La petizione per fermare il Festival cinese della carne di cane

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-06-18

Prendete un festival dove si mangiano migliaia di cani, commercianti cinesi senza scrupoli e petizioni online per fermarli. La ricetta perfetta per scatenare la furia dell’Internet su tutti i cinesi

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In Cina mangiano i cani e la cosa qui da noi fa già abbastanza orrore, ma alla fin fine sono le abitudini alimentari che fanno parte della cultura del Paese (anche se non tutti i cinesi apprezzano la carne di cane). Il Festival della carne di cane al solstizio d’estate che si tiene annualmente a Yulin, in Cina, invece è qualcosa di peggio. Perché durante il Festival vengono uccisi e macellati (e mangiati) migliaia di cani. Durante l’edizione 2013 sono stati uccisi almeno diecimila animali (il Fatto Quotidiano parla di 25 milioni di cani uccisi). Per tentare di fermare la mattanza sono state iniziate diverse campagne di raccolta firme online che ovviamente serviranno a sensibilizzare solo coloro che già considerano i cani animali diversi dagli altri.


La mobilitazione internazionale ha diversi testimonial, si va dal comico e attore britannico Ricky Gervais a Stefano Gabbana fino (ovviamente) alla pasionaria dei diritti degli animali da compagnia Michela Vittoria Brambilla che al Corriere, commentando l’iniziativa per fermare il massacro ha spiegato la situazione di Yulin:

Lo chiamano “festival” – ricorda l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambientema ma di “festivo” non ha assolutamente nulla. Anzi, è una delle più cruente manifestazioni dell’unica vera “bestialità” che conosco: quella umana. Animali più raramente allevati, nella maggior parte dei casi catturati per strada o sottratti ai proprietari da bande criminali, trasportati e detenuti in gabbie piccolissime e affollatissime, uccisi con metodi crudeli (di solito a mazzate, ma anche col veleno) e spesso scuoiati ancora vivi. Ciò che avviene a Yulin è ben documentato da video facilmente reperibili su YouTube o servizi analoghi e rappresenta una macchia per l’immagine della Cina.

Oltre alle petizioni online è stato lanciato anche l’hashtag #StopYuLin2015 per far girare le Ed è facile anche esagerare con le cifre come fa il Fatto Quotidiano che parla di 25 milioni di cani uccisi per l’occasione (una cifra decisamente esagerata).

Aiuto!!! ❤️

Una foto pubblicata da stefanogabbana (@stefanogabbana) in data:

LA “TRADIZIONE” CINESE
Quando si affrontano questi argomenti legati alle usanze di paesi lontani e molto diversi dal nostro il rischio è sempre quello di provare la spiacevole sensazione di imporre il nostro modo di vedere le cose, o in questo caso di pensare gli animali, in una cultura che ha una visione totalmente altra. Non è una situazione così impossibile da verificare in prima persona, avete mai provato a parlare dell’abitudine italiana di consumare carne di cavallo (o di puledro) con un inglese? Rimarrà inorridito. Oppure potreste parlargli dell’arrosto di coniglio o della ricetta per il coniglio in umido di nonna e vedere la loro reazione, visto che lo considerano un animale domestico al pari di cani e gatti. Insomma non è facile mettersi nei panni – culturali – degli altri, soprattutto se in gioco c’è l’amore per il migliore amico dell’uomo. Il Festival di Yulin però non fa parte della tradizione culturale cinese (e a dirla tutta nemmeno il consumo di carne di cane), a quanto pare è stato inventato nel 2010 proprio dai commercianti di carne di cane che stavano vedendo scemare i loro profitti. Insomma i cinesi non sono quel popolo di mangiatori di carne di cane che ci potremmo immaginare leggendo la storia di Yulin. Ma c’è dell’altro: una buona parte dei cani macellati durante il Festival non sono allevati allo scopo, sono cani randagi o cani rubati ai loro legittimi proprietari. Tutte queste migliaia di animali vengono poi rinchiusi in gabbie piccolissime, stipati dentro camion e trattati in un modo che non sarebbe accettabile nemmeno per delle galline. E per rendersi conto di questo non è necessario essere degli animalisti radicali. Insomma non sono i cinesi il nemico da combattere, non lo è nemmeno la cultura cinese (come spiega Peter Li sull’Huffington Post) lo sono invece i commercianti di carne di cane senza scrupoli. È possibile continuare a mangiare carne di altri animali e “difendere” i cani di Yulin? Credo di sì, proprio in virtù di quella cultura della quale siamo impregnati e dei diversi modelli di rapporto che si sono stabiliti tra esseri umani e animali nel corso dell’esistenza della specie umana sul pianeta.

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