Bruxelles, la pista dell'attacco nucleare era una bufala

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-03-26

L’omicidio di Didier Prospero, agente di sicurezza alla centrale di Charleroi, non c’entra con gli attentati di Bruxelles. Smentita anche la sparizione del passaporto

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La Procura di Charleroi ha smentito ufficialmente la pista terroristica per l’omicidio di Didier Prospero, un agente della sicurezza della centrale nucleare di Charleroi. L’uomo e il suo cane sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco giovedi’ sera nell’abitazione di Prospero a Froidchapelle. La Procura smentisce anche che sia stato trafugato il suo badge. Il corpo di Prospero è stato ritrovato dai suoi tre figli, al loro ritorno da scuola. Le notizie sono pubblicate da ‘Le Soir‘.

Bruxelles, la pista dell’attacco nucleare era una bufala

In mattinata si era diffusa la notizia della morte di Prospero. “L’agente è stato ucciso e il suo tesserino di riconoscimento rubato”, titolavano i giornali belgi. Una vicenda inquietante, sottolineava il quotidiano Derniere Heure, che ha pubblicato la notizia in esclusiva. Si trattava, scrive DH, di un omicidio passato completamente sotto silenzio che risale a giovedì sera a Charleroi. “L’agente di sicurezza, insieme al suo cane, è stato ucciso in serata e il suo badge portato via”, raccontava l’articolo. Un’indagine molto delicata per gli inquirenti, perché il tesserino dava accesso a siti particolarmente sensibili, visto che la vittima operava nel settore del nucleare. Subito sono scattate le misure necessarie per disattivare il tesserino in questione. Ma era questo il motivo dell’omicidio? Le centrali nucleari erano tra i potenziali bersagli della cellula terroristica di Parigi-Bruxelles. Lo scorso 17 febbraio, del resto, DH aveva rivelato che il direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare belga era stato spiato da questa famigerata cellula terroristica. Il ministro degli Interni Jan Jambon, all’epoca, non aveva reputato utile alzare il livello di sicurezza nelle centrali nucleari del Belgio. Due settimane dopo i militari erano però stati dispiegati nei pressi delle installazioni nucleari.

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