La proposta di legge PD contro i patti M5S

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-16

“Il principio della libertà di esercizio del mandato parlamentare previsto dall’articolo 67 della Costituzione va difeso dal tentativo di negarlo mediante la sottoscrizione di patti imposti e promesse unilaterali che sottomettono l’eletto a condizioni del tutto arbitrarie. Si configura poi un vero e proprio vincolo di sottomissione quando la violazione di tali obblighi viene sanzionate …

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“Il principio della libertà di esercizio del mandato parlamentare previsto dall’articolo 67 della Costituzione va difeso dal tentativo di negarlo mediante la sottoscrizione di patti imposti e promesse unilaterali che sottomettono l’eletto a condizioni del tutto arbitrarie. Si configura poi un vero e proprio vincolo di sottomissione quando la violazione di tali obblighi viene sanzionate con la previsione di penali in denaro. Riteniamo che la legge debba porre un argine a tale deriva che in questa legislatura ha purtroppo visto alcuni partiti mettere in discussione un principio costituzionalmente garantito a tutela della democrazia e dunque nell’interesse di ciascuno”. Lo scrive in una nota il deputato del Pd Francesco Sanna, promotore di una proposta di legge sulla nullità di diritto dei patti limitativi della libertà dei candidati e degli eletti nelle istituzioni democratiche, nei giorni in cui è attesa la sentenza del Tribunale civile di Roma sull’annullamento del contratto firmato dalla sindaca Raggi.
francesco sanna
“La proposta, in attuazione degli articoli 49 e 67 della Costituzione – aggiunge Francesco Sanna – introduce nell’ordinamento una previsione esplicita di inefficacia dei patti e delle promesse unilaterali, solitamente fatti sottoscrivere all’atto della candidatura. Nulle anche le sanzioni che prevedono esclusione o espulsione dall’organizzazione politica in caso di sottrazione agli obblighi previsti dal patto. È chiaro – conclude il deputato Dem – che il ricorso a un contratto per obbligare all’obbedienza a un gruppo politico un candidato che dovrebbe invece agire nell’esclusivo interesse dei cittadini che lo eleggono si configura come un abuso politico cui è necessario porre un argine con il diritto: ne va della qualità della nostra democrazia che non può certo dipendere dalle decisioni imposte dal leader di turno dietro pagamento di una penale o con la minaccia dell’espulsione”.

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