La «relazione personale» millantata da Romeo con la Raggi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-02-03

Nella causale delle polizze vita stipulate dal dipendente comunale si indicava una “relazione personale” tra lui e la sindaca. Che, davanti ai magistrati, si sarebbe messa a ridere

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Quando Virginia Raggi è stata indicata come beneficiaria della polizza da Salvatore Romeo era una consigliera comunale degli M5s e non ancora sindaca. Ieri sera durante l’interrogatorio, la prima cittadina quando ha visto i contratti firmati da Romeo e preso visione della “causale” relativa ad una presunta relazione personale si sarebbe messa a ridere. Gli inquirenti definiscono “farlocchi” o di pura fantasia anche i giustificativi usati da Romeo per altri contratti. Sono 7 le polizze (con altri beneficiari, tra cui una figlia che Romeo non ha) accese presso la San Paolo per un valore complessivo di 92 mila euro. Polizze per oltre 40mila euro sono state stipulate presso altri istituti bancari.

La «relazione personale» millantata da Romeo con la Raggi

Sono stati ricostruiti intanto nella loro quasi interezza i flussi finanziari di Salvatore Romeo, i soldi da lui investiti nelle polizze assicurative ‘vita’ e quelli risparmiati a partire almeno dal 2000 e poi affidati a dei fondi. I magistrati che indagano sulle nomine in Campidoglio e che hanno interrogato ieri la sindaca Virginia Raggi sottolineano di essere in attesa di una memoria difensiva della prima cittadina su una serie di aspetti che sono stati toccati nel corso dell’atto istruttorio. A piazzale Clodio si fa registrare sia “molta determinazione” sia altrettanza “prudenza” perché si stanno conducendo accertamenti a partire dall’8 gennaio quando sono arrivati i documenti trasmessi dall’Anac e non si vogliono fare dei buchi nell’acqua. Il pm Francesco Dall’Olio ed il procuratore aggiunto Paolo Ielo ribadiscono che il “90% delle chat filtrate sui giornali in questi ultimi giorni” o non sono agli atti d’indagine oppure vengono ritenute non riferibili all’inchiesta. Comunque non può esser considerata corruzione la vicenda delle polizze. I contratti all’esame degli inquirenti firmati da Romeo prevedono in caso di “premorienza” del contraente, beneficiaria la Raggi. La sindaca lo ha scoperto ieri sera davanti ai pm. Una polizza è da circa 30 mila euro ed è stata stipulata nel gennaio 2016 e risulta priva di scadenza; l’altra da tremila euro con scadenza 2019. Raggi davanti ai pm è “caduta dalle nuvole”. Per i magistrati allo stato, riguardo a queste modalità di investimento non sarebbero emersi fatti di rilevanza penale. “Si tratta di polizze da investimento che non presuppongo la controfirma del beneficiario”, si aggiunge. Romeo era solito fare questo tipo di investimenti. In altri casi ha scelto come beneficiari dei colleghi.

L’ANIA: il beneficiario può non saperlo

Una polizza vita può essere sottoscritta anche senza che il beneficiario ne sia a conoscenza. Lo chiariscono dall’Ania, l’Associazione delle imprese assicuratrici, interpellati sul funzionamento di questo tipo di assicurazioni. Nel contratto assicurativo sulla vita, infatti, sono previsti tre soggetti: il contraente, cioè il privato che stipula il contratto con la compagnia assicurativa, si impegna a versare un premio (che può essere pagato anche a rate di poche centinaia di euro) e indica nel contratto stesso chi è l’assicurato e quali sono i beneficiari; l’assicurato, che può coincidere con il contraente ed è la persona sulla cui sopravvivenza o meno si stipula il contratto, e che quindi ne deve essere a conoscenza perché è esposta al rischio; il beneficiario, che può essere una determinata persona o designato genericamente, per esempio gli eredi, che riceverà la prestazione e che può anche essere ignaro di essere il destinatario di questa prestazione. In particolare, considerando i vari tipi di polizze vita, ci sono tre tipi di contratto che prevedono una prestazione, e quindi un beneficiario, in caso di morte. Il primo tipo è la polizza ‘temporanea caso morte’: un contratto – spiegano dall’Ania – che prevede l’erogazione di una prestazione solo nel caso in cui l’assicurato deceda nel periodo di copertura. Quindi se la polizza dura 30 anni e l’assicurato decede prima del termine della polizza, al beneficiario verrà erogata la prestazione; altrimenti dopo i 30 anni il contratto si estingue e il beneficiario non avrà nulla. Ci sono poi le polizze ‘miste’, di norma caratterizzate da un rendimento minimo garantito, che prevedono l’erogazione di una prestazione sia in caso di sopravvivenza dell’assicurato a una data stabilita nel contratto e scelta dal contraente, sia in caso di morte prima di tale scadenza. Per queste polizze, i versamenti effettuati dal contraente sono investiti in gestioni assicurative e si rivalutano nel tempo. Se nel corso della durata della polizza l’assicurato muore, al beneficiario caso morte andrà la prestazione rivalutata fino a quel momento. Se invece l’assicurato sopravvive, la prestazione va al beneficiario designato in caso di sopravvivenza, che può anche essere diverso da quello caso morte e coincide di norma con il contraente. Infine, ci sono le polizze cosiddette “a vita intera”, che prevedono anch’esse l’investimento dei versamenti in fondi o gestioni assicurative, senza però che sia prevista una scadenza prestabilita. In questo caso, quindi, il contratto resta in vigore con le rivalutazioni via via ottenute fino al decesso dell’assicurato. Sia nelle polizze “miste” che in quelle “a vita intera” il contraente può chiedere in qualsiasi momento il rimborso del capitale maturato (riscatto). Se il contratto prevede esclusivamente un unico versamento iniziale, modalità che ormai caratterizza più del 90% dei versamenti in polizze vita, di norma non sono previste delle penalità per l’uscita anticipata. In media, il versamento unico iniziale sulle nuove polizze sottoscritte nel 2016 è di poco superiore ai 30.000 euro, mentre per le polizze che prevedono un piano di versamenti pluriennale, l’importo è intorno ai 4.000 euro.

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