di Brasil de Fato in Italia, curatore del programma TV “Quadrante Informativo” e colonnista del “Correio da Cidadania”». Una presentazione forse troppo stringata, visto che Achille Lollo è anche un «militante del gruppo della sinistra extraparlamentare Potere Operaio e condannato a 18 anni di reclusione, pena prescritta, per incendio doloso, duplice omicidio colposo, uso di esplosivo e materiale incendiario, nel caso del rogo di Primavalle». L’Antidiplomatico si è difeso nel merito della questione qui.
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A prescindere dal merito della questione, la storia di cui stiamo parlando è questa: Di Battista ha un collaboratore parlamentare di nome Alessandro Bianchi, questa persona dirige anche un sito che non è un canale ufficale del MoVimento 5 Stelle, tra i collaboratori di questo sito c’è un ex terrorista. Comprenderete che la sintesi “Lollo ‘consulente’ per M5S” oppure “I grillini arruolano un terrorista” sia un pochino brutale, no? Ecco perché parlare quindi di una relazione stretta tra il M5S e il terrorista Lollo è affermare una bufala.

Chi è Achille Lollo?

Ma chi è Achille Lollo? La sua storia si intreccia con il rogo di Primavalle, che si consumò il 16 aprile 1973. Quel giorno in via Bernardo da Bibbiena andò a fuoco l’appartamento di Mario Mattei, spazzino e segretario della sezione MSI di zona. Due dei figli, Virgilio di 22 anni, militante missino, e il fratellino Stefano di 10 anni morirono carbonizzati, non riuscendo a gettarsi dalla finestra. Il dramma avvenne davanti ad una folla che si era accumulata nei pressi dell’abitazione, e assistette alla progressiva morte di Virgilio, rimasto appoggiato al davanzale, e di Stefano, scivolato all’indietro dopo che il fratello maggiore che lo teneva con sé perse le forze. Gli attentatori lasciarono sul selciato una rivendicazione della loro azione: “Brigata Tanas – guerra di classe – Morte ai fascisti – la sede del MSI – Mattei e Schiavoncino colpiti dalla giustizia proletaria”. PotOp depistò le indagini per salvare i suoi tre militanti Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo dopo averne ottenuto la confessione. Molti intellettuali si schierarono a favore dei tre e di una teoria del complotto approntata ad arte per accusare altri e favorire gli indagati. Franca Rame inserì il nominativo di Lollo in Soccorso Rosso Militante, assicurandogli denaro e amici a cui scrivere.

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Una delle foto storiche del Rogo di Primavalle

Il primo processo si concluse con un’assoluzione per insufficienza di prove. Il secondo con la condanna per incendio doloso ed omicidio colposo, essendo maturata nella corte la convinzione che i tre non volessero uccidere i Mattei ma che la situazione gli era sfuggita di mano quella notte. In Cassazione le accuse vennero confermate. La pena si estinse per prescrizione, trattandosi di delitti colposi. E a quel punto Lollo ammise in un’intervista al Corriere della Sera nel febbraio 2005 che le cose erano andate come la giustizia aveva già appurato. Lollo aggiunse che a partecipare all’attentato furono in sei, i tre condannati più altri tre di cui fece i nomi: Paolo Gaeta, Diana Perrone (figlia dell’allora editore del Messaggero Ferdinando) e Elisabetta Lecco. Inoltre ammise di aver ricevuto aiuti dall’organizzazione per fuggire. Ma le successive inchieste nei confronti dei presunti mandanti con l’accusa di strage furono chiusi.

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